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La Mummia PDF Stampa E-mail
Valutazione utente: / 15
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Scritto da Francesca Caruso   
venerdì 18 ottobre 2013

Titolo: La Mummia
Titolo originale: The Mummy
USA: 1932. Regia di: Karl Freund Genere: Horror Durata: 72'
Interpreti: Boris Karloff, Zita Johann, David Manners, Edward Van Sloan, Noble Johnson
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 1934
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Arcaico

lamummia_leggero.pngL’idea di girare un film che avesse come ambientazione l’Antico Egitto e per protagonista una mummia è venuta al produttore Carl Laemmle Jr. – figlio del fondatore della Universal – che tra il 1928 e il 1936 cura la produzione di una serie di film sui mostri, denominata ‘I Mostri Universal’.
Nel 2008 la Universal ha fatto uscire una ‘Special Edition (2 Dvd)’ con interessanti contenuti extra. Una lista corposa de ‘I Mostri Universal’ è fruibile su www.dvd-store.it (Il portale dei collezionisti di cinema).

Dopo l’apertura della tomba di Tutankhamon nel 1922 e il gran parlare che si è fatto riguardo alla maledizione del faraone, Laemmle Jr. contatta Richard Shayer perché trovi un romanzo che possa essere d’ispirazione per la scrittura di una sceneggiatura.
Il romanzo non c’è, ma Shayer fornisce un’idea interessante, che sarà poi sviluppata e modificata da John L. Balderston. Questi fa muovere al centro della storia Imhotep, un sacerdote, visir, architetto e medico egizio realmente esistito.
Tebe, 1921. Alcuni archeologi scoprono il sarcofago contenente la mummia di Imhotep.
Il più giovane - non resistendo alla curiosità - legge il papiro conservato in uno scrigno e risveglia la mummia, la quale prende il prezioso documento e sparisce nella notte.
Passati diversi anni ricompare sotto le sembianze di Ardath Bey, intenzionato a riportare in vita il suo amore perduto, la principessa Ankh-es-en-Amon, reincarnatasi in Helen. L’impresa non sarà priva di ostacoli.

A dirigere questa nuova scommessa cinematografica – dopo quelle vinte dai film “Frankenstein” e “Dracula” l’anno precedente – è stato chiamato Karl Freund, qui al suo esordio alla regia, che affida la parte della mummia a Boris Karloff e quella di Helen a Zita Johann (la quale si dice credesse nella reincarnazione). Come diversi attori dell’epoca Karloff inizia la sua carriera a teatro, per poi passare al cinema nel 1918.
La sua grande occasione ce l’ha nel 1931 impersonando Frankenstein nel film di James Whale. Diviene così uno specialista nell’impersonare i personaggi dell’orrore, dimostrandosi un degno erede di Lon Chaney, il grande trasformista del cinema muto fino al 1930 (anno del suo ultimo film). Karloff dà prova della sua bravura tanto nello sguardo quanto nelle movenze, lente e legnose al punto giusto da conferire quella particolare sensazione di trovarsi di fronte a qualcuno che appartiene al passato, che non è più umano. Grande merito ce l’ha anche il make-up del truccatore Jack Pierce.

È riuscito a trasformare completamente l’attore nella mummia del titolo, presente in siffatte sembianze solo nei primi minuti. Molto probabilmente a causa del lungo, complicato e faticoso – anche per l’attore – lavoro di trasformazione messo in atto il primo giorno di riprese, durato dalle 11 del mattino alle 19 di sera, ci si è resi conto che quest’operazione non si poteva fare tutti i giorni. Nasce così il personaggio di Ardath Bey, ovvero la mummia con un trucco più leggero, permettendo a Karloff di fondersi interamente col suo personaggio.

Questo primo film con protagonista la mummia, capostipite di una lunga serie, ha molti aspetti che lo hanno reso col tempo uno dei più amati del genere, nonostante vi siano dei momenti in cui il ritmo scema e lasciando la sensazione che qua e là manchi qualcosa, qualche passaggio importante. Inoltre gli attori di supporto in qualche occasione non supportano in maniera adeguata. È il 1932 e - come avrebbe fatto in futuro Jack Arnold e altri suoi colleghi – ne “La Mummia” si parla di fare delle scoperte clamorose nell’interesse della scienza, sfidando anche una maledizione se necessario.
È una di quelle pellicole che vanno riscoperte. Tra i tanti aspetti è apprezzabile l’atmosfera creata all’inizio e la fotografia.

 
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