La setta dei dannati
Titolo originale: The order
USA, Germania: 2003 Regia di: Brian Helgeland Genere: Horror Durata: 102'
Interpreti: Heath Ledger, Shannyn Sossamon, Benno Fürmann, Mark Addy, Peter Weller, Francesco Carnelutti, Mattia Sbragia, Alessandro Sperduti
Sito web:
Nelle sale dal: 09/07/2004
Voto: 4
Trailer
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Recensione di: Dario Carta
Padre Dominic,anziano prete a capo del fittizio ordine dei Carolingi,scomunicato dalla Chiesa di Roma per aver esercitato pratiche eretiche sulla base di conoscenze esoteriche,muore in circostanze misteriose.
A New York,Padre Alex Bernier (Heath Ledger),messo al corrente della morte del suo tutore,vola a Roma per fare luce sulla misteriosa morte,etichettata dalle autorità ecclesiali come suicidio.
Al fianco di Alex si trova Mara,(Shannyn Sossamon,"40 giorni e 40 notti",disturbata giovane,per la quale Alex nutre un affetto che va oltre l'amicizia e che tempo prima aveva esorcizzato,senza che venga spiegato se si fosse trattato di serie ragioni religiose o di squilibri psicologici della ragazza.
A Roma Alex si troverà ad affrontare prove impegnative,che lo vedranno combattere sul piano della propria Fede,ma soprattutto incontrerà il "Mangiapeccati" che sopravvive alla naturale esistenza umana cibandosi dei peccati dei moribondi,nel loro ultimo istante di vita e dai quali l'uomo trae energia per una vita prolungata nei secoli.
Con il termine "sin eater",("mangiapeccati"),si intende una persona che,con particolari rituali,si carica dei peccati di un uomo o una donna in fin di vita,ricorrendo all'uso concreto del cibo per ingerire letteralmente le colpe del moribondo e concedendo il perdono alla sua anima.
Il folklore popolare inserisce questa pratica eretica al di fuori del contesto cattolico o comunque cristiano,inquadrandolo in una forma di magia religiosa praticata fin dal Medioevo in Inghilterra e Scozia.
Il tema,di per sè,è intrigante e,se contestualizzato nella vicenda di un film,potrebbe conquistare l'attenzione dello spettatore amante del genere esoterico.
Purtroppo il film,diretto da Brian Helgeland,("Il destino di un cavaliere","Payback"),si accartoccia in una storia convulsa e si infarcisce di insostenibili distorsioni teologiche ed abusati stereotipi mirati accuratamente a dipingere la Chiesa ed il Clero come un'organizzazione incallita nel peccato e nella corruzione,arrivando a manifestare chiaramente il concetto di essere sede del male.
La trama si dipana complessa ed affaticata da continue deviazioni narrative,rendendo pesante l'onere di proseguire nella visione di un film che perde passo passo di ogni fascino ed interesse.
Tra visioni distorte della dottrina cattolica ed innumerevoli altri discrediti teologici,il film procede a rilento,risucchiato da un vortice di sgraditi sottoscript che si dibattono in una narrazione delirante che ha l'eleganza e il carisma di una coperta bagnata.
L'ambientazione,una Roma colta nei suoi angoli più caratteristici ed il Vaticano,sfiorato in inquadrature sfuggenti,non è sufficiente a conferire un valore aggiunto allo spirito della pellicola,che sembra galleggiare inerte in una inespressiva vacuità.
Caricature di gerarchie ecclesiastiche,porporati carrieristi,sacerdoti che fumano sigari,bevono all'eccesso e si stupiscono che un proprio confratello dorma sul divano anzichè con una ragazza,camminano al fianco della figura di un sedicente antipapa,determinato a rovesciare la Chiesa Cattolica Romana per insediarvisi con la propria controdottrina.
Persino Dio non resta ignorato dal cinismo al vetriolo di Helgeland,come si riscontra nella sequenza in cui Eden,ne dichiara l'esistenza,pur nel suo profondo disinteresse per l'umanità.
Il farneticante racconto del regista spinge l'offesa al punto di considerare la Chiesa come una sorta di quartier generale dispensatore della Grazia Divina,pronta ad essere ritirata al minimo sgarro dell'uomo.
Non è chiaro il motivo per cui,secondo la linea suggerita dal film,la Chiesa disapproverebbe il perdono di Gesù Cristo,sulla croce,al ladrone pentito,in quanto colpevole di una vita nel peccato.
Ugualmente pernicioso è il tentativo di ridurre i concetti di Fede e Verità a vuoti assiomi,formulando la teoria che "la conoscenza è nemica della Fede",pericolosa posizione,decisamente confutata da papa Giovanni Paolo II nella sua Enciclica "Fides et Ratio",ove difende la Fede e la Ragione e le descrive non come avversarie l'una dell'altra,ma come le ali sulle quali lo Spirito dell'uomo ascende alla contemplazione della Verità.
Mancando una sola delle due ali,il volo verso l'alto non può essere spiccato.
Nella sequenza della sala dei manoscritti,il guardiano afferma che Padre Dominic,il mentore di Alex,"si sarebbe venduto la sua anima eretica" per la sua sete di conoscenza.
L'allusione mira ad identificare nella conoscenza la ragione del peccato insito nell'animo dell'uomo,cui questo deve la propria mortalità:il peccato originale.
Pare difficile trovare ne "La setta dei dannati",incoerente anche nel titolo,tasselli che si armonizzino tra loro a conformare una pellicola a senso compiuto.
Una storia d'amore ficcata di forza nella vicenda non coniuga con la demoniaca "camera di Chirac",elemento vago e disperso in cui una folla di demoni vagano inebetiti in un disordinato calderone,ove galleggiano formule segrete,manoscritti,incunaboli e presunti testi sacri,antiche pergamene,citazioni e leggende mistiche che non maturano ad alcuna realtà visiva e restano come vuote eco anonime guidate dal nonsenso,unica presenza palpabile in tutta la durata del film.
Il confronto finale fra il divoratore di peccati ed Alex,anzichè manifestarsi in un climax convincente,si perde in una noiosa esposizione verbale dilatata nel tempo e nello spazio di una Basilica nascente,offrendosi come pietosa spiegazione di una trista vicenda che inviluppa poveramente Fede,Ragione,storia;mistero ed esoterismo.
Ledger,meccanico anche nel fare il Segno della Croce,non convince nelle vesti di un sacerdote più di quanto lo possa fare Schwarzenegger in quelle di Geppetto ed è di conforto ricordarlo come vincitore al suo ultimo traguardo,nel suo inarrivabile Joker in "Dark Knight".
Shannyn Sossamon resta vacua ed inesistente nelle pieghe di un film con le stesse caratteristiche.
Rosalinda Celentano,"Faraway Eyes",(SIC),si ripropone dopo la "Passione di Cristo".
Forse non sa fare altro.
Finale che ripesca dal ben diverso "Highlander".
Moralmente offensivo.
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