Titolo: L'Evocazione - The Conjuring
Titolo originale: The Conjuring
USA: 2013. Regia di: James Wan Genere: Horror Durata: 112'
Interpreti: Vera Farmiga, Patrick Wilson, Joey King, Mackenzie Foy, Ron Livingston, Lili Taylor, Hayley McFarland, Shanley Caswell, Sterling Jerins
Sito web ufficiale: www.theconjuring.warnerbros.com
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 21/08/2013
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Intenso
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C'è la mano sicura di un regista che ha saputo vagliare bene le sue opportunità,in "The Conjuring-L'evocazione",ultimo vocabolo nel dizionario del cinema delle case maledette ma anche voce pertinente nel panorama dello spettacolo del brivido
Messa da parte la grafica trash-gore di "Saw",James Wan ripropone la formula sobria dell'horror e in "The Conjuring" rievoca l'angoscia sinistra di "Insidious" non trascurando l'ossessione feticistica per le bambole sviluppata in "Dead Silence".
Il film si ispira,e forse questo è l'unico indizio di un argomento troppo cliccato,a uno degli episodi realmente vissuti da una coppia di investigatori del paranormale,il marito Ed (Patrick Wilson) e la moglie Lorraine Warren (Vera Farmiga),che lavorarono a cavallo del ventennio ' 60 e ' 70 in più di 4000 casi di case infestate,possessioni demoniache e attività esoteriche,tra i quali l'episodio noto al cinema come l'"Amityville Horror".
Nel 1971 la coppia,lui demonologo e lei veggente,viene chiamata ad aiutare Carolyn (Lili Taylor) e Roger Perron (Ron Livingston),che con le loro cinque figlie si erano trasferiti in una fattoria nel Rhode Island,dove Male,demoni e,si scoprirà,stregoneria sembravano coabitare tra le stesse mura.
Wan rinuncia al fascino equivoco del cinema modaiolo e,alla banalità scontata del found footage, predilige il metodo della regia tradizionale,somministrando straordinarie porzioni di brividi con gli ingredienti essenziali di uno spettacolo di puro mestiere messo nelle forme del cinema degli anni ' 70.
Dopo l'incipit,che è insieme prologo e omaggio al pupazzo di "Dead Silence",Wan accede alla splendida titolazione e comincia a tessere un racconto che lascia poco agli occhi ma sa sa toccare le corde delle emozioni,formulando un senso di inquietudine e aspettativa che riporta al respiro de "Gli invasati" di Wise.
Il regista non si nega il ricorso alla planoplia dei clichès e dei titoli di genere,da "Sinister" a "La Madre",a "The Messengers","The Haunting in Connecticut",ma predilige il fiato sospeso di "Insidious" all'appagamento sensoriale visivo.
Allora la spettatore,come materializzatosi nei corridoi dell'Overlook Hotel alle spalle del ragazzino sul triciclo,qui si trova a giocare a mosca cieca,girando a tentoni nei locali semibui della casa,bendato come le bambine nel gioco e come loro sospeso nel limbo dell'incertezza.
Appositamente lento e controllato,"The Conjuring" respira di un'energia costante e continua,mai eccedente in esplosioni di colpi di scena e mai indebolita in cali di tensione,sempre dosata per tenere i sensi oltre la soglia del livello d'allarme.
Il regista fissa sempre l'obiettivo sui dettagli e i particolari di cui infittisce la narrazione,soffermandosi su di essi o lasciandoli scivolare come indizi subliminali,come le periodiche occhiate agli orologi della casa,le cui cifre sui quadranti scandiscono il ritmo dell'attesa,o come la scena lenta e studiata in cui Lorraine apre e osserva in silenzio il carillon di April,ne fissa lo specchietto con la spirale disegnata sopra mentre,anche qui,un pupazzino esce dalla scatola solo il necessario per mostrare gli stessi lineamenti inquietanti della bambola del prologo.
Intanto allo specchio si materializza,alle spalle di Lorraine, la figura di qualcuno che non è più umano.
I silenzi prolungati,le riprese di ambienti e corridoi vuoti,una palette desaturata in cento tonalità di blù fino agli azzurri impalliditi da luci soffuse,riflessi,inquadrature angolate,primi piani estenuanti,pensieri inespressi,parole sospese e visioni appena suggerite lambite dalle note di uno score inquietante,compongono il destabilizzante senso di tensione che Wan ha voluto innervare nell'architettura del film.
Il punto di vista è quello di Lorraine,veicolo dell'apprensione che agita i protagonisti e del segnale d'ansia trasmesso dalla veggente.
Wan conferisce forma al suo lavoro secondo una serie di dualità,i rapporti fra dialogo e immagine,logica e occulto,suggestione e senso visivo,dosando le proporzioni fra esterni e interni, indicizzando così un
equilibrio che non solo conferisce personalità al lavoro,ma ne qualifica anche il valore aggiunto.
Niente metamorfosi mostruose in "The Conjuring",nessuna orrida trasformazione o grottesca contorsione fisica per i posseduti,ma molto senso di conoscenza del cinema e ovunque tessere accorte di uno spettacolo intenso e un po' retro,libero dalle pastoie dell'effetto scenico e più disponibile ad offrire sgomento e batticuore in un genere che oggi rischia di perdere la sua identità nel segno freddo dell'economia digitale.
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