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Living Hell PDF Stampa E-mail
Valutazione utente: / 6
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Scritto da Dario Carta   
martedì 04 agosto 2009

Living Hell
Titolo originale: Living Hell
USA: 2008 Regia di: Richard Jefferies Genere: Horror Durata: 92'
Interpreti: Erica Leerhsen, Johnathon Schaech, James McDaniel, Judy Herrera, Jason Wiles, Charissa Allen, Darlene Kegan
Sito web:
Nelle sale dal: Inedito
Voto: 5,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Tiepido

living_hell_leggero.jpgL'insegnante di scuola Frank Sears,(Johnathan Schaech),cova da sempre nel suo animo una grande irrequietezza.
E' una paura che gli è nata dentro fin da quando sua madre,dopo avergli fatto delle allarmanti rivelazioni,uccide il marito e si toglie la vita.
Fermamente deciso ad indagare su cosa possa avere provocato la folle reazione della madre,Frank scopre un misterioso progetto governativo,nato ai tempi della Guerra Fredda ed ora esploso in un terribile pericolo per l'umanità.
Dagli esperimenti incontrollati,era nata allora una orrida creatura che si nutriva di luce ed energia ed era stata sepolta e sigillata.
Ora questo orrore esce dal sarcofago di metallo dove era stata rinchiusa insieme agli orrendi esiti di quegli esperimenti.

Con il flashback iniziale viene subito introdotto l'incubo esistenziale di Frank Sears,che rievoca il dramma vissuto da bambino,quando,dopo essere stato avvertito dalla madre dell'esistenza di un pericolo estremo in una struttura di ricerca governativa,assiste alla tragedia finale tra le mura di casa sua.
Il ricordo doloroso di una famiglia distrutta dalla follia è impresso indelebilmente nella mente e sul fisico dell'uomo,le cui mani portano il segno dell'incubo di quella sera.
L'eco degli avvenimenti e il gesto folle della madre disturbata risuonano ossessivi nella mente di Frank,che non si dà pace.
Una volta cresciuto,la sua paranoia lo porta ad indagare sulle ragioni che portarono alla disintegrazione della sua famiglia e che potrebbero dilatarsi in una condizione di annientamento dell'intero pianeta.
Lo spettatore non si trova di certo davanti ad un tema nuovo.
La lotta per la difesa o la ricostruzione del genere umano ed il tema dello sviluppo incontrollato della tecnologia affiancato al rischio che la manipolazione genetica comporta,visti come causa di una grave minaccia che,spuntando dall'ignoto aggredisce la realtà umana,sono argomenti consumati dalle migliaia di mani che hanno steso infinite sceneggiature su questa materia.
Da "Il giorno dei Trifidi" del ' 62,a "La cosa da un altro mondo" di Hawks,da "L'invasione degli ultracorpi" di Siegel a "L' esperimento del dottor K" del '58 ripreso da Cronenberg in "La mosca" nell' 86,centinaia di volte il cinema della fantascienza apocalittica ha visto passare sullo schermo i pericoli nati dal nulla, dall'imprudenza umana o da un'etica trascurata e spingersi al limite della minaccia all'intero genere umano.

Che vengano dall'estremità del cielo o dai malesseri di una natura sofferente per le sevizie subìte,la paura ed il pericolo sono realtà costantemente presenti nell'orizzonte umano e si manifestano come conseguenza del comportamento dell'uomo e del suo atteggiamento morale verso l'ambiente e,similmente all'amore,sono una condizione da cui il significato stesso dell'esistenza non può prescindere.
Il cinema si è lasciato sedurre molto,in questi ultimi anni,da questa forma di espressione e non sempre con effetti gratificanti.
L'abuso al ricorso di stereotipi annunciati e reiterati,con il conseguente impoverimento di idee e novità di spunti,un aspetto teso troppo a tradurre in commercio quello che in realtà dovrebbe incarnare l'immaginario ed il sogno,hanno portato ad un'arida ripetizione di tediosi clichè la recente ondata di prodotti cinematografici destinati all'inaridito ed inflazionato filone horror,ora in preda ad una feroce crisi d'identità.
Per cui non stupisce aver già visto mille volte questo "Living Hell", magari guardando "Rovine" o "Fog",seguito dall'ultimo "The Mist" o ancora "Lake Placid" o la saga di "Tremors",e via dicendo,da qui all'eternità.
L'accesso ai saloni destinati ai B - movies degli anni ' 50,non è consentito,neppure con la maggior indulgenza disponibile.
Chi desiderasse passare una serata in compagnia di una ordinaria pellicola del ' 55 in bianco e nero,senza scomodare i titoli eccelsi ma limitandosi a frugare fra l'immensità dei prodotti low budget - ieri come oggi - si renderebbe subito conto quanto 50 o 60 anni abbiano cambiato - ed in parte a buona ragione - le intenzioni dell' entertainment americano e quanto sia difficile che regga un paragone fra due pellicole a basso investimento in due epoche diverse,pur a parità di condizioni dettate dalle majors.
La Guerra Fredda fu fucina di argomenti per il cinema di quegli anni e la minaccia che premeva dalle frontiere fu trasposta negli spazi siderali,altrettanto freddi e sconosciuti.

Centinaia di pellicole sono girate nelle sale,allora,insinuando paure ed inquietudini negli animi della gente,che,con il naso all'insù cercava il pericolo fra le stelle,tentando di ignorare quello politico.
Furono pellicole di ogni livello,ma tutte pregne di un certo valore e significato che in qualche modo veniva recepito.
In "Living Hell" il senso del pericolo sepolto e nascosto nelle viscere della sede della ricerca tecnico scientifica americana resta una sensazione tiepida e distratta e il sentimento della paura si perde negli anonimi corridoi di un film senza uscite ma con molti buchi,che non regala novità o sorprese.
In una condizione di noia,il desiderio di provare ansia o affanno,si chiude soffocato dalle povere immagini che un misero ricorso alla CGI o all'Animatronics è stato in grado di fornire,con grotteschi risultati.
Le "Oscure presenze a Cold Creek" pare non abbiano lasciato tracce in Richard Jefferies,che questa volta manca il bersaglio.
La sua seconda opera sul grande schermo può essere un film bene accetto dagli estimatori delle rivelazioni apocalittiche della natura che si prende la sua rivincita sull'uomo,ma è un lavoro povero di contenuti e di immagini e si accontenta di allinearsi fra le fila di un innumerevole numero di anonime espressioni esposte in un vuoto scenario di un genere che oggi si limita all'ossessivo riciclo di prodotti già scaduti da tempo.

 
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