Titolo: Lo sguardo di Satana - Carrie
Titolo originale: Carrie
USA: 2013. Regia di: Kimberly Peirce Genere: Horror Durata: 100'
Interpreti: Chloe Moretz, Julianne Moore, Judy Greer, Gabriella Wilde, Portia Doubleday, Alex Russell, Michelle Nolden, Max Topplin, Ansel Elgort, Cynthia Preston
Sito web ufficiale: www.carrie-movie.com
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 16/01/2014
Voto: 4,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Perchè?...
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Per tentare di dare una spiegazione - qualora se ne sentisse la necessità - alla scena in apertura del "Carrie" di Kimberly Peirce,gioverebbe riportare alla memoria le sequenze del ritorno a casa della ragazza dopo la festa,nell'originale di De Palma e il suo confronto con una madre in preda alla delirante confessione che la figlia null'altro sia che il frutto di un peccato commesso anni prima.
Margaret White (Julianne Moore) dà alla luce la sua bambina Carrie e subito mette mano alle forbici per cancellare l'abominio della colpa,ma si ferma e la bimba vivrà.
Come vivrà,la Peirce lo racconta in un film che in pratica è clone,solo nello styboard narrativo e salvo qualche intervento,del lavoro di De Palma,ma che difetta radicalmente dell'urgenza emotiva che permea l' originale.
Carrie White (Chloe Grace Moretz) cresce annullata dall'ossessiva figura di una madre fanatica,che da sempre le ha imposto i dettami integralisti di una distorta religiosità cristiana.
Introversa e timida,Carrie non conosce nulla della vita e fatica a fare amicizia,per cui,quando nelle docce della scuola dopo la lezione di ginnastica la ragazza scopre il suo primo ciclo mestruale,senza sapere cosa stia succedendole realmente e pensando stia morendo,grida la sua disperazione alle compagne,che la umiliano e la deridono.
Emarginata e infelice,Carrie è perseguitata dalla collettività delle compagne,in particolare da Chris Hargensen (Portia Doubleday),ma al contempo scopre di possedere il dono di muovere ed agire sugli oggetti con il pensiero.
Quando Sue Snell (Gabriella Wilde),anch'essa sua compagna di classe,decide di dare una mano a Carrie,aiutandola a partecipare al ballo studentesco del liceo,con la partecipazione del fidanzato Tommy,Carrie vive la sua serata di gloria,ma un'altra infamante umiliazione da parte di Chris porterà all'inevitabile tragedia che colpirà tutti i protagonisti della storia,salvo Sue.
Peirce,lavorando su uno script di Lawrence D. Cohen e Roberto Aguirre-Sacasa,riprende in mano il romanzo di Stephen King e lo ripresenta nella filigrana del lavoro di De Palma,cucendo qua e là inserti inediti e opinabili adattamenti.
Ma di fatto,al di là dell'encomiabile intenzione di riproporre sulla scena il prestigio di un titolo cult di ieri,non si percepisce la reale motivazione per il concepimento di un lavoro che nutre in sè un'evidente debàcle artistica.
La fedeltà al film originale,nei particolari e nella successione degli eventi,non è condizione sufficiente a confermare qui l'intensità e la densità emotiva espresse nel lavoro di trentasette anni fa,che declina ogni paragone con questa ultima versione priva di ogni afflato empatico e di caratterizzazione dei protagonisti.
La scena in apertura di De Palma è una giostra di corpi di ragazzine riprese in un ballo giocoso e,si scoprirà subito dopo,crudele e il regista ha saputo fissare lo sguardo su questa realtà adolescenziale in festa per poi scivolare dalla collettività in cornice,al particolare,inquadrando Carrie nella doccia,bagnata dell'acqua che le scivola addosso,la accarezza,la rinnova e la lava,mentre lei scopre sè stessa,il suo corpo lontano dalle ombre di casa e dallo sguardo ossessivo di chi le spiega solo cosa sia peccato.
E poi,la scoperta del sangue che che le viene da dentro e lo straziante grido di aiuto alle compagne,nella sua corsa filmata da vicino,con le mani sporche e tese in cerca di un contatto,rifiutato con ribrezzo.
Quella che in De Palma è una serie di scatti fondamentali all'introduzione della protagonista,nella versione della Peirce manca nella sua sostanza,lasciando in sofferenza spessore e respiro alla introduzione della storia e della ragazza.
Qui,il rapporto di Carrie con la madre si sofferma ad una superficiale informazione relazionale e il racconto non sviscera il controverso sentimento che lega le due donne,non penetra nel morboso mondo che ammala lo sguardo di Margaret sulla figlia,vittima del fanatismo e della distorsione.
I dialoghi fra madre e figlia,quello che segue l'episodio nell'incipit e quello che precede l'uscita di Carrie da casa per andare al ballo,non sono neppure paragonabili alla drammatica densità espressa da De Palma nelle sue sequenze percorse da un'inarrivabile livello di energia.
Ma neppure sono appena sufficienti a reggere una con convinzione una narrazione che si fa subito blanda e senza anima.
Nello splendido componimento di De Palma,i dialoghi fra Tommy e Carrie,i tentativi di lui,le paure e le incertezze di lei,l'insistenza e le difese,la conquista e la resa,nel film della Peirce scompaiono nell'anonimato,come svaniscono la preziosità dell'ambiente,la fotografia perfino eterea,la disposizione cromatica precisa e studiata,la magia registica delle sequenze della serata,la pastellata scenografia che fa da contorno al ballo di Tommy e Carrie,alle loro rare e fragili parole,ai loro sguardi,che riempiono quasi venti minuti di pregiato silenzio sorretto dallo score di Pino Donaggio.
De Palma offre questo cinema in una dinamica tesa e sofferta,che riporta ai crismi di Hitchcock,pregna di anticipazione tirata allo spasimo,con inquadrature mirate,primi piani e fotografie,in un crescendo ipnotico che esploderà nella tragedia e nel sangue.
In Peirce manca il senso di tutto questo,come manca lo sguardo algido della Spacek,il lavoro sfuggente dei suoi occhi e del suo corpo,l'espressone del suo essere fragile e controversa,il conflitto fra le sue paure e il suo potere paranormale e la lacerazione fra le sue pulsioni e le sue origini.
Ma quello che più la regista ha fatto mancare nel lavoro è il senso di ambiguità che invece pervade ogni fotogramma del film di De Palma,la sensazione di perenne incertezza,il disagio della sospensione,il timbro assillante del dubbio.
In questa versione di "Carrie",Chloe Grace Moretz più che lo sguardo di Satana,offre quello di un'adolescente slavata e incerta sugli esiti dei suoi prossimi minuti di girato e il film pare adeguarsi ad una soluzione televisiva low budget economica e sbrigativa che,con l'intenzione di offrire un aggiornamento di un cult per questa epoca di spettacolo,si iscrive al catalogo dei titoli di pronto oblìo.
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