Paranormal Activity 2
Titolo originale: Paranormal Activity 2
USA: 2010. Regia di: Tod Williams
Genere: Horror
Durata: 95'
Interpreti: Katie Featherston, Gabriel Johnson, Brian Boland, Molly Ephraim, Sprague Grayden, Micah Sloat, Tim Clemens
Sito web ufficiale: www.paranormalmovie.com
Sito web italiano: www.paranormalactivity2.it
Nelle sale
dal: 22/10/2010
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Immobile
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La scritta in apertura di Paranormal Activity 2 che ringrazia “le famiglie dei deceduti”,fornisce l’illusoria attualità di un film che si lascia agilmente scivolare nello sviluppo degli eventi del suo predecessore,quel Paranormal Activity (Oren Peli,2007),che con un budget di 15.000 dollari ha in breve superato i 110 milioni di dollari d’incasso solo negli Stati Uniti e se ne fa allo stesso tempo prequel e sequel,destinandosi a completare il senso della prima pellicola e a darne un significato più composito.
Pur conformandosi alle stesse tematiche del film di Peli,l’estetica concettuale e la modalità espressiva del lavoro di Tod Williams si discostano rigorosamente dal film del 2007.
Girato anch’esso in povertà di effetti e con il criterio comune dell’impianto documentaristico ,Activity 2 aggiunge al racconto personaggi e dettagli dando modo di superare la soglia della stucchevole uniformità che spesso permeava la narrazione della prima pellicola. Ai personaggi principali si aggiungono altri comprimari,aumentano le cineprese ed altri elementi di valore aggiunto,un bambino,un cane,apparentemente argomenti a latere,ma appositamente immessi in un meccanismo capace così di mutare incoerenza e ineleganza in una formula di virtuoso appeal narrativo. Kristi Rey (Sprague Grayden),sorella di Katie (Katie Featherston),protagonista della prima pellicola,arriva a casa con il marito Dan (Brian Boland),la figliastra Ali (Molly Ephraim) e Hunter,il figlio appena nato della coppia.
Dopo poco tempo strani eventi accadono nella casa che viene saccheggiata e devastata senza che ne risulti alcun furto salvo una collana regalata a Kristi da sua sorella. L’unica stanza intatta risulta quella del piccolo Hunter.
La famiglia comincia ad udire strani rumori e vedere oggetti che cadono e si spostano da soli.
Dan installa numerose videocamere (vizio di ripetizione) in diversi posti della casa,ma Martine (Vivis Cortez),la domestica e baby sitter,teme la presenza di spiriti malvagi nella casa.
Anche Ali e Kristi sono convinti che presenze maligne stiano minacciando la famiglia e soprattutto il bambino,che come la domestica (Ispanica e quindi sensitiva,sembra rispettato il paradigma) e il cane vede e sente qualcosa,ma si scontrano con la razionalità di Dan che troppo tardi realizzerà l’effettivo pericolo che incombe su di loro.
La scena finale porterà la spiegazione di quello che successe a Katie e al compagno Micah nel primo film.
Praticamente privo di effetti speciali e movimenti di camera,se non le convulse simulazioni direttive conducibili a riprese di casalingo dilettantismo,l’interesse del film si allarga in altre direzioni.
Il taglio documentaristico,alla stregua di titoli come Cloverfield e Rec ed il vertiginoso ricorso alle riprese in soggettiva,vogliono sortire l’effetto di filmare la realtà ordinaria di una famiglia,penetrandone la quotidianità.
Il gioco di continua alternanza fra queste sequenze e le scene di immobilità notturna nella soggettiva delle telecamere installate da Dan,crea lo scatto che provoca il meccanismo ossessivo della paura.
Le prolungate inquadrature degli ambienti totalmente inerti e immersi in un profondo silenzio,sempre nelle medesime prospettive,spingono l’occhio a cercare di vedere quello che non c’è e creano l’illusione del segnale di pericolo.
Particolarmente inquietanti sono le riprese notturne della piscina,ferma e immersa nei contrasti delle luci nell’acqua e del buio che la circonda e inducono alla ricerca del dettaglio fuori posto.
Qui la paura non è scomposta e violenta; non aggredisce ma scivola da una condizione di immobilità innaturale del protagonista non umano,l’ambiente,trascinando la propria silenziosa azione al confine con la razionalità e la follia.
I bruschi passaggi fra le riprese notturne e diurne,con la luce del sole che inonda gli spazi prima occupati dalle tenebre,veicolano nello spettatore uno stato tensionale indotto dalla dualità luce/buio,allegoria del rapporto vita (famiglia,giorno,movimento) / morte (oscurità,vuoto,notte),dove l’inconscio è preda dell’incertezza.
Il passaggio fra soprannaturale ed esoterismo è filtrato nel film dal mezzo tecnologico della telecamera,sistema analitico ricettivo dei sensi terreni ma incapace di indagare nelle condizioni del paranormale.
Paranormal Activity 2 indulge sulla propria natura di pellicola adottata,ma le frequenti incoerenze (nessuna comprensione dell’interessenza delle titolazioni inserite nella storia – “9 giorni prima della morte di Micah Sloat” o dell’ossessiva scansione temporale) non privano la pellicola di una certa suggestione che la assolve nonostante il ricorrente peccato di rititolazione concettuale.
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