Poltergeist demoniache presenze
Titolo originale: Poltergeist
USA: 1980. Regia di: Tobe Hooper, Steven Spielberg (non accreditato)Genere: Horror Durata: 120'
Interpreti: Craig T. Nelson, JoBeth Williams, Beatrice Straight, Dominique Dunne, Oliver Robins, Heather O'Rourke, Michael McManus
Recensione di: Fabio Bolelli
Questo regista ha avuto un esordio al fulmicotone presentandosi con un'opera prima come "Non aprite quella porta". Dopo quel film però iniziò una vertiginosa caduta, azzeccando ben poche altre opere... beh questa é una di quelle! La vicenda narra di una tipica famiglia americana che vive in una tipica villetta americana in un tipico complesso residenziale, tranquillo, abbastanza lussuoso...insomma il posto ideale dove far crescere i propri figli.
Nei primi venti minuti non succede sostanzialmente nulla (prologo a parte), essi servono infatti per farci familiarizzare con i 5 componenti della famiglia, dopo di che la figlia più giovane (bravissima la piccola attrice) inizierà a chiacchierare amabilmente con il televisore, ma solo quando questo é privo d'immagini! Nessuno dei familiari sa dare una spiegazione a tale comportamento e quando le chiedono con chi parla lei risponde semplicemente "Con quelli della televisione!" Chi sono "quelli della televisione" e che cosa vogliono dai Freeling?
Tobe Hooper ci trascina in questo spaccato di vita americana che diventa un incubo allucinante.
La storia é stata scritta da Steven Spielberg e la sua mano si vede specialmente nelle scene più dolci, dove la famiglia si fa forza per fronteggiare la minaccia. E' vero che Spielberg a volte é un po' sdolcinato, ma in questo film riesce a dosare molto bene la tensione e la tenerezza.
La mano di Hooper si nota invece nelle scene più crude, ne vanno ricordate almeno 3: L'albero che si anima facendo "irruzione" nella camera del figlio, il ricercatore che si gratta la faccia fino a scarnificarsela e il pupazzo-clown che si anima ( sarà oggetto di una gustosissima parodia in Scary Movie 2).
Poltergeist vuole, fra le altre cose, essere un film di "critica sociale", rifacendosi al filone detto "New Horror" tanto in voga negli anni ’70, che vedeva fra i suoi rappresentanti registi come John Carpenter, David Cronenberg e George A. Romero.
La pellicola infatti presenta alcune situazioni che riflettono condizioni reali: la televisione vista come luogo da cui comunicano i "mostri" e le speculazioni edilizie (si scoprirà infatti che tutto il quartiere dove vivevano i Freeling era stato costruito su un antico cimitero indiano per risparmiare sulle spese del terreno) ne sono solo alcuni esempi.
Il film è ben strutturato, soprattutto nella prima parte, e mantiene alta la tensione per tutta la sua durata, anche se verso la fine tende a scadere puntando esclusivamente sugli effetti speciali.
Ciò nonostante una solida sceneggiatura, effetti speciali spettacolari (realizzati niente di meno che dalla Industrial Light & Magic di George Lucas e costati all'epoca qualcosa come cinque milioni di dollari su un budget complessivo di 10.700.000 $) e un regista esperto l’hanno reso uno dei classici dell’horror anni ’80, in un crescendo di tensione che non perde mordente neppure oltre vent’anni dopo.
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