Titolo: The Pact
Titolo originale: The Pact
USA: 2012. Regia di: Nicholas McCarthy Genere: Horror Durata: 89'
Interpreti: Caity Lotz, Casper Van Dien, Agnes Bruckner, Mark Steger, Haley Hudson, Kathleen Rose Perkins, Samuel Ball, Anjini Taneja Azhar, Bo Barrett, Dakota Bright
Sito web ufficiale: www.moviescoremedia.com/the-pact
Sito web italiano:
Nelle sale dal: Inedito in dvd
Voto: 5,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Esordio
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Nella competizione fra le innumerevoli pellicole che affollano il panorama delle storie horror del cinema minore di questa epoca,esercizio di frequente esecuzione nelle piattaforme di avvio di neoregisti,"The Pact" si scava una nicchia di salvataggio e scampa alle indigenti offerte per lo più destinate agli scaffali dell'homevideo.
Pur non brillando in qualità e senza picchi di particolare pregio,il lavoro di Nicholas McCarthy,qui al suo esordio come regista di feature films,riassume i soliti noti elementi del cinema che fa paura,in un componimento che riesce a parlare con voce propria pur con il timbro incerto di un debutto.
"The Pact" non vanta meriti,nè avanza crediti speciali,ma reagisce all'ordinaria banalità degli infiniti titoli di genere,dando corpo ad un senso di paura muto che discrimina l'eccesso di sangue,si sottrae alla lusinga del gore e predilige il respiro ermetico dell'angoscia.
Annie (Caity Lotz),chiamata dalla sorella Nicole (Agnes Brucner), torna nella casa dove è cresciuta per assistere al funerale della madre.
La donna porta le cicatrici di una famiglia disfunzionale e il suo ritorno alla casa della sua giovinezza è segnato dalla sofferenza e dalla fatica di uno scomodo ricordo.
Quando le giunge la notizia della scomparsa della sorella,svanita nel nulla lasciandosi dietro una bambina,Annie si vede costretta ad affrontare i suoi fantasmi.
Tornata a casa incontrerà una presenza soprannaturale che le si mostrerà con segni e manifestazioni,indicando alla donna gli indizi da seguire per giungere alla conoscenza di un'entità maligna che dimora fra le mura dell'abitazione.
Aiutata dal detective Creek (Casper Van Dien),Annie affronta l'oscurità per scoprire quale mistero si cela nella sua casa e nel passato della sua famiglia.
L'approccio scenico è minimale e messo a fuoco su Annie in una fotografia interiore che fissa i risvolti della sua personalità e le pieghe del suo intimo,indagando l'animosità verso un passato che la fa fuggire da ogni forma di socialità che le si avvicini.
Il racconto è lento,parsimonioso di emozioni forti,avaro di colpi di scena e aggressioni,ma l'energia scorre nei silenzi prolungati e nelle attese di una narrazione muta e rarefatta,scandita da vuoti di suoni e inquadrature di volti e luoghi fissati in lunghe soste temporali.
Nella prima parte del film il regista si sofferma sul rapporto fre le due sorelle,le presenta e fissa lo sguardo su Annie e la sua insofferenza introducendo in seguito l'elemento esoterico della casa infestata da una forza che,come il fantasma che le si agita dentro,afferra la donna,trascinandola e costringendola a seguire indizi e i segni,lasciando in sospeso se la manifestazione indichi minaccia o protezione.
Il secondo atto è marcato dalla presenza di Creek e dalle sue indagini,la parentesi della ragione posta a contraltare con lo spiritismo di Stevie,medium cieca e la seduta rivelatrice di Annie a contatto con l'entità,le sue domande e le risposte che ne riceve.
L'ultima sezione del film rivela il mistero e fornisce la spiegazione,in un climax che sconforta le aspettative e soddisfa solo in parte le attese lasciate in sospeso fra le fila del racconto.
L'uso che il regista fa della regia,i movimenti di camera,le ispezioni,le angolature adottate,le lunghe soste,il montaggio,il risparmio sul parlato,le soffuse scelte cromatiche forniscono la soluzione alternativa alla sciapa mediocrità rituale del dizionario dell'horror trash.
Lo smalto è opaco,il guizzo si affatica nei clichès,ma il piglio di McCarthy reagisce nella filigrana di un lavoro dove la percezione di pagine già lette,da "Paranormal Activity" a "The Orphanage",a "Il messaggero" non soffoca il respiro discreto del cinema dove la paura non fa la voce grossa ma predilige i silenzi di un'energia pronta a maturare.
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