Wolfman
Titolo originale: Wolfman
USA, Gran Bretagna: 2010 Regia di: Joe Johnston Genere: Horror Durata:
102'
Interpreti: Benicio Del Toro, Anthony Hopkins, Emily Blunt, Hugo
Weaving, Art Malik, Kiran Shah, Elizabeth Croft, David Sterne, Sam
Hazeldine, Olga Fedori, Branko Tomovic, Michael Cronin, Nicholas Day,
Bridgette Millar, Richard James, Anthony Debaeck, Emily Parr, Cristina
Contes, David Schofield, Roger Frost, Andy Gathergood, Asa Butterfield,
Simon Merrells, Dianne Pilkington, Shaun Smith, Mario Marin-Borquez,
Gemma Whelan, Geraldine Chaplin
Sito web: www.thewolfmanmovie.com
Nelle sale dal: 19/02/2010
Voto: 7,5
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Ipnotico
L’idea di rendere omaggio a The Wolfman era nell’aria da tempo, lo stesso Benicio Del Toro, qui anche produttore, è un fan del genere e voleva che la leggenda riprendesse vita nuovamente sul grande schermo.
La versione del 2010 è la prima vera rivisitazione del monster movie “L’uomo lupo” del 1941 di George Waggner, distribuito sempre dalla Universal Pictures (per questa particolare occasione riedito in una versione DVD a 2 dischi, con nuovi contenuti inediti speciali), che ha riscosso un notevole successo e che ha presentato l’indimenticabile creatura portata in vita dall’attore Lon Chaney Jr., il famigerato Lawrence Talbot, the Wolfman.
Il film si basa sulla sceneggiatura cinematografica di Curt Siodmak, apportandovi alcuni cambiamenti che gli dessero un’impronta personale.
Inghilterra, 1861. Gwen Conliffe scrive a Lawrence Talbot, ora famoso attore di palcoscenico, chiedendogli aiuto nella ricerca del fratello Ben, di cui è la fidanzata, scomparso in circostanze misteriose.
Lawrence si precipita alla casa paterna a Blackmoor, giungendovi troppo tardi. Il fratello è stato ritrovato cadavere. L’uomo decide di fare luce su questo assassinio e rimane presso il padre, Sir. John, col quale non ha più avuto alcun rapporto, dopo aver assistito alla morte della madre e l’averlo spedito in America ancora bambino.
La gente del paese sostiene che una bestia si aggiri durante le notti di luna piena per i boschi. Tutti sono impauriti e arrabbiati, ma Lawrence non si lascia intimorire e, una notte, si reca all’accampamento dei gitani per indagare e ottenere informazioni. Quella notte viene aggredito da una creatura possente e feroce, ma si salva. Le sue ferite guariscono velocemente e in maniera anormale. Nel frattempo l’intesa che si crea con Gwen si fa più profonda, ma in una notte di luna piena tutto cambia, il suo corpo si trasforma e la sua vita non sarà più la stessa.
L’uomo è affascinato dalle creature mitologiche, da tempo immemore, fin dall’inizio dei tempi.
Quella conosciuta con il nome di licantropo, un essere umano che, durante le notti di luna piena, si trasforma in lupo mannaro, è stata protagonista di innumerevoli storie pervenute da tutto il mondo.
Il regista Joe Johnston ha voluto mostrare una rabbia primigenia che nasce dall’ombra più oscura della mente del protagonista. Il tema portante del film è che in ogni persona è latente un certo senso di rabbia, che alcune volte può esplodere in una maniera incontrollata e feroce. Tutti conoscono la sensazione di quando si è andati troppo oltre, di essersi imbufaliti troppo e non sempre è possibile porvi rimedio. Nell’essere umano esiste un lato primitivo, che grazie al raziocinio si tiene a bada, quando questo viene a mancare si è “(con)dannati”.
L’intento del regista è stato quello di scavare nella storia personale dei protagonisti e di portare alla luce il loro carattere, tutto sotto gli occhi dello spettatore. Ha cercato di non sacrificare la storia e i personaggi agli effetti speciali è ci è riuscito appieno. Gli effetti visivi e il trucco contribuiscono ad arricchire i personaggi e la narrazione, senza invadere il campo, sono adeguati alle necessità.
È un film fatto di azione, di sangue, ma soprattutto di atmosfere. Fin da subito si percepisce un’atmosfera densa, cupa e gelida, che fa addentrare lo spettatore nella Londra del 1860, una città sporca, inquinata, che odora di povertà a ogni angolo di strada e illuminata da lampade a gas, che la rendono tetra e ricca di insidie. In più si è voluto delineare un paesino nebbioso, assonnato e desolato, per accentuare un’atmosfera sinistra e che mette a disagio.
La fotografia di Shelly Johnson è riuscita a creare tutto questo, contribuendo in modo decisivo allo straordinario risultato visivo.
Alcuni cambiamenti attuati rispetto alla versione del 1941 sono strettamente legati alle tematiche che il regista ha voluto tratteggiare, come il rapporto filiale. Sir. John ha qui un ruolo molto ampio, fa da contro altare al figlio Lawrence, permettendo così di approfondire il passato sia dell’uno che dell’altro. Il protagonista cerca di ripristinare il rapporto col padre, che lo ha abbandonato quando era solo un bambino. Il rapporto tra i due è di freddezza e di distanza, e sembra che gli sforzi di Lawrence nell’avvicinarsi a suo padre e conoscerlo, siano vani, fino a quando non comprende la sua vera natura.
La lotta umana interiore è un aspetto che ha catturato l’interesse di Johnston e ha voluto mostrare questa fascinazione nel film. C’è un dualismo della natura umana nella storia, la parte civilizzata condizionata dalla società e quella primitiva che vive in Lawrence. Lo scontro tra le due è inevitabile, nonostante ciò l’una sottostà all’altra, fino al momento in cui The Wolfman non incontra gli occhi, lo sguardo della sua amata Gwen e per un istante sembra riconoscerla, e per un istante la ragione lo frena.
Per ciò che riguarda gli effetti speciali si sono affiancati quelli tradizionali e artigianali a quelli tecnologicamente più avanzati.
Si è voluto rendere le trasformazioni il più reali possibili con il trucco tradizionale e si è scelto il pluripremiato Rick Baker, una leggenda nel suo campo, nel dare vita alla bestia.
Benicio Del Toro, nel ruolo di Lawrence, conferisce egregiamente i vari stati d’animo del personaggio, dalla solitudine alla frustrazione, dall’amore alla rassegnazione, alla rabbia. Lo stesso dicasi per tutti gli altri protagonisti.
The Wolfman è film che ha uno spettro ampio di contenuti, profondità dei personaggi, un’atmosfera calzante, ritmo, amore e…….violenza, quanto basta. È un film realizzato con sapienza e cura, che piacerà agli appassionati del genere e a tutti gli altri, non deludendo le aspettative.
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