Pirati dei Caraibi - Ai confini del Mondo
Scritto da Vittorio Castagna   
domenica 20 maggio 2007

Pirati dei Caraibi - Ai confini del Mondo
USA: 2007. Regia di: Gore Verbinski Genere: Avventura Durata: 168'
Interpreti: Johnny Depp, Orlando Bloom, Keira Knightley, Geoffrey Rush, Jonathan Pryce, Bill Nighy, Yun-Fat Chow, Martin Klebba
Sito web: www.disney.it/Film/pirates3
Voto: 7
Recensione di: Vittorio Castagna

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“Pirati dei Caraibi: ai confini del mondo” è di sicuro una buona pellicola. Solitamente si è scettici di fronte a storie incompiute e segmentate da capitoli; questo accade soprattutto in questa stagione dove Spiderman e Shrek portano anch’essi la stessa etichetta. Andando subito alla storia, notiamo come ci si aspettava guardando il termine del secondo, cioè la missione per recuperare il Captaino Jack Sparrow (Johnny Depp) dalla follia di Davy Jones. Will Turner (Orlando Bloom) e Elizabeth Swann (Keira Knightley) si ritrovano stranamente alleati con il loro nemico, il Capitano Barbossa (Geoffrey Rush). Ma dopo aver convinto il furbo pirata Sao Feng (una new entry, Chow Yun-Fat), il loro viaggio da Singapore in poco tempo li porterà realmente ai confini del mondo. Nel frattempo ai Cairaibi Davy Jones (Bill Nighy) è strumentalizzato dalla Compagnia delle Indie Orientali e sta portando i pirati sull’orlo dell’estinzione. Il tutto crea uno scenario ideale per una battaglia finale tra due forze opposte, da un lato chi combatte per la libertà, mentre dall’altro chi combatte per il potere.
Un personaggio che viene rivalutato è il Capitano Barbosa, soprattutto per il suo contributo inaspettato, visto i precedenti. Geoffrey Rush che ovviamente è messo in ombra da Bloom e Depp, in verità è l’unico che recita come se realmente fosse un pirata, gli altri sono bravi ma le loro psicologie li pongono su un altro piano, sicuramente meno realista.
Sempre per quanto riguarda i personaggi l’apparizione di Keith Richards dei Rolling Stones in fondo è un semplice “cammeo” (una breve apparizione in uno spettacolo teatrale fatta di solito da un personaggio famoso) dove interpreta il padre di Jack Jack Sparrow e che dice una delle frasi più profonde del film che è pressappoco così: “Non riguarda vivere per sempre, ma il trucco è vivere con sé stessi”. Una perla di saggezza che vale quanto una nave. Forse ripensare alla trilogia con questa angolatura ci fa pensare all’evoluzione che subisce il capitano Sparrow, il quale nel primo film ci aveva ammaliato per le sue “gag” , ma lentamente fino al terzo episodio lo rivediamo meno comico, seppur con i suoi limiti connaturali che lo rendono simpatico.
Come capita per le trilogie, il racconto perde l’impeto e la vivacità narrativa, i vari personaggi viaggiano da nave a nave, da isola a isola, dall’morte all’oltretomba con una certa casualità.
Ma non per questo si deve accusare Gore Verbinski di aver giocato troppo sulla fantasia, anche perché non bisogna dimenticare che il progetto è Walt Disney.
All’interno del film tutti sono alla ricerca di qualcosa, soprattutto di beni materiali, ma alla fine guardando bene si nota come l’unione sia stata la vera scoperta, a volte si chiude sempre così all’interno dei film il circolo ermeneutico delle relazioni.