Big City
Titolo originale: Big City
Francia: 2007 Regia di: Djamel Bensalah Genere: Western Durata: 100'
Interpreti: Manon Chevallier, Lorànt Deutsch, Artus de Penguern, Eddy Mitchell, Claire Borotra, Julien Courbey, Vincent Valladon, Olivier Barroux
Sito web: www.bigcity-lefilm.com
Nelle sale dal: 23/07/2008
Voto: 6
Recensione di: Marianna Cappi
Attorno al 1889 nel lontano ovest d'America, la tranquilla cittadina di Big City attende l'arrivo di una carovana di emigranti. Ma gli indiani assaltano il convoglio lungo il cammino e lo sceriffo della città è costretto a richiamare alle armi tutti gli uomini per correre a difenderla. Dopo di loro, anche le donne partono per andare in soccorso dei mariti e, l'indomani, Big City si sveglia orfana dei suoi adulti. Ad abitarla sono rimasti solo i bambini, un vecchio ubriacone (Eddy Mitchell) e lo scemo del villaggio. Dopo una mattinata di pura anarchia, i ragazzini si organizzano facendosi carico ognuno del lavoro del genitore. Purtroppo, però, i bambini non mutuano dai grandi solo abiti e professioni, ma anche pregiudizi e errori.
Posizionandosi sotto l'ala protettrice del Signore delle mosche e ispirandosi ai Piccoli Gangster di Alan Parker, il regista Djamel Bensalah porta in scena una schiera di attori rigorosamente under 14 e dipinge, con i colori allegri del gioco e con le tinte forti dei sentimenti primari, un'allegoria del mondo moderno e dell'Europa stretta alle frontiere dalle nuove popolazioni, desiderose di integrazione ma ripudiate e temute in nome di vecchi e nuovi conati d'orgoglio.
Per farlo, si affida all'abbraccio di un genere tra i più codificati, il western: luogo cinematografico "adulto" ma anche patrimonio infantile delle sfide tra squadre rivali di cowboys e di pellerossa. Tutti i canoni sono gestiti con osservanza, dall'ambientazione post guerra di secessione a ridosso del progresso (il sindaco promette la ferrovia) alla categorizzazione di buoni e cattivi in base alle regole non scritte della generosità e della violenza, piuttosto che alla legge del libro, che si può aggirare o comprare. L'origine francese rende il quadro esotico e scevro dai complessi autocelebrativi di tante pellicole americane. .
Dentro la cornice del far west (situata all'interno di un'altra cornice in bianco e nero francamente inutile) si dipana una godibile lezione di educazione civica per immagini, né troppo edulcorata né forzatamente "a tesi".
Vedere i fratellini Jefferson e Independance fare le spese di un'abitudine alla schiavitù che si perpetua di generazione in generazione nonostante la messa al bando, o ripercorrere l'invidia e la sete di potere che hanno portato alla formazione del ku klux klan in un trio di undicenni che si divertono ad uccidere i gatti del paese per incolpare un coetaneo cinese, provoca il giusto shock e rinnova le responsabilità collettive.
Film per ragazzi, fatto dai ragazzi, con qualche scherzo diretto agli adulti (il piccolo James Wayne pensa a quando avrà un figlio e lo chiamerà John, perché "John Wayne" suona bene) Big City rinnova la speranza che, se i film possono riscrivere i generi, i futuri uomini possano riscrivere la storia.
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