Manuale d'amore
Titolo originale: Manuale d'amore
Italia: 2005 Regia di: Giovanni Veronesi Genere: Commedia Durata: 105'
Interpreti: Carlo Verdone, Luciana Littizzetto, Silvio Muccino, Sergio Rubini, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Rodolfo Corsato, Anita Caprioli, Sabrina Impacciatore
Sito web: www.manualedamore.it
Nelle sale dal: 18/03/2005
Voto: 5,5
Trailer
Recensione di: Francesco Manca
Dopo aver girato diverse commedie più o meno degne di nota (“Il barbiere di Rio”, “Il mio West”, “Streghe verso nord”, “Che ne sarà di noi”), il regista Giovanni Veronesi si dedica, per la prima volta, alla realizzazione di un film a episodi. “L’innamoramento”, “La crisi”, “Il tradimento” e “L’abbandono” sono i quattro frammenti che compongono “Manuale d’amore”, un film che, per certi versi, anche se non dichiaratamente, cerca di riportare in vita la “vecchia” e sana tradizione della commedia all’italiana che porta la firma dei vari Monicelli, Risi, etc.
Il primo episodio (“L’innamoramento) vede protagonista un giovane ventiduenne disoccupato di nome Matteo (Silvio Muccino) che, nonostante i molti tentativi, non riesce a trovare un lavoro né tanto meno una fidanzata.
Un giorno, però, per una serie di coincidenze, Matteo conosce Giulia (Jasmine Trinca), una giovane ed attraente ragazza della sua stessa età. Per Matteo è subito colpo di fulmine, ma al contrario, Giulia non sembra essere minimamente interessata a lui, ad un primo impatto, è addirittura infastidita. Dopo vari corteggiamenti, però, anche Giulia viene travolta dal “folle” amore di Matteo verso di lei, al punto che i due si fidanzeranno e, in breve tempo, si sposeranno. A questo episodio si collega il secondo, “La crisi”, i cui protagonisti sono Marco (Sergio Rubini) e Barbara (Margherita Buy), una coppia, come cita lo stesso titoli, in piena crisi matrimoniale che non riesce più a trovare punti d’accordo e a coinvolgersi a vicenda.
Il terzo episodio (“Il tradimento”), invece, ha al centro di sé l’adulterio di Gabriele (Dino Abbrescia) ai danni della moglie Ornella (Luciana Littizzetto), la quale, però, si vendicherà tradendo a sua volta il marito con un avvenente giornalista che abita nel loro condominio.
Il quarto ed ultimo episodio (“L’abbandono”) vede un uomo di mezza età di nome Goffredo (Carlo Verdone) che sta attraversando un periodo molto difficile della sua vita, infatti è stato da poco lasciato da sua moglie Margherita della quale era, ed è tuttora molto innamorato. Goffredo, però, avrà modo di riappacificare il suo spirito grazie ad una giovane donna incontrata al mare.
Dei quattro atti del film di Veronesi, il primo ed il quarto sono, senza dubbio, quelli più coinvolgenti; “L’innamoramento” è un buon esempio di “commediola post-adolescenziale” che evade dai comuni stereotipi del genere, ove troviamo delle simpatiche prove attoriali del giovane Muccino Jr. e della promettente Trinca, che avrà modo di confermare il suo talento nel 2006 con il Morettiano “Il Caimano”. La stesura di questo episodio è semplice e concisa, si mantiene distante dall’abbondare con lo “zucchero” e regala una discreta, seppur contenuta dose di sano divertimento.
“L’abbandono”, invece, ha a suo vantaggio la presenza del bravo Carlo Verdone, diventata ormai una garanzia. Il mattatore Carlo fa di questa frazione la più convincente dell’intera pellicola, grazie ovviamente alla sua inossidabile ed intelligente verve comica mai scontata e sempre all’altezza di ogni situazione, anche non comica. Il ritmo è spassoso e l’umorismo, come detto, non manca.
Le note dolenti vanno, purtroppo, al secondo ed al terzo episodio, i quali risultano, al contrario di quelli appena citati, pallidi, smunti e quasi completamente privi di qualsiasi spunto significativo, soprattutto per quanto riguarda “Il tradimento”.
La Littizzetto fornisce un’ulteriore prova di non essere particolarmente affine ad intraprendere ruoli di stampo cinematografico, e lo confermano, oltre a questa, anche le sue tutt’altro che carismatiche interpretazioni ne “Ravanello pallido” (2001) e “Se devo essere sincera” (2004).
Il secondo episodio, nonostante il ritmo affannato e per niente elettrizzante, si risolleva leggermente per le buone interpretazioni di Rubini e della Buy, che fanno il possibile per emergere dal tono alquanto scanzonato della sceneggiatura.
Da sottolineare il fatto che la pellicola ha vinto due David Di Donatello per il miglior attore non protagonista (Carlo Verdone) e per la miglior attrice non protagonista (Margherita Buy).
In definitiva, “Manuale d’amore” si rivela un film piuttosto discontinuo, che riesce a divertire lo spettatore in diversi tratti, mentre in altri, non può fare a meno di tediarlo. Senza lode né infamia.
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