Babylon A.D.
Titolo originale: Babylon A.D.
USA, Francia: 2008. Regia di: Mathieu Kassovitz Genere: Fantascienza Durata: 90'
Interpreti: Vin Diesel, Gérard Depardieu, Melanie Thierry, Lambert
Wilson, Mark Strong, Michelle Yeoh, Jérôme Le Banner, Charlotte
Rampling, Joel KirbyDepardieu, Melanie Thierry
Sito web: www.babylonadmovie.com
Nelle sale dal: 24/10/2008
Voto: 4,5
Trailer
Recensione di: Samuele Pasquino
In un futuro lontano, Toorop (Vin Diesel) svolge la professione di mercenario dopo essere sopravvissuto alle guerre del ventunesimo secolo.
Il mafioso russo Golski (Gerard Depardieu) gli affida un'ardua missione: scortare fino a New York Aurora (Melanie Thierry), una giovane con pura con strani poteri. Il percorso sarà pieno di insidie e Toorop non potrà fidarsi di nessuno.
Il regista de "I fiumi di porpora" accantona il thriller per il fantascientifico, affidandosi ad un attore granitico come Vin Diesel e ad effetti speciali elaborati, collocandoli in uno sfondo fatiscente che riflette il crollo dell'umanità in seguito alle guerre mondiali del passato. Tuttavia non basta.
Trattandosi di un adattamento dall'omonimo libro, il caso impone di spiegare, descrivere e caratterizzare in maniera precisa e con tempistiche idonee al ritmo d'azione, e ciò non avviene nel film. La vicenda è assai confusionaria, si fonda su una sceneggiatura che si sfalda inesorabilmente, come se in essa fosse presente soltanto una storyboard non contestualizzata, lacunosa per quanto riguarda dinamiche sceniche e dialoghi logici.
La mancanza di approfondimenti porta allo smarrimento, il plot filmico si dirama in più percorsi paralleli che giungono a bivi inspiegabili, scelte lievemente filosofiche affidate ad un eroe troppo pragmatico e per certi versi anacronistico, vagante in un mondo saturo di futuristica retorica inconsistente. Kassovitz non dimostra, stranamente, la sua abilità di parlatore visivo, tralasciando importanti intrecci perchè fin dall'inizio non ritenuti supportabili dalla tipologia e dalla condotta di un film dagli spiccati propositi commerciali. Il significato accenna a venir fuori, ma subito va a naufragare miseramente, aggrappandosi all'intuito troppo sollecitato dello spettatore.
Gli strumenti con i quali costruire una struttura narrativa valida non sembrano mai alla portata, non vengono utilizzati e quel che ne risulta è una confusione legata più alla forma che alla trasposizione cinematografica in sè. Il regista non si discosta neppure dai vecchi clichè del genere, il suo non è classicismo ma imitazione senza originalità nè classe. Lo stile che contraddistingue Kassovitz si intravede ma non si imprime, lascia soltanto una vaga traccia.
Il tema dell'eletta assume i connotati di una protagonista sottomessa al suo destino, priva di quella forza per poter opporsi al fato e scegliere con decisione. Il fatto di essere in partenza una figura rinunciataria e suscettibile di paura e incomprensioni carica di eccessive responsabilità l'eroe Toorop, che è più un personaggio fisico che altro.
La tendenza a mettere in scena il futuro da una prospettiva pessimista non funziona più, l'era cinematografica moderna impone, insieme al rigore visivo, la creazione di nuovi scenari atti a far nascere di conseguenza personaggi che assumono le caratteristiche dell'ambiente nel quale sono collocati.
La Babilonia del futuro crolla sotto il peso di troppe velleità. Il film non spiega, si conclude evitando l'argomentazione e perciò delude.
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