La strada
Scritto da Samuele Pasquino   
sabato 28 febbraio 2009

La strada
Titolo originale: La strada
Italia: 1954  Regia di: Federico Fellini  Genere: Drammatico Durata: 107'
Interpreti: Anthony Quinn, Giulietta Masina, Richard Basehart, Aldo Silvani, Marcella Rovere, Livia Venturini, Gustavo Giorgi, Yamy Kamadeva, Mario Passante, Anna Primula.
Sito web:
Nelle sale dal: 1954
Voto: 9
Trailer
Recensione di: Samuele Pasquino

la_strada_leggera.jpgLa giovane Gelsomina (Giulietta Masina), ragazza di umili origini, viene affidata dalla madre a Zampanò (Anthony Quinn), un rude artista di strada che si esibisce in siparietti comici e prove di forza. Tra i due c'è un rapporto difficile, senza intesa, a causa del comportamento scontroso e burbero dell'uomo.
Vagando per fiere e circhi, Gelsomina conosce Il Matto (Richard Basehart), un acrobata suonatore che suscita l'ira di Zampanò fino ad approdare a tragiche conseguenze.  

Insieme ad "Amarcord" e "La dolce Vita", "La strada" è da considerarsi il capolavoro di Federico Fellini. Questo film è riuscito negli anni ad incontrare persino il favore del pubblico americano, da sempre particolarmente diffidente nei confronti delle opere cinematografiche estere, tanto da ottenere un prestigioso Oscar come miglior film straniero nel 1956: un traguardo importante poichè raggiunto per la prima volta in assoluto da una produzione italiana. I meriti vanno attribuiti, oltre che all'abilità e alla tecnica disciplinata da rigoroso studio di Fellini, alla moglie Giulietta Masina e a Anthony Quinn, nelle rispettive parti di Gelsomina e Zampanò.
Le loro interpretazioni hanno reso di fatto possibile un progetto atto a mettere in scena una storia semplice ma incredibilmente vera e commovente, appartenente ad una logica satura di realismo applicata al classico dramma neorealista. Il regista italiano racconta una favola dalle sfumature tragiche, in cui i personaggi si muovono con una stentata disinvoltura, quasi a voler celare uno smarrimento che nasce dall'interiorità.
Zampanò non perde occasione per mostrare la sua ignoranza e la sua rozzezza, animato da un istinto piuttosto animalesco teso alla sopravvivenza più che all'esistenza stessa.
La vicinanza con Gelsomina, una ragazza timida, strana e sopraffatta da un desiderio di conoscere e nutrirsi di esperienza, crea un conflitto che interessa atteggiamenti, modi di vedere le cose e approcci verso le persone. Entrambi, con diversi comportamenti, sono degli emarginati che vivono ai confini della società, cercando di entrarvi con l'arte improvvisata, povera di pretese e immediata proprio perchè troppo semplice.
Il mondo di questa coppia improbabile inizia e finisce all'interno di un piccolo carretto trainato da una moto, la loro esistenza si lega indelebilmente alla strada, senza patria, senza casa e senza meta.
Le tappe che inducono i due a sostare per breve tempo sono costituite dai circhi, dove entrano in contatto con personaggi, tra cui Il Matto, che condividono il loro mestiere e il loro destino.
Il film è una sequenza di immagini costruite ad arte, di scene simboliche da leggere con meditata attenzione per non trascurare gli elementi pregnanti che le caratterizzano. Il discorso fra Il Matto e Gelsomina è teso a richiamare il dialogo che ci può essere fra un maestro e una bambina o fra un filosofo e un'allieva innocente.

Si tratta proprio di ingenuità e innocenza, due caratteristiche che fanno di Gelsomina una creatura sensibile e fuori dal mondo, costretta ad affrontare situazioni troppo grandi ed eccessivamente serie.
Nonostante l'approccio burlesco con cui Fellini introduce e sviluppa l'arte dell'intrattenimento improvvisato, si nota un'intenzione tutt'altro che comica, "La strada" è un film amaro e per certi versi crudele, che mira alla riflessione e all'introspezione, individuando in Gelsomina e Zampanò due personalità in cerca di se stesse e profondamente segnate dalla loro condizione.
Il rude artista, tuttavia, dimostra anche un buonismo in lui radicato, nascosto ma voglioso di liberarsi dalle catene di un ostinato orgoglio, più dure di quelle utilizzate nei suoi spettacoli: lo testimonia la scena in cui abbandona Gelsomina dopo aver accidentalmente ucciso Il Matto, coprendola mentre ancora dorme e lasciandole la sua tromba e un fuoco acceso per scaldarla.
La sequenza denota una dolcezza inaspettata e un punto fondamentale per lo svolgersi della vicenda.

La poetica espressa dall'opera di Fellini rivela significati che divengono insegnamenti profondi, scorci di vita che restano impressi nella memoria dello spettatore e nel suo pensiero.