PELHAM 1-2-3: Ostaggi in metropolitana
Titolo originale: The Taking of Pelham 1 2 3
USA, Regno Unito: 2009 Regia di: Tony Scott Genere: Thriller Durata: 106'
Interpreti: Denzel Washington, John Travolta, John Turturro, James
Gandolfini, Luis Guzmàn, Victor Gojcaj, Gbenga Akinnagbe, Michael
Rispoli, Ramon Rodriguez, Saidah Arrika Ekulona
Sito web: www.catchthetrain.com
Nelle sale dal: 18/09/2009
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Attuale
Un gruppo di malviventi con a capo un folle criminale che si fa chiamare Ryder (John Travolta) dirotta un treno della metropolitana di New York partito dalla stazione di Pelham Bay.
Isolati 18 ostaggi nel vagone di testa,Ryder intavola le trattative con un semplice impiegato,Walter Garber (Denzel Washington),rifiutando l'intervento di chiunque altro e chiedendo al sindaco di New York (James Gandolfini) la somma di dieci milioni di dollari e minacciando una strage.
Terza trasposizione cinematografica,questa di Tony Scott,dell'omonimo romanzo di Morgan Freedgood,nome cui lo scrittore preferì lo pseudonimo di John Godey,dopo la splendida versione del 1974 con Walter Matthau e Robert Shaw ed un silenzioso successivo adattamento televisivo del 1998.
Scott sorvola sull'ironia che venava la pellicola di Joseph Sangent,per impostare il suo film secondo i crismi adrenalinici che caratterizzano i suoi lavori ed aggredisce lo spettatore fin dalle sequenze in apertura con il suo rituale ritmo frenetico,convulsi movimenti di macchina,feroci accelerazioni spezzate dagli effetti del bullet-time,il montaggio agitato ed intenso e il fragore assordante del rock dello score di Harry Gregson-Williams. L'icubo di Garber ha inizio quando,in una ordinaria giornata di quotidiano impegno lavorativo,l'uomo si trova coinvolto in una terribile sfida con un criminale ansioso di portare a termine una sua vendetta e ben determinato a parlare con lui solo,trascinandolo in un angoscioso gioco psicologico.
Garber non è un eroe e neppure un tutore della legge,ma un uomo semplice che svolge il suo lavoro di dipendente pubblico nel centro di controllo del sistema di trasporti sotterraneo della città ed è spiazzato e timoroso di fronte all'esigenza coatta di inserirsi nei termini di negoziatore di ostaggi.
Garber si trova a fare fronte alle richieste di un folle dal carattere complesso e sfaccettato.
In preda all'isteria,Ryder cerca una vendetta da consumarsi nei confronti di una città che lo ha annientato e che lui ora vuole ferire,colpendola in quello che lo psicopatico identifica come il cuore pulsante di una realtà malata,il denaro e l'oro.
Forzando Garber ad intrattenersi con lui e a condurre la trattativa e i giochi personalmente,Ryder vede Garber incarnare la città,della quale si deve fare rappresentante.
Scott imposta il nervoso processo verbale fra i due protagonisti in un altalenarsi di procedimenti caratteriali,che che conducono ad una situazione di equilibrio pericolosamente instabile.
Ryder è uno squilibrato psicotico,irrequieto emotivamente,che si altalena fra stati di calma apparente ed esplosioni isteriche a volte mostrando aspetti di grottesca puerilità e bravissimo a mettere in gioco in qualsiasi momento stravaganti argomentazioni e farneticanti giustificazioni per il suo operato.
Dall'altro capo del filo trova il suo contrappunto nella quiete di Garber,che gli tiene testa con un commentario di argomenti da dizionario filosofico greco.
I due personaggi lavorano ai due poli di uno stesso mondo,si trovano agli antipodi di una stessa situazione che li coinvolge entrambi,ma hanno una visione e una concezione opposta dell'ambiente che li accoglie,il sistema di gallerie che percorre di viscere di una metropoli controversa che può dar vita e può toglierla.
Anche il luogo nel quale si muovono i due personaggi fa da scenario ad una profonda diversificazione esistenziale.
Garber vive la realtà luminosa ed ordinata di una sala tecnologicamente ineccepibile,ove regnano igiene e lavoro di gruppo.
Al contrario Ryder abita e ed opera nella sporcizia e nell'oscurità ed il suo personaggio sembra assorbire persino nelle fattezze - studiatissimo l'aspetto fisico ed il taglio dei baffi - la dimensione oscura di quegli spazi claustrofobici dove i due uomini sono immersi,fra i movimenti esasperati dei treni in corsa nei tunnel e i rumori assordanti di un abisso meccanico,quasi fossero introdotti a presentare un terzo protagonista della storia.
Garber lavora nella luce,ma si scopre che in realtà è alla ricerca della luce di una redenzione per poter riparare ad uno sbaglio commesso anni prima,quando fu coinvolto in un'indagine per corruzione.
Ryder intuisce questo segreto di Garber e lo smaschera,apostrofandolo come "erba cattiva",spodestandolo dalla sua condizione di uomo integerrimo e trascinandolo in uno stato di equilivello con la sua posizione morale ("...tu sei come me,Garber!").
Pur non incontrandosi per una buona parte del film Garber e Ryder sviluppano un vischioso rapporto conflittuale e contorto,quasi morboso ed esacerbato dalle situazioni estreme cui devono far fronte e dalle reciproche imprescindibili necessità:Ryder vuole la vendetta ed il denaro,Garber vuole tornare a casa ed essere assolto dalle ombre del suo passato.
Ryder contamina ogni aspetto che gli si avvicina,ma è anche colui che smaschera le miserie di coloro che hanno l'illusoria parvenza di proba onestà,come il sindaco (James Gandolfini),figura misera ed equivoca preposto a gestire la città,ma uomo debole e di discutibile sincerità.
New York,bersaglio delle psicosi di Ryder,ospita ognuno di questi personaggi,nella loro controversa realtà,vive ma fragili ed indifesi davanti alla dura lotta in una metropoli senza scrupoli e fatta oggetto di amore e di odio,di rispetto e disprezzo.
Nella sequenza che vede l'ispettore Camonetti (John Turturro)sorvolare in elicottero la città insieme a Garber,l'ufficiale fa notare quanto sia bello vedere New York dall'alto,perchè - dice -"ti fa capire per cosa ti batti ".
Il che stride con la prospettiva di Ryder,uomo frustrato che cova il rancore più profondo verso la città,che considera un essere vivo e malvagio.
Tutta questa energia confluisce verso lo spettatore,che si trova alla drammatica ricerca della risposta sul perchè debba succedere questo delirio di isteria e perchè scegliere un sistema chiuso come il groviglio di gallerie sotterranee per organizzare una rapina,nutrendo la speranza di poterne uscire illesi.
Scott immerge questo dramma in una frenesia visiva senza requie,tipica del suo clichè,imbastendo uno scenario da graphic novel alternativa ma con il suo marchio ben in vista:
prolungatissimi primi piani,poco spazio visivo,esasperati moti di macchina,laceranti flash di inquadrature strettissime e fulminei passaggi visuali.
"Pelham" è un film nuovo che non vede alcun raccordo con il suo predecessore di Sangent e che va visto come il prodotto di un'epoca che vede la parossistica ansia di una società perennemente in movimento e quotidianamente coinvolta in stravolgimenti di ogni natura.
In questa prospettiva,il "Pelham" di Tony Scott può dare una risposta ai quesiti dello spettatore e alla sua posizione perplessa nei confronti di un forte cinema d'azione,forse non aggiornato e rimasto troppo fedele agli stilemi oggi un po' stantii di 15 anni fa e permettergli di trovare un punto di contatto con la realtà che lo circonda e con i protagonisti che la vivono.
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