Bangkok Dangerous – Il codice dell’assassino
Scritto da Francesca Caruso   
lunedì 25 gennaio 2010

Bangkok Dangerous – Il codice dell’assassino
Titolo originale: Bangkok Dangerous
USA: 2009  Regia di: Olatunde Osunsanmi Genere: Azione  Durata: 100'
Interpreti: Nicolas Cage, Charlie Yeung, Shahkrit Yamnarm, Nirattisai Kaljaruek, Panward Hemmanee, Dom Hetrakul, Namngen Boonnark, Panward Hemmanee
Sito web: www.bangkokdangerousmovie.net
Nelle sale dal: 29/01/2010
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Duro

Bangkok Dangerous – Il codice dell’assassinoNel 2005 i fratelli Pang si sono cimentati per la prima volta in un film in lingua inglese “The Messengers”, scaturendo negli stessi produttori del film la curiosità di vedere la loro filmografia, tutta profusa di atmosfere nuove, fresche e di forte impatto.
Il film che li ha attirati maggiormente è stato “Bangkok Dangerous” del 1999 (distribuito in Italia dalla Eagle Pictures), che ha partecipato a numerosi festival del cinema e ha ricevuto ottimi consensi.
Da lì il passo è stato breve nel proporre ai due fratelli di realizzare una versione americana.
L’intento dei Pang è stato quello di dare vita a una nuova versione moderna, di prendere lo stesso concetto e di raffinarlo, portandolo così ad un pubblico più vasto.
Per adattare la pellicola originale è stato chiamato lo sceneggiatore Jason Richman, che l’ha svecchiata, e sono stati apportati alcuni cambiamenti ai personaggi.
Lo sceneggiatore e i due registi hanno voluto portare sullo schermo il vissuto attuale dei tailandesi, catturando appieno la cultura e la bellezza della Tailandia.

Joe è un killer spietato con delle regole ferree alle quali si attiene scrupolosamente. Viene ingaggiato da un boss di Bangkok, Surat, per assassinare quattro individui che gli sono scomodi. Joe si reca in Tailandia, assolda Kong affinché gli faccia da galoppino, lo istruisce su cosa non deve fare e sulla puntualità che deve avere se vuole essere pagato.
Joe si mette a lavoro, ma alcune interferenze esterne cambiano il corso degli eventi così minuziosamente orchestrati.
L’uomo feritosi dopo il secondo omicidio si reca in farmacia e fa la conoscenza di Fon, una ragazza sordomuta, che risveglia in lui delle emozioni. Dall’altra parte Kong gli chiede di poter essere suo allievo e imparare l’arte. Joe inizia a uscire con Fon e lentamente si rende conto di una diversa possibilità di vita. Il suo ultimo obiettivo è un uomo politico e Surat non sta ai patti e cerca di ucciderlo, Joe si troverà faccia a faccia con se stesso.

Il primo cambiamento rispetto all’originale è il diverso isolamento che prova il protagonista, il quale non è sordomuto.
Il suo isolamento deriva dall’incapacità di parlare la lingua tailandese e dalla mancanza di familiarità con la cultura locale, così per ovviare a entrambi i problemi giungono in suo soccorso Kong per la lingua e Fon per la cultura. In una sequenza in particolare Joe e Fon sono a cena insieme, i piatti tailandesi che gli vengono serviti sono “infuocati”, e l’uomo mostra il suo disagio nel proseguire, Fon gli porge delle erbe che lo aiutano a rinfrescare il palato.
Si è scelto di rendere sordomuta la figura di Fon per mantenere il riferimento con l’originale. Fon condivide con Joe lo stesso tipo di isolamento dal mondo esterno per motivi diversi e questo istintivamente crea in loro un forte legame.
Il rapporto che si instaura tra Joe e Kong è inizialmente di maestro e allievo rispecchiando pienamente quel filone del cinema asiatico in cui l’allievo viene allenato strenuamente e preparato dal proprio maestro per il combattimento finale.
Qui il combattimento finale viene attuato dallo stesso maestro, che liquida il suo avversario portandolo con sé.
I fratelli Pang hanno dato vita a un’atmosfera fredda, oscura, fatta di poca luce e molte ombre nelle quali si cela il protagonista, la parte della pellicola in cui c’è la luce e i toni sono più caldi sono le sequenze in cui sono presenti Joe e Fon. La farmacia dove lavora Fon è illuminata a giorno, appena messo piede fuori dalla soglia, il buio pervade il marciapiede e le strade, offuscate da deboli lampioni.
Toni caldi e colori accesi si possono vedere nel momento in cui Fon è impegnata in una danza tradizionale tailandese, per il resto i colori sono desaturati, rispecchiando l’animo e il lavoro del personaggio.
Un altro elemento che cattura l’attenzione infondendo al film un’aura sospesa, quasi poetica è il ridimensionamento dei dialoghi, del protagonista in particolare. Le sue parole sono concise e calibrate rispecchiando l’indole di un vero killer, concentrato sul lavoro da compiere senza dare inutili spiegazioni.

Joe, interpretato da Nicolas Cage, è un personaggio complesso, che da sotto la scorza ruvida e violenta, potrebbe scaturire un animo buono. Sta scappando dai suoi demoni e quando incontra Fon viene attirato dal concetto di pace che la ragazza incarna, qui il personaggio inizia il suo conflitto interiore che vedrà una risoluzione nel finale. Nicolas Cage ha fatto venire fuori queste emozioni attraverso il suo sguardo, mostra un uomo perso e confuso.
Charlie Young, che incarna Fon, è stata bravissima nel delineare un figura fragile e forte, il suo sguardo possedeva quel calore umano dal quale Joe è rimasto attratto.
Un personaggio che contribuisce alla resa del film è senza dubbio la Tailandia. La città e la gente con la quale Joe entra in contatto a Bangkok sono il motivo primario per cui il killer decide di non voler più uccidere.
La cultura tailandese gli fa aprire gli occhi.
I gemelli Pang hanno mostrato un ritratto quanto più accurato possibile della Tailandia moderna, mostrandone la cultura e la spiritualità. I registi hanno inserito nella pellicola molti simboli tradizionali tailandesi, come l’elefante, che ha un significato speciale per la popolazione.
Inoltre sono state utilizzate 47 vere location tra Bangkok e le vicine province. Tra queste una delle più pittoresche è “Il Mercato Galleggiante Damnoen Saduak”, dove è stato girato l’inseguimento sulle barche.
Questa versione di Bangkok Dangerous è degna dell’originale, la presenza degli stessi registi dietro la macchina da presa è stata fondamentale, mantenendo non solo lo spirito, ma anche l’atmosfera e le caratteristiche culturali del paese di accoglienza. Il tema della redenzione e della possibilità di una seconda occasione è profuso nell’intero film.
È un film amaro, con un po’ di dolcezza, pieno di ritmo e azione, che spinge a credere che esiste il cambiamento, che ogni individuo possa cambiare spinto da qualcuno o qualcosa che gli dia la motivazione giusta.