Romanzo criminale
Titolo originale: Romanzo criminale
Italia, Francia, Gran Bretagna, USA : 2005. Regia di: Michele Placido Genere:
Drammatico Durata: 150'
Interpreti: Stefano Accorsi, Kim Rossi Stuart, Anna Mouglalis, Claudio Santamaria, Pierfrancesco Favino. «continua Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Gianmarco Tognazzi, Elio Germano, Francesco Venditti, Toni Bertorelli, Donato Placido, Chiara Francini, Antonello Fassari
Sito web:
Nelle sale dal: 30/09/2005
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Stefano Salinas
L'aggettivo ideale: Solido
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il Pressbook del film
Uno dei migliori film della storia del cinema italiano, e sicuramente la migliore gangster story prodotta nello stivale dai tempi de “I soliti ignoti”. Anche se quest’ultimo è di stampo umoristico, e R.C. è di carattere storico drammatico, sicuramente i 2 capolavori sono accomunati dalla narrazione di una storia di malviventi provenienti dalla strada, e dal luogo dell’ambientazione ovvero la Capitale.
Sicuramente la ricerca di consenso popolare, e quindi incasso al botteghino, è stata trovata nella selezione dello sfarzosissimo cast, composto da attori già conosciuti in ambito nazionale e dalla presenza magnetica (come difatti accade in gran parte delle pellicole che hanno riscontrato molto successo). Dunque, senza nulla togliere alle altre parti della produzione come il montaggio, la colonna sonora e la regia che pure sono fenomenali, gli interpreti sono senza dubbio la locomotrice di tutto il prodotto cinematografico.
La scelta di far puntare gli occhi dello spettatore su attori che, non possiamo negarlo, hanno una forte attrattiva estetica, potrebbe far risultare il film leggermente diseducativo, ma se ascoltiamo il commento che il regista Michele Placido fa riguardo a questo caso, capiremo come mai è stata intrapresa tale decisione:
“…ho cercato di creare un contesto in cui il vigliacco non è un vigliacco a tutto tondo, ma bensì con dei lati positivi, e quindi di mettere in luce dei personaggi dalle molteplici sfaccettature, i quali non vanno ammirati ma quantomeno seguiti nella loro storia. Storia che parte dalla ‘strada’, dove sono cresciuti e dove si sono verificate determinate circostanze, le quali comporteranno problematiche che si porteranno dietro per il resto della loro vita…”.
Dunque si tratta di una scelta da ricercare nella volontà di non far apparire queste figure come stereotipi del ‘cattivo’, ma come personaggi umani la cui esistenza è stata segnata da situazioni difficili.
Oltre a quest’aspetto, per il quale sono volate critiche, anche feroci, la produzione del film è magnifica in ogni fase.
Inizialmente ho eseguito il paragone con il celeberrimo film di Mario Monicelli per fare un accostamento all’interno del cinema italiano, ma il vero modello d’ispirazione , a mio parere, è stato “Casinò” di Martin Scorsese.
Entrambi raccontano una storia vera, anche se con alcune situazioni e personaggi inventati, dove i cenni di storia recente fanno da capomastri. Nello scorrere della pellicola di sicuro si ripercorrono quegli anni in cui, nel caso di R.C., il nostro paese è stato travagliato dai casi di terrorismo (Brigate Rosse o nazisti qualsivoglia) e nel caso del colossal yankee, la mafia italo-americana si è resa protagonista di episodi tragici e sanguinolenti nella capitale del vizio, quale Las Vegas.
Anche la ricostruzione del passato eseguita attraverso i costumi, le auto e le capigliature dell’epoca, ha fatto sì che lo spettatore si catapultasse in quel ventennio (‘70-‘90), in cui la banda della Magliana ha allacciato misteriosi legami con la malavita organizzata, ma anche con alcuni politici del tempo, e forse blasfemi rapporti con taluni esponenti della Chiesa. In cui il Libanese, il Freddo ed il Dandi hanno consumato la loro sete di potere tramite innumerevoli spargimenti di sangue e morte.
In cui la guerra che imperversava all’interno dei confini romani, e non solo, ha sconvolto la fazione del popolo italiano che più è attaccato a certi valori umani. Valori che nei membri di questa ‘organizzazione criminale molto forte e ramificata’ (tanto per citare l’affermazione del Sorcio) sembra siano latenti, quasi inesistenti.
Ed in questi casi, in tali persone, la vigliaccheria e la presunzione avanzano con veemenza sino a sfociare nell’autodistruzione.
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