Idolo infranto
Scritto da Francesca Caruso   
mercoledì 29 agosto 2012

Titolo: Idolo infranto
Titolo originale: The Fallen Idol
Gran Bretagna: 1948. Regia di: Carol Reed Genere: Drammatico Durata: 94'
Interpreti: Michèle Morgan, Ralph Richardson, Bobby Henrey, Sonia Dresdel, Denis O'Dea, Jack Hawkins, Walter Fitzgerald, Dandy Nichols
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 1950
Voto: 8
Trailer
Recensione di: Francesca Caruso
L'aggettivo ideale: Tensivo
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idolo_infranto_leggero.png“Idolo infranto” è un thriller del 1948, diretto da Carol Reed e sceneggiato da Graham Green, tratto da un suo racconto: ‘The Basement Room’.
È disponibile per la prima volta in Dvd, distribuito dalla Teodora Film.
Presentato al Festival di Venezia, ha ricevuto due candidature agli Oscar nel 1950 per la Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura.
Nonostante la sua uscita in sala sia avvenuta nel Regno Unito nel settembre del ’48, in America è stato messo in programmazione nel novembre del ’49 e di conseguenza ha corso per gli Oscar di quell’anno. “Idolo infranto” rappresenta il primo film della trilogia firmata Reed/Green, con “Il terzo uomo” (1949) e “Il nostro agente all’Avana” (1958).

Philippe, figlio dell’ambasciatore francese, è molto legato al maggiordomo Baines, che gli racconta dei suoi passati viaggi e gli tiene compagnia. L’uomo ha una relazione con Julie e per lei è intenzionato a lasciare la moglie. Philippe conosce Julie e il maggiordomo la presenta come sua nipote, tuttavia gli chiede di mantenere il segreto con Mrs. Baines.
Dopo una lite quest’ultima muore accidentalmente e Philippe si convince che ad ucciderla sia stato Baines, attirando su di lui i sospetti della polizia.

L’idolo infranto del titolo è il maggiordomo. Per il bambino Baines è un uomo da tenere in alta considerazione per i tanti posti che ha visitato e le esperienze fatte, che sono racconti fantastici, nei quali Philippe si immerge.
Vuol molto bene all’uomo e vorrebbe che il suo tempo lo dedicasse interamente a lui, ma quando entra in scena Julie, il bambino si sente messo da parte e il suo idolo comincia a scricchiolare, quando poi crede che Baines sia l’assassino della moglie, il suo mito si sgretola, crollando definitivamente nel momento in cui viene a scoprire la verità sui quei fantastici viaggi. Carol Reed dirige magistralmente questo film, in cui le bugie hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo narrativo. Mette in primo piano il ruolo della bugia e di quanto potere questa abbia.
Può nuocere irrimediabilmente e nel momento in cui, poi, si dice la verità si rischia di non essere creduti. Baines racconta delle innocenti bugie a Philippe sui suoi viaggi, Philippe con le sue bugie compromette invece seriamente Baines.
Del resto il maggiordomo è responsabile dei segreti che chiede al bambino di non rivelare alla moglie.
Quello delineato è un circolo di bugie e menzogne, che i personaggi raccontano, rendendo quasi indecifrabile il confine tra verità e menzogna. Il bambino è convinto di proteggere il suo amico mentendo ripetutamente alla polizia, ma il suo modo d’agire danneggia il maggiordomo, stretto in una morsa. Dal momento in cui scoppia la lite tra i due coniugi, il grado di tensione cresce notevolmente, non permettendo neanche per un istante di abbassare la guardia.
La vicenda si fa più intricata scena dopo scena, lasciando lo spettatore in apprensione.
La prospettiva con la quale è raccontata la storia è quella di Philippe, che si muove in un modo di adulti. Si determina un rapporto padre/figlio, che poi si alterna con quello amico/complice, tra il maggiordomo e il bambino.
È un film superbo, scritto e diretto egregiamente, ogni inquadratura è dosata per creare suspense e trepidazione.

Gli attori contribuiscono alla resa del film: Ralph Richardson modula bene tutte le fasi emotive di Baines, il piccolo Bobby Henrey non sempre è all’altezza nell’esprimere le dovute emozioni di Philippe, soprattutto quando è in presenza di Mrs. Baines. Insieme a Richardson, invece, lavora bene. Reed ha ricevuto diversi riconoscimenti durante la sua carriera: ha vinto un Oscar per il Miglior Documentario nel 1946, grazie al materiale girato durante la seconda guerra mondiale, alla quale ha partecipato. Nel 1949 “Il Terzo Uomo” ha ottenuto la Palma d’oro al Festival di Cannes e poi si è guadagnato un altro Oscar per il Miglior Film con “Oliver” nel 1968.
Diversi suoi film hanno lasciato il segno nella storia del cinema, quelli sopracitati e lo stesso “Idolo infranto” ne sono un esempio, tuttavia ha realizzato anche film di minor rilievo, che non sminuiscono la sua bravura e la sua sensibilità come artista. “Idolo infranto” è uno di quei film imperdibili del passato, che è una gioia rivedere.