Titolo: Ai Weiwei: Never Sorry
Titolo originale: Ai Weiwei: Never Sorry
USA: 2012. Regia di: Alison Klayman Genere: Documentario Durata: 91'
Interpreti: Ai Weiwei, Danqing Chen , Ying Gao, Changwei Gu, Tehching Hsieh, Huang Hung, Yanping Liu, Evan Osnos, Inserk Yang, Zuzhou Zuoxiao
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Sito web italiano:
Nelle sale dal: Inedito "candidato all'Oscar"
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Anna Maria Pelella
L'aggettivo ideale: Arrestato
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Ai Weiwei: Never Sorry su Facebook
“Ai Weiwei: Never Sorry” è un documentario accuratissimo realizzato dalla giornalista e regista americana Alison Klayman, incentrato sulla controversa figura dell’artista cinese.
Girato tra il 2008 e il 2011, offre un ritratto complessivo di diversi momenti della vita dell’artista, dai processi concettuali che sottendono il suo lavoro, agli scambi con il suo ambiente familiare, fino agli avvenimenti che ne hanno amplificato la popolarità, come la chiusura del suo blog e gli arresti a seguito dei quali la comunità internazionale ha.più volte richiamato l’attenzione sulla situazione della libera espressione in Cina.
Ai Weiwei è considerato uno degli artisti più rappresentativi della scena mondiale.L’eco delle sue provocatorie opere, talvolta sormontata da quella delle sue proteste contro il regime, ha fatto il giro del mondo, come anche la notizia della chiusura del suo blog e della sua detenzione in un luogo segreto per 81 giorni a partire dall’aprile del 2011.
A seguito del terremoto che devastò la provincia del Sichuan nel 2008 causando 70.000 vittime, Ai denunciò la pessima qualità delle costruzioni pubbliche crollate “come fossero di tofu”. La polizia chiuse il suo blog dopo la pubblicazione dei nomi dei moltissimi bambini morti nel crollo di una scuola locale e, non paga di averlo di fatto ridotto al silenzio, ha raso al suolo il suo studio di Shanghai mentre l’artista e la sua troupe riprendevano il tutto e ne ha provocato anche il ferimento in una colluttazione avvenuta nel suo appartamento, a seguito della quale Ai ha pubblicato su Twitter le foto della sua degenza ospedaliera e i dettagli dell’assalto della polizia.
Il film, realizzato anche grazie a riprese originali e materiali video registrati dallo stesso Ai Weiwei, mostra da vicino la quotidianità di un artista impegnato su diversi fronti, dall'arte all'architettura, dalla letteratura al cinema di documentazione, fino all'azione sui social network e alle proteste pubbliche. I suoi lavori coniugano la tradizione cinese e la capacità di proiettarsi nella modernità, mescolando i confini tra arte e politica.
Come spesso accade con un documentario, non è la costruzione del lavoro di archivio la parte più interessante quanto la figura che emerge dalle immagini, in questo caso offerte con un montaggio piuttosto ben congegnato. Ai appare un artista di fatto molto coinvolto socialmente e abbastanza vicino alla realtà del suo paese da sentire il bisogno, anche attraverso le sue opere, di attirare l’attenzione sulle condizioni di vita dei suoi connazionali.
Il costo è elevatissimo e Ai si chiede a più riprese cosa potrebbero fargli ancora per impedirgli di parlare.
Certo il ritiro del passaporto e l’interdizione dall’uso della rete un po’ lo hanno allontanato dalla scena internazionale, ma lui non si è certo perso d’animo e a un mese dalla condanna era già su Twitter a raccontare l’accaduto.
Le bellissime immagini delle sue installazioni alla Modern Tate danno l’idea della capacità di quest’uomo di coniugare il pensiero artistico con il desiderio di comunicare al mondo la realtà del suo paese. Divertenti anche i momenti con la sua preoccupatissima madre che, come afferma Ai, potrebbe essere una qualsiasi donna del quartiere, una madre cinese come tante, anzi il suo invito è di intervistare una donna a caso che affermerà di essere sua madre e si preoccuperà per lui come la sua vera madre.
Il documentario offre molte belle immagini delle opere di Ai e anche delle gallerie d’arte che le hanno esposte in tutto il mondo, soltanto in Cina nessuna delle sue opere è stata mai esposta e tutt’ora gli è di fatto vietato organizzare una mostra dei suoi lavori.
I cinesi lo conoscono solo grazie al suo blog e all’eco dei suoi improvvisatissimi flash mob.
Ai è al momento relegato tra le mura del suo studio di Pechino, il Fake Design Studio (in cinese si legge fu-ke, fuck) privo del passaporto e con un accusa di evasione fiscale e pornografia.
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