Titolo: 12 anni schiavo
Titolo originale: 12 Years a Slave
U.S.A., Regno Unito: 2013. Regia di: Steve McQueen Genere: Drammatico Durata: 133'
Interpreti: Chiwetel Ejiofor, Dwight Henry, Brad Pitt, Paul Giamatti,
Michael Fassbender, Paul Dano, Benedict Cumberbatch, Sarah Paulson,
Garret Dillahunt, Quvenzhané Wallis, Alfre Woodard
Sito web ufficiale: www.foxsearchlight.com/12yearsaslave
Sito web italiano: www.bimfilm.com/schede/12annischiavo
Nelle sale dal: 20/02/2014
Voto: 7
Trailer
Recensione di: David Di Benedetti
L'aggettivo ideale: Intenso
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Stati Uniti d’America. Negli anni che hanno preceduto la guerra civile americana, Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor), un nero nato libero nel nord dello Stato di New York, apprezzato musicista e artigiano di Saratoga Springs, marito e padre di famiglia, si ritrova all’improvviso in un incubo. Drogato e derubato dei documenti, viene incatenato e venduto a un implacabile mercante di schiavi di nome Freeman (Paul Giamatti).
Ogni tentativo di rivendicare la propria libertà e i propri diritti di uomo libero si rivelano vani: Solomon viene imbarcato su una nave diretta in Louisiana, dove finirà alla mercé di una serie di proprietari terrieri, tra cui il clemente e comprensivo William Ford (Benedict Cumberbatch) e lo spietato e invasato Edwin Epps (Michael Fassbender).
Picchiato, sfruttato, spossato nell’animo e nel corpo, Solomon sopravvive all’orrore delle piantagioni insieme a Patsey (Lupita Nyong’o), la giovane schiava amata dal padrone Epps e per questo sottoposta agli abusi sessuali di quest’ultimo e alle violenze verbali e fisiche della moglie (Sarah Paulson). Aggrappandosi all’unica certezza che gli resta, quella di tornare a essere prima o poi un uomo libero, Solomon conosce Samuel Bass (Brad Pitt), un canadese favorevole all’abolizione della schiavitù negli Stati del Sud, al quale il pover’uomo affiderà una lettera nel tentativo disperato di riunirsi di nuovo alla sua famiglia e ritrovare la propria libertà.
Steve McQueen torna di nuovo sul grande schermo con il suo terzo lungometraggio (ispirato all’omonimo libro del 1853 scritto proprio da Solomon Northup, tornato alla libertà dopo 12 anni di crudele sevizia), dopo aver raccontato senza mezzi termini la dipendenza sessuale in “Shame” e la fame e il deperimento fisico in “Hunger”.
Dei precedenti film “12 anni schiavo” eredita quella mortificazione corporea e quello schietto sadismo che McQueen ha ormai adottato come personalissima cifra stilistica, accompagnando scene crude e dirette con movimenti di macchina lenti, studiati, spesso affidati alla macchina a mano, e inquadrature di notevole durata (in “12 anni schiavo” queste assumono la funzione, a metà tra il sadismo e la morale, di costringere l’occhio dello spettatore a non sottrarsi alla violenza e a prendere atto dell’irrazionalità e della bestialità dei suoi simili).
Notevole è, inoltre, la dialettica ai limiti del paradosso che s’instaura tra i deliri della ragione (e, soprattutto, della religione) e la crudezza della violenza fisica, perfettamente incarnata e rappresentata dal personaggio di Epps – Fassbender, l’attore feticcio di McQueen, che regala al pubblico l’eccellente interpretazione di un devoto quanto mefistofelico cristiano praticante, un personaggio così ben riuscito che a tratti oscura la performance dell’attore protagonista (Chiwetel Ejofor, candidato, così come Fassbender, all’Oscar).
Con “12 anni schiavo”, Steve McQueen rivela ancora una volta una grande e personalissima padronanza nell’uso del mezzo cinematografico, sebbene stavolta sembri meno in grado di comunicare appieno l’intensità emotiva del contenuto, probabilmente perché troppo legato a un soggetto non originale che ha ingabbiato la sua schiettezza visiva ed emotiva entro i canoni di una sceneggiatura inevitabilmente più vocata alla narrazione che non all’emozione.
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