Titolo: Solo gli amanti sopravvivono
Titolo originale: Only Lovers Left Alive
USA: 2013. Regia di: Jim Jarmusch Genere: Drammatico Durata: 123'
Interpreti: Tom Hiddleston, Tilda Swinton, Mia Wasikowska, John Hurt, Anton Yelchin, Jeffrey Wright, Slimane Dazi, Carter Logan, Wayne Brinston, Ali Amine, Yasmine Hamdan, Kamal Moummad, Aurelie Thepaut
Sito web ufficiale: www.onlyloversleftalivefilm.tumblr.com
Sito web italiano: www.mymovies.it/sologliamantisopravvivono
Nelle sale dal: 15/05/2014
Voto: 8
Trailer
Recensione di: Domenico Astuti
L'aggettivo ideale: Originale
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Regista di culto e tra i più importanti director statunitensi indipendenti Jim
Jarmusch ci ha regalato vere perle negli ultimi trent’anni come Daunbailò ( con
il nostro Roberto Benigni – con cui ha girato anche Tassisti di notte e Coffee
and Cigarettes - e Tom Waits ), Mystery Train ( con Nicoletta Braschi ), ma
anche film più glamour come Dead Man ( con Johnni Depp ) e lo splendido Ghost
Dog - Il codice del samurai ( con il mitico Forest Whitaker ).
Adesso a
sessant’anni realizza Solo gli amanti sopravvivono, un puro divertissement in
cui ci mostra tutto l’amore per la Letteratura ( passione giovanile dell’autore
) e tutti i suoi vari debiti narrativi ed esistenziali, con il gusto per la
Controcultura americana dei vari Burroughs e Kerouac, il Cinema dei film
underground di Robert Downey senior e di Andy Warhol.
Realizza un film colto,
molto elegante, assai bello esteticamente ma anche terribilmente snob. Sceglie
due icone del Cinema glamour inglese come Tilda Swinton ( Eduardo II, Il
curioso caso di Benjamin Button ) e Tom Hiddlston ( Thor, War House ) e l’
inserisce in un Marocco immaginario tra Bowles e Borrunghs Anni Cinquanta e una
Detroit ormai deserto post industriale.
I due protagonisti si chiamano Adam
ed Eva, si amano da centinaia d’anni ( sono vampiri ) e tra loro c’è una
relazione perfetta, ma all’inizio vivono separati. Lei risiede a Tangeri, è
diafana, con una pelle di perla, sontuosamente bella; ama la danza, leggere
libri, e fa lunghe conversazioni con il suo amico Marlowe ( il grande
drammaturgo e poeta di Doctor Faust, scritto prima di Goethe ), insomma è
sempre interessata alla vita e nutre ancora speranze per questo mondo ormai in
rovina. Lui invece è un uomo che vive da isolato, in un edificio ai margini di
una città svuotata.
E’ colto in maniera smisurata, ha una grande sensibilità
verso la musica ma anche per le altre arti e compra strumenti musicali
preziosi, ma ha la consapevole della stupidità umana, del suo degrado e per
questo è depresso, quasi con la voglia di finirla assieme alla sua donna.
Insomma i due sopravvivono e vivono naturalmente di notte giacchè il sole è un
loro nemico.
Tra citazioni colte, rimandi cinematografici, costumi e
scenografie sontuose, Jarmusch vuole raccontarci una metafora della vita a
confronto con una Vita ideale, gli ultimi giorni di un’Umanità in cui un
passato regale e ricco si trova a competere con la postmodernità fatta di
persone volgari, di distruzione dell’ambiente, di ignoranza e del trionfo del
pochismo nei confronti della bellezza e del suo senso.
Un film fuori dagli
schemi, curatissimo nei dettagli, dai tanti rimandi che risulta difficile
poterli notare tutti, con una colonna sonora avvolgente e una fotografia
spendida.
Adam vive a Detroit ( città simbolo della musica ma anche delle macerie del
capitalismo dove ha la sede mondiale la General Motors ), vive chiuso nella sua
roccaforte, un palazzo isolato quanto può esserlo lui.
Colleziona chitarre
d'epoca e compone pezzi di musica elettronica inarrivabili per altri.
Ma degli
zombi ( così lui chiama gli esseri senza qualità ) si muovono di notte intorno
al suo palazzetto per poter ascoltare ciò che crea e semmai rubare idee. Non
esce mai di casa ed ha una specie di tuttofare, Ian ( l’attore russo Anton
Yelchinche ) che gli procura ciò che gli serve, dagli strumenti più rari al
sangue sterilizzato con cui si nutre a pallottole speciali.
Eve invece vive a
Tangeri ( città simbolo di una parte della Beat Generation, dove Borroungs ha
scritto Il pasto nudo, Jack Kerouac e Allen Ginsberg hanno camminato nella
medina gustando del buon kif e i beatniks chiamavano L’Hôtel El Muniria, Villa
Delirium ), tra stoffe pregiate e libri in tutte le lingue, trascorre le notti
in compagnia di Christopher Marlowe nel " Café Mille Et Une Nuits " e da lui
riceve il sangue puro con cui può vivere tranquillamente.
E’ Eve, più
generosa e aperta, quella che continua ad amare e dallo sguardo più limpido
verso il mondo, che decide di raggiungere il suo compagno in un viaggio
stettamente notturno.
Stabilitasi a casa di Adam riesce a far uscire di casa
il suo uomo e a fare un giro in auto, sono sereni e tranquilli ma quando
tornano trovano ad aspettarli Ava ( l’attrice australiana Mia Wasikowska ) , la
sorella minore di Eve. Adam non sopporta molto gli atteggiamenti eccessivi
della cognata che è anche colpevole di qualcosa che gli ha causato una
ottantina di anni prima.
Con pazienza la accoglie in casa e sopporta a fatica
i suoi eccessi, Ava è infantile, viziata e vuole solo divertirsi e fare
casino, si ingozza di sangue consumando le scorte di Adam, tocca tutto e
continua ad ascoltare la musica composta da lui senza il suo permesso. Una
notte Ava li convince ad andare in un night club assieme a Ian, il tuttofare
di Adam.
I primi problemi cominciano non appena Ava mostra una fiaschetta di
sangue che aveva riempito di nascosto con le scorte di Adam e subito dopo dagli
altoparlanti del night si comincia a suonare un pezzo che Adam aveva composto
pochi giorni prima, probabilmente rubato e consegnato al club da Ava. Adam
arrabbiato decide di tornare al suo appartamento.
Durante questa notte Ava
succhia il sangue al nuovo amico e distrugge i dischi di Adam e i suoi preziosi
strumenti. Adam ed Eve dopo aver gettato il corpo di Ian cacciano di casa Ava
furiosa e incontrollabile. I due poi decidono di partire per Tangeri, ma
arrivati hanno bisogno di sangue per nutrirsi ma l’amico Marlowe non si
trova...
Come sempre Jarmusch cerca di analizzare la crisi dell’individuo, con un
Cinema molto personale e con uno stile fuori dai clichè, in questo caso decide
di raccontare di due esseri che sono sopravvissuti alle intemperie dei secoli
anche grazie all’amore che nutrono l’uno per l’altra, al gusto del bello e nel
non farsi coinvolgere dal brutto dei rapporti umani e sociali. Jarmusch usa –
come al suo solito - il suo sguardo distaccato come un Beckett che osserva e
rende stranieri e nomadi i suoi personaggi a dir poco strambi. E i suoi non
sense a volte aiutano a capire meglio dove siamo e chi siamo.
Dilata i tempi
del compiersi e trova l'alterità nella quotidianità. C’è in tutto questo una
serie di debiti narrativi, dalla letteratura di Camus alo stile intimo e di
testimonianza del Cinema di Bresson ( nella ricerca del Sacro oltre la Forma
).
In questo film c’è un’accentuazione – quasi regale – delle citazioni
musicali, letterarie, cinematografiche, filosofiche – regali perché necessarie
e ponderate e non sfoggio sterile di cultura alta come può capitare con il
nostro Sorrentino.
La grande bellezza non è dichiarata né enunciata ma è la
necessaria conseguenza per poter vivere con decoro.
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