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Yin & Yang: Vivere o morire sospeso tra digitale e analogico PDF Stampa E-mail
Scritto da Ilaria Mutti   
sabato 27 ottobre 2007

Yin & Yang: Vivere o morire sospeso tra digitale e analogico.

Ciber terrorristi ed esercito americano che cade nel black out. Solo , un hacker che involontariamente si troverà al momento giusto nel posto sbagliato ( in nome del vecchio motto di John McLane “l’uomo giusto, nel posto sbagliato e al momento sbagliato) riuscirà a salvare gli Usa. Naturalmente il buon “vecchio” McLane sarà ferito dall’inizio alla fine e sarà la giusta contrapposizione di Matt Farrell, insomma un incontro/scontro tra “yin” e “yang”, tra il braccio e la mente, tra il digitale e l’analogico.
E anche se alcuni dei momenti più spettacolari del film risultano al limite dell’inverosimile, il tutto viene orchestrato in maniera esemplare e quindi anch una berlina si cappotta per aria dirigendosi verso McClane and Farrell, rimbalzando e sfiorando i due per poi schiantarsi sulle automobili in transito ha una sua giustificazione, così come l’auto di pattuglia di McClane decolla come un missile centrando un elicottero, per non parlare di
McClane e Mai (Maggie Q), fidanzata e spia-capo di Gabriel, che si scontrano in un violento combattimento corpo a corpo in un’auto sospesa verticalmente nel condotto di un ascensore, poi è il turno di un altro scagnozzo di Gabriel, Rand (interpretato dal celebre attore francese Cyril Raffaelli), che salta da un edificio, atterra su un’unità di condizionamento, salta verso una scala antincendio, scivola lungo un’altra scala antincendio per poi dondolare lungo una terza scala antincendio, il tutto nell’arco di una ripresa, cosa che mai era stata tentata in precedenza in un film e non poteva neppure mancare una sequenza mozzafiato di inseguimento in autostrada, in cui un jet Harrier insegue, fa fuoco e praticamente distrugge un TIR guidato da McLane.


Tornando alla realtà, in una sala stampa affollata, Bruce Willis in giacca grigia, maglietta bianca, occhiali da sole e cappello blu, fa il suo ingresso scusandosi per il ritardo.
Bruce Willis/John MacLane, quasi non si distingue più tra persona e personaggio, ma soprattutto fa piacere vedere Bruce in forma smagliante dopo 22 anni dall’esordio in questo ruolo che lo ha reso celebre in tutto il mondo. “il personaggio è cresciuto con me, all’inizio era quello che ero, un ragazzo cresciuto nel New Jersey… Ora è invecchiato anche John McLane è più lento, più iroso, non sono più un ragazzo, ho 52 anni… Mi sono preparato a questo personaggio cercando la miglior forma fisica possibile per reggere riprese serrate e mi faccio male più facilmente”.
Quando gli viene chiesto quando si è sviluppata l’idea del conflitto generazionale Mr Willis afferma che “era già presente tanti anni fa, quando feci il terzo”.
Poi si parla dei concerti che sta facendo in America “Era una cosa che mi interessava già da tempo anche se ho dovuto farli quando ero già stanco delle riprese.
L’ho preso come un hobby e andata bene… Ora che mi sono ripreso dal film, sono contento di questa esperienza”.
Quando gli viene chiesto se l’ironia che ha sempre caratterizzato Died Hard è frutto di un suo lavoro oppure è un lavoro degli sceneggiatori Bruce risponde dicendo che “è il risultato di quello che faccio io – poi aggiunge - io sono l’unico che è presente sin dal primo episodio insieme a poche persone della troupe, è noramele che la continuità del personaggio dipende da me.
John MacLane è un’icona anni ’80 come Rambo e Rocky. Riproporlo è stato correre un grosso rischio, ma il pubblico voleva rivederlo… Se il film non riusciva sarebbe stato un flop anche per me”.
Poi scatta la domanda di rito: il film ha scene di azione irreali, assurde, esagerate…
La risposta è immediata “Essere incredibile è l’obitttivo del film… E’ come un giro sulle montagne russe alla fine fai ‘fiuu’ o ‘wow’, ma voi non fatelo mai… Ma nel film si vede anche il dolore, l’eroe si fa male…” Poi sui progetti futuri afferma “ A dicembre farò un film di Oliver Stone “ Pinkville” sul massacro My Lai del 1968 (nel quale quasi 500 persone, tra civili e soldati vietcong, persero la vita per mano statunitense). «Un film che non piacerà alla Casa Bianca che ha tentato di zittire il tutto», ha detto l'attore statunitense che non perde occasione per sferrare colpi alla politica americana. Con Redford, invece, parteciperà al film Against all enemies, tratto dal libro del generale Richard Clarke, consigliere per la lotta al terrorismo di tre presidenti Usa.
Anche in questo caso si tratta di un film politically uncorrect, che accusa l'amministrazione Bush di aver anteposto la guerra in Iraq alla guerra contro al Qaeda, sia prima sia dopo l'11 settembre.
E proprio sul terrorismo, Bruce Willis ha aggiunto: «Alla Casa Bianca, quando ero ragazzino, era impensabile che potesse andarci un uomo di colore o una donna come oggi. Io dico solo: ci vada chi vuole, l'importante è che combatta davvero contro la minaccia terroristica».

 
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