L’assassinio del commendatore - Libro secondo. Metafore che si trasformano
Prosegue la misteriosa avventura del pittore, che trasferitosi nella casa in montagna del famoso Amada Masahiko – dopo aver trovato nel sottotetto il quadro intitolato “L’assassinio del commendatore” – ha dato il via ad una serie di eventi fuori dal comune: una campanella che inizia a suonare in piena notte, il commendatore del dipinto prendere forma davanti ai suoi occhi e solo lui può vedere, la conoscenza di Menshiki, lo strano vicino che vive dall’altra parte della vallata e lo coinvolge nei suoi affari personali, usandolo da tramite per avvicinare la sua probabile figlia tredicenne, Marie, che frequenta il corso settimanale di pittura.
Ciò che accadrà in questo libro secondo porterà il nostro pittore a capire cosa vuole dalla vita, quali sono le persone a cui è legato e non vorrebbe perdere.
Due eventi misteriosi e in parte inspiegabili capitano quasi in contemporanea a Marie, che un venerdì uscita di casa per andare a scuola scompare senza lasciare traccia, e al pittore, che chiede aiuto al commendatore per ritrovare la ragazzina. Questi gli dice che, a tempo debito, dovrà ricreare la scena del quadro: dovrà pugnalarlo. Riuscirà il nostro eroe ad affrontare questa e una serie di prove successive davvero singolari, ma necessarie?
Murakami Haruki ha ideato un mondo altro da quello reale, ma si ha la percezione esista tanto quanto il primo, fatto di personaggi che interagiscono nella realtà con il pittore in maniera logica e naturale. Il lettore non pensa siano allucinazioni quelle del protagonista, segue fiducioso ciò che l’immaginazione di Murakami ha creato, sicuro che lo condurrà per mano in un luogo che gli regalerà una variegata gamma di emozioni, come capita al pittore.
Il pittore e il lettore apprendono ciò che accade contemporaneamente e provano il medesimo spaesamento iniziale, si pongono le stesse domande, ma – probabilmente – mentre, giunti all’epilogo, il pittore accetta come un dato di fatto quanto gli è successo (senza scavare oltre), il lettore vorrebbe saperne di più, vorrebbe gli fossero svelate situazioni non dette.
Dello stesso pittore Murakami mostra dei lati oscuri a cui però non dà risposte. Ci sono, il lettore li percepisce, ma questo è quanto. E anche dello strano Menshiki si avverte concretamente la sensazione che ci sia molto di più da svelare, ma lasciato volutamente in sospeso dall’autore, il quale ha avuto la grandiosa abilità di dar vita a figure e circostanze profondamente misteriose e oscure, mantenendo celato più di quanto si scopre.
Nonostante per alcuni potrà essere frustante non venire appagata pienamente la propria curiosità, la storia narrata da Murakami possiede un’originalità e produce una quantità di emozioni che sarebbe un peccato perdersi.
Al singolo lettore starà valutare se la propria curiosità e soddisfazione sarà adeguatamente corrisposta alle aspettative del percorso narrativo intrapreso. Buona lettura!
L’assassinio del commendatore –
Libro secondo. Metafore che si trasformano
Titolo originale: Kishidancho Koroshi –
Libro secondo. Utsurou metafa hen
Autore: Murakami Haruki
Traduzione: Antonietta Pastore
Casa editrice: Einaudi, 2019
Pagine: 430
Prezzo: € 20.00
Francesca Caruso
|