L’ombra del sicomoro |
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Scritto da Francesca Caruso | |
giovedì 23 aprile 2020 | |
L’ombra del sicomoro
John Grisham è sulla scena letteraria da più di un trentennio, regalando ogni anno ai suoi lettori storie avvincenti ed Vi si racconta il seguito de “Il momento di uccidere” (1989). Dopo aver vinto il caso Carl Lee Hailey, l’avvocato Jake Brigance si ritrova a non avere chissà quale clientela e guadagni. Nonostante la causa giudiziaria abbia fatto scalpore, i tre anni successivi sono trascorsi in maniera sommessa per Jake e la sua famiglia. La situazione cambia quando gli perviene una busta contenente un testamento e una lettera a lui personalmente indirizzata da parte di Seth Hubbard, nome e persona mai conosciuta.
Quando l’avvocato si mette a leggere i documenti si rende conto che presto scoppierà un putiferio per ottenere l’eredità di un uomo, che è riuscito a nascondere a tutti l’ammontare del suo patrimonio, dal quale esclude anche i figli. In più Seth chiede a Jake di rendere pubbliche le sue volontà solo dopo il funerale, in quanto vuole che i suoi figli, ignoratolo per anni, si “struggano” durante i rituali del lutto, prima di sapere che non avranno nulla.
De “L’ombra del sicomoro” è suggestiva già la copertina, ovvero la carta da visita di un libro, se non si è a conoscenza del perché della composizione dell’immagine presentata. Dopo aver letto le prime righe del primo capitolo tutto si fa chiaro, eppure - per molti - il cambio di prospettiva con cui si guarda la foto, non cambia l’aspetto suggestivo, avuto in precedenza, che permane. È una sensazione individuale, ma in effetti l’impressione fascinosa di un oggetto o una composizione di oggetti in una foto, che si è visto positivamente non cambia quando si scopre l’aspetto oscuro che cela dietro (e può accadere anche il contrario). |
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