I quarantuno colpi
La Einaudi ha pubblicato “I quarantuno colpi”, romanzo del Premio Nobel per la Letteratura 2012, Mo Yan. Dei suoi romanzi editi in Italia, la Einaudi sta facendo un lavoro di tutto riguardo.
“I quarantuno colpi” è un romanzo singolare, che racconta una storia semplice e al tempo stesso ricca di sfaccettature.
Il giovane Luo Xiaotong vuole diventare discepolo del Grande monaco Lan e presentatosi al tempio racconta al maestro la sua storia, intorno alla quale si espleta quella di una Cina in ordine di cambiamenti economici e di stili di vita.
È il 1990, Luo Xiaotong ha dieci anni, quando accadono degli eventi che lo porteranno al presente in cui si trova, di fronte al maestro.
Nel villaggio in cui è cresciuto, l’attività principale è la macellazione della carne e lui ne è un grande estimatore, tanto da capirne il linguaggio e riuscire a mangiarne più di chiunque altro. Suo padre, dopo essere fuggito con l’amante, ritorna a casa con una figlia di cinque anni. La madre e Luo Xiaotong, dopo essersela cavati da soli, lo riaccolgono in casa. Ciò che accadrà da quel momento in poi ai suoi genitori e alla sua sorellina lo cambieranno a tal punto da non voler più toccare neanche un boccone di carne. La visita al Grande monaco gli darà la possibilità di riflettere su se stesso e su quanto accaduto alla sua famiglia.
Quanto accade alla famiglia di Luo Xiaotong e alla principale attività del villaggio, con la relativa modernizzazione del modo di lavorare la carne, rappresenta quanto succede alla Cina e alla sua corsa ad un arricchimento più cospicuo e sfrenato, disinteressandosi dei metodi utilizzati, crudeli e irresponsabili.
Mo Yan descrive adeguatamente ciò che viene fatto agli animali da macello, la cui carne subisce delle infiltrazioni d’acqua per essere più pesante quando si vende e ottenere così un guadagno maggiore. Quello che si fa artigianalmente, lo si rende poi a livello industriale e per ottenere un risultato migliore, si pensa a formule più disumane nel trattare le povere bestie.
“L’uomo moderno ha esteso la sua benevolenza agli animali, mentre si dedica all’invenzione di armi letali e sempre più spietate per lo sterminio dei propri simili” dice il protagonista per spiegare l’ipocrisia dell’uomo nuovo.
E in effetti in quanto a ipocrisia, di qualsiasi nazione si tratti, l’uomo ne elargisce in abbondanza, ciò non toglie che quanto fatto in passato a quegli animali fosse una pratica crudele, e irresponsabile verso i propri simili, che hanno comprato e mangiato carne adulterata.
Nel raccontare eventi del passato Mo Yan sembra quasi metta sull’avviso il lettore del presente, nell’aprire gli occhi per quanto possibile rispetto all’esperienza individuale, e nel fare ciò mostra un altro aspetto importante: l’ingordigia dell’uomo per il cibo, per la carne in particolare. Il suo protagonista ne è talmente ghiotto da essere convinto di capirne il linguaggio, ritornandoci più e più volte, affinché rimanga impresso.
Da questa lettura singolare si apprende molto, nonostante ci sia qualche passaggio che fa scemare l’attenzione dal percorso principale.
La sua originalità e l’argomento trattato la rendono una lettura meritevole.
I quarantuno colpi
Titolo originale: Sishiyi pao, 2003
Autore: Mo Yan
Traduzione: Patrizia Liberati
A cura di: Maria Rita Masci
Casa editrice: Einaudi, 2017
Pagine: 456
Prezzo: € 22.00
Francesca Caruso
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