Oscar 2014: chi saranno i vincitori?
Poche ore ci separano dall’evento cinematografico dell’anno, vale a dire la serata degli Oscar. Una lunga maratona da seguire con tanta attenzione, scandendone passo passo gli sviluppi, dall’intensa vigilia che ha preceduto le nomination agli Oscar fino alla scrupolosa descrizione di ogni categoria.
Perciò cos’altro resta prima dell’evento vero e proprio? Ma è chiaro, le nostre preferenze/previsioni. Un gioco, come sempre.
Un passatempo che ci vede impegnati in questa nostra corsa verso la luccicante notte losangelina, i cui verdetti appaiono quest’anno oltremodo incerti. Ecco il nostro punto della situazione.
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Qui non dovrebbe davvero esserci storia. A conti fatti i cosiddetti riconoscimenti tecnici parrebbero quelli più scontati, se non altro in termini di merito. Gravity sta guidando con mano sicura pressoché tutte le classifiche che stanno comparendo in questi ultimi giorni, ed effettivamente non riconoscere la fondatezza di quest’andazzo sarebbe poco veritiero.
In un modo o nell’altro è questo il film dell’anno.
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Bisogna ammettere che una delle “scottature” più rilevanti di quest’annata è stata la pressoché totale estromissione dall’appuntamento di quest’anno dei Coen. Di conseguenza un po’ ci speriamo in un premio che quantomeno marchi la presenza di A proposito di Davis. D’altronde non ruberebbe nulla, visto anche che parliamo di un film in qualche misura incentrato anche sulla musica. E visto che magari la miglior colonna sonora sarebbe fuorviante, riconoscere il lavoro operato con la registrazione dal vivo di certi brani potrebbe rivelarsi un’idea tutt’altro che malvagia.
MIGLIOR SONORO
Evochiamo (siamo costretti) nuovamente la barriera Gravity. Partendo da tale presupposto, tra i candidati non ci è dispiaciuto affatto All is Lost, altro film che a quanto pare l’Academy non ha gradito particolarmente. Anche in questo caso valgono le condizioni: un film totalmente ambientato in mezzo all’Oceano si rivela riuscito non solo in relazione a ciò che si vede ma soprattutto alla qualità di ciò che si sente. In tal senso il film di Chandor potrebbe dire la sua – Gravity permettendo, s’intende.
MIGLIOR SCENOGRAFIA
È vero, Il grande Gatsby si è rivelato ben lungi dall’essere quel fenomeno cinematografico del 2013 che doveva essere. Cionondimeno non si può glissare sulla “grandiosità” di tutto quel contorno che nel caso di Luhrmann non è mai mero contorno, anzi. Non si tratta di mero zelo ecumenico, visto che al di là di tutto poco si può imputare alla cura delle location ne Il grande Gatsby. Pompose, esagerate, tutto quello che si vuole. Ma il lavoro c’è e non è esattamente trascurabile.
MIGLIORE COLONNA SONORA
In questo caso ci uniformiamo a quello che sembra l’esito più probabile e diciamo Gravity. Un po’ per bilanciare il fatto che, in piena coscienza, finora abbiamo preferito altri film a questo. Ma in realtà diciamo che non abbiamo visto ancora Her e passa la paura.
MIGLIOR BRANO ORIGINALE
Riproponiamo la medesima preferenza esposta in sede di Golden Globe. A noi Let It Go piace e siamo pure convinti che alla fine la spunterà. Non ci dispiace affatto The Moon Song di Karen O, ed in questi casi ci sarebbe sempre da fare calcoli che al momento, in tutta onestà, poco o nulla ci interessano. Certo è che se Her dovesse malauguratamente restare a secco, la canzone originale potrebbe rappresentare una sorta di “contentino” per nulla disprezzabile. Vedremo.
MIGLIOR MAKE-UP E PARRUCCO
Dallas Buyers Club. Anzi no. Matthew McConaughey. Senza nulla togliere alla trasformazione di Leto, la metamorfosi più impressionante è proprio quella dell’attore che improvvisamente si è visto balzare da una situazione di caduta ad un’ascesa che chissà dove lo porterà, già a partire proprio da questi Oscar.
MIGLIOR MONTAGGIO
Qualora non si fosse capito, fosse per noi daremmo tutto a Gravity. Ma poiché chi scrive rientra nella categoria di persone alle quali il «sopravvalutatissimo» American Hustle è piaciuto, è su di lui che intendiamo brevemente soffermarci.
Anche perché proprio il montaggio rappresenta uno degli elementi a tratti trainanti del film, specie in quel quarto d’ora da montagne russe al casinò. E poiché, a dispetto delle non poche nomination, pare che la serata di domani non si profila particolarmente benevola per David O. Russell e soci, chissà che qualcuno non si ricordi il motivo per cui questo film si sta presentando con ben dieci (!) nomination. Occhio pure a Captain Phillips, che nella misura in cui riesce tanto deve riconoscere al suo ritmo profondamente serrato.
MIGLIORI COSTUMI
Neanche il tempo, eccoci tornare a bomba su American Hustle. Forse questo sarebbe il meno criticabile tra i premi potenzialmente conferibili. Certo, come sopra per le scenografie, anche qui terremmo d’occhio Il grande Gatsby, che quanto a costumi non si lascia certo dimenticare. Poi magari viene fuori l’outsider, ma il gioco ci pare si svolga essenzialmente tra questi due.
MIGLIORE FOTOGRAFIA
Glissare così impunemente anche stavolta sul lavoro di Lubezki sarebbe troppo. Qui Gravity vince facile, e per capire la portata di questa nostra forte affermazione basta citare almeno altri due tra i concorrenti per il premio, ossia A proposito di Davis e Nebraska, che quanto a fotografia sono né più né meno due ottimi prodotti. Solo che Gravity…
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Qui il discorso comincia a farsi serio. A quanto pare Jared Leto è già lì con la statuetta tra le mani, ma noi non siamo sinceramente convinti. Se c’è una cosa che in 12 anni schiavo ci ha convinto senza riserve è proprio la prova di Michael Fassbender, che al di là di ogni logica o calcolo subentrante riteniamo il migliore tra i nominati in questa categoria. Vincerà Leto, ok. Ma noi dissentiamo già adesso.
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Qui chi scegli? Lupita Nyong’o sembra essere in pole ma noi propendiamo per Julia Roberts. Non solo perché I segreti di Osage County è un film che abbiamo apprezzato, ma perché la Roberts è chiamata a un ruolo da gigante e lo porta a casa con bravura e dignità.
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Ci spiace dirlo, ma non ce lo vediamo tanto Miyazaki mentre ritira il suo secondo Oscar dopo La città incantata. Eppure per noi Si alza il vento è in assoluto il miglior film d’animazione visto negli ultimissimi anni, e basta solo pensare a quella proiezione di Venezia per non avere dubbi circa la nostra ininfluente scelta. Solo che certe dinamiche contano ed alla fine della fiera Frozen probabilmente sarà l’unico a non tornare a casa a mani vuote.
MIGLIOR DOCUMENTARIO
Tra i candidati abbiamo visto solo The Act of Killing: un pugno nello stomaco notevole. E a quanto pare l’idea non dispiace nella West Coast, quindi niente di strano che la scelta possa cadere su questo film, così poco nelle corde di quell’ambiente ma non per questo non meritevole. Anche se non ci dispiacerebbe recuperare anche gli altri, specie The Square di cui si dice un gran bene.
MIGLIOR FILM STRANIERO
Bando alle superstizioni, non vediamo quale altro film possa vincere se non La grande bellezza. Con un Golden Globe e un BAFTA già in cassaforte sarebbe davvero sorprendente, anche alla luce dell’accoglienza in generale riservatagli oltreoceano, se non fosse lui a spuntarla. Insomma, oltre alla superstizione nella spazzatura ci buttiamo pure il campanilismo.
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Eccoci alle categorie roventi. Partiamo con ciò che vorremmo noi, ossia un riconoscimento a Before Midnight. Sarebbe un po’ il coronamento di una trilogia tutta durata quasi vent’anni, oltre che di un regista di una certa levatura come Linklater. Detto ciò, 12 anni schiavo probabilmente è in testa, con The Wolf of Wall Street pronto a fare lo sgambetto alla prima occasione buona.
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Paghiamo di nuovo lo scotto di non aver visto Her, che alcuni danno per favorito, altri per preferito. Così su due piedi American Hustle ci pare che abbia più chance di tutti, sebbene Blue Jasmine ha certamente voce in capitolo. Tolti questi tre non sapremmo che altro pensare.
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Questa l’abbiamo in qualche modo propiziata poco sopra. Il nome più e più volte pronunciato, in queste ore così come nell’ultimo mese, è senz’altro quello di Matthew McConaughey. A noi sta bene.
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Sono trascorsi mesi da quando da queste parti consegnammo virtualmente quest’Oscar, e da allora non abbiamo cambiato idea: Cate Blanchett è la nostra favorita. Tuttavia non si può certo consegnare così sbrigativamente all’oblio un’ottima Amy Adams nonché (perché no?) anche Sandra Bullock. Quest’ultima, la cui prova è tutto fuorché deludente, vive dell’onda montante per Gravity, inutile negarlo. Della Adams si potrebbe dire lo stesso, solo che American Hustle a parte lì in mezzo se non è la migliore poco ci manca. Capiremo a breve se il polverone che ha investito Allen nelle ultime settimane farà la differenza nell’ambito di una categoria dall’esito che pareva scontato.
MIGLIOR REGISTA
Allora. Posto che McQueen e Cuarón se la giocano alla pari quanto a percentuali, molto potrebbe dipendere dall’epilogo relativo al miglior film. Mancheremmo d’immaginazione, o più semplicemente siamo così pigri che non vogliamo nemmeno sforzarci a capire chi dei potrebbe spuntarla. Quindi diciamo Cuarón, che per noi ha già vinto, così come…
MIGLIOR FILM
… Gravity. Per quanto ci riguarda è indiscutibilmente questo il film dell’anno. Lo diciamo da tempi non sospetti, sebbene non fossimo affatto i soli (ma certamente fra i primi) a scorgere la portata di questo complesso e travagliato lavoro.
Una statuetta, per quanto blasonata, non potrà certo cambiare una realtà già acquisita.
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