ROMA FICTION FEST - MASTERCLASS ANDY GARCIA
Il Padrino parte III, Gli Intoccabili, Black Rain, Ocean's Eleven. Questi sono solo alcuni dei film interpretati da Andy Garcia, uno dei migliori attori da venti anni a questa parte.
Ospite del Roma Fiction Fest, l'attore cubano ha tenuto venerdì 9 Luglio un'interessantissima masterclass parlando del suo mestiere di attore, della sua patria, Cuba, cui è molto legato e dei cui abitanti sente molto la sofferenza, e delle sue passioni per la musica e per la regia.
Ha parlato del Padrino, che ha segnato la sua vita, e di Francis Ford Coppola che ha osservato attentamente mentre girava il terzo episodio della saga, prendendo ispirazione per il suo futuro come regista. La regia infatti, è un mestiere che Andy Garcia ama, perché ama il viaggio puro che si fa raccontando una storia. "I love directing. You make a movie because you want to tell a story".
Ha ricordato uno dei suoi miti, James Coburn, con cui ebbe la fortuna di lavorare negli Intoccabili e ha parlato dello sport, in particolare del baseball, praticato fino ai 18 anni, che gli è ornato utile nella famosa sequenza della carrozzina, poiché facendo la scivolata laterale con cui i giocatori occupano la base, è riuscito a bloccare la caduta della carrozzina e contemporaneamente a lanciare la pistola a Kevin Costner.
Ha raccontato poi del cinema degli anni '60, un cinema che osava, diverso da quello di oggi: gli stessi film di Scorse o Coppola dei primi anni, oggi non verrebbero prodotti se non al di fuori del sistema o come film indipendenti. E anche i progetti ai quali ha lavorato ultimamente l'attore, City Island e La città perduta, hanno necessitato rispettivamente di 3 e 16 anni prima di vedere la luce per mancanza di finanziamenti. Perché oggi, dice l'attore, a Hollywood si producono principalmente blockbuster mentre le grandi storie si spostano verso la televisione in cui la gente si riconosce maggiormente; il cinema invece, sembra sia destinato per lo più i teenagers.
Affabile e simpatico, Andy Garcia passa dall'inglese allo spagnolo, sfoderando anche qualche frase in italiano; ricorda la sua esperienza romana, quando si trasferì al Quarto Miglio mentre giravano Il Padrino parte III negli studi di Cinecittà.
La prima notte era solo in casa e degli zingari provarono ad entrare; lui però non sapeva quale fosse il numero della polizia italiana e se la cavò accendendo tutte le luci e facendoli scappare.
Gli viene chiesto cosa ne pensa del 3D ma risponde che come regista non è interessato al nuovo formato poiché ciò che vuole raccontare sono le emozioni, le relazioni, le situazioni umane, alla Vittorio De Sica. Come attore però, potrebbe essere un'esperienza singolare. Proprio lui, attore, racconta la sua gavetta - quando lavorava nel teatro perché una volta arrivato a Los Angeles, non combinava nulla - racconta di quando la divisione tra cinema e televisione era molto marcata e il piccolo schermo era considerato come la serie B di Hollywood. Oggi invece, gli attori e le attrici fannno a gara per comparire nelle tante serie tv che appassionano il pubblico di tutto il mondo. Racconta di come lui, "testa dura", grazie ad un agente che ha creduto in lui, è riuscito finalmente a farsi conoscere. E proprio mentre studiava recitazione, uscì Il Padrino, un film che lo ha segnato e che ritiene sia uno dei film più belli mai realizzati.
"Quando recito", dice l'attore, "cerco di personalizzare il più possibile i miei personaggi": vuole creare una connessione tra se stesso e il suo personaggio. Ma in quanto attore e in quanto padre che ha recitato al fianco di due delle sue figlie, non dà consigli e mantiene un rapporto puramente professionale con Dominique e Daniela. Ci vogliono preparazione, tanto sudio e la sua proverbisler testa dura.
Ha parlato anche della sua passione per la musica - Il pianoforte, strumento che suona benissimo, ha imparato a suonarlo come autodidatta: una settimana con un dito, poi è passato a due dita e dopo tanti anni, ora è un pianista provetto - una cosa che lui ha nel sangue essendo di Cuba e parla proprio del suo paese natale. Dice: "i problemi ci sono in tutto il mondo, ma tutto il mondo è libero, Cuba no". Sente molto la questione dell'embargo e lui stesso si definisce un esiliato.
E' una bella persona Andy Garcia, un attore e un regista che sa il fatto suo, che non si piega all'industria hollywoodiana.
Un attore che ha recitato per alcuni tra i più grandi registi di Hollywood e al fianco di attori e attrici di grande talento ma un interprete ed oggi un regista, cui preme raccontare storie.
Una persona di grande temperamento, riservata nella vita privata ma che nei suoi film svela tutto di sé, senza segreti. Nel frattempo, attendiamo con ansia di vederlo in Cristiada, il film che sta girando in Messico e a cui sono dovuti i baffoni con cui si è presentato al pubblico romano.
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