Commedia
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Scritto da Francesco Lomuscio
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domenica 14 gennaio 2007 |
Hazzard
Titolo originale: The Dukes of Hazzard
USA: 2005. Regia di: Jay Chandrasekhar Genere: Commedia Durata: 106'
Interpreti: Seann William, Scott Jessica Simpson, Johnny Knoxville
Sito web: www.dukesofhazzard.com
Voto: 6
Recensione di: Francesco Lomuscio
Ormai, tra due Charlie's angels ed uno Starsky & Hutch sembra che a Hollywood, accanto a quella dei comic-movie e dei movie-games, sia esplosa la moda di portare sul grande schermo i personaggi di vecchi telefilm. Quindi, Jay Chandrasekhar, membro del team comico Broken Lizard, dopo lo slasher demenziale Vacanze di sangue, del 2004, torna dietro la macchina da presa per rileggere in un lungometraggio cinematografico le imprese narrate in Hazzard, una delle sue serie televisive preferite, trasmessa nel 1979 da CBS, miscuglio di gusto del Sud e azione non-stop, la quale, per i fan, è sinonimo di inseguimenti in automobile e scazzottate su polverose strade di contea.
La contea di Hazzard, come suggerisce il titolo, su cui imperversano, a bordo della loro Dodge Charter, la Generale Lee, i cugini Bo e Luke Duke, originariamente interpretati da Tom Wopat e John Schneider, ma che hanno ora i volti dell'eccezionale Seann William Scott della trilogia American pie e di quel Johnny Knoxville divenuto famoso per la controversa serie di MTV Jackass. Qui i due, che spesso si ritrovano inseguiti dagli uomini dello sceriffo quando, durante alcune consegne, infrangono la legge, vivono insieme allo zio Jesse, splendidamente incarnato da Willie Nelson, che produce la birra più buona del Sud, ed alla cugina Daisy, nei cui cortissimi shorts troviamo "custodita" la provocante Jessica Simpson, e finiscono per scoprire che le proprietà dei loro vicini sono state confiscate illegalmente dal losco funzionario governativo Boss Hogg.
Un Burt Reynolds duro e minaccioso come al solito, ma decisamente fuori parte, quest'ultimo, in quanto il personaggio originale della serie, con il caratteristico completo bianco, stivali bianchi e grande Stetson bianco, era rappresentato come un personaggio sì temibile, ma in fin dei conti grasso ed imbranato.
Al di là di questo, però, elemento su cui possiamo tranquillamente chiudere un occhio, Chandrasekhar richiama efficacemente ed in maniera nostalgica, supportato dalle scenografie di Jon Gary Steele (American history x) e dalla fotografia di Lawrence Sher (La mia vita a Garden State), l'atmosfera televisiva degli Anni Settanta, sebbene i suoi personaggi parlino di email e morbo della mucca pazza, e zio Jesse, impegnato a sfornare i suoi esilaranti indovinelli, se ne esca dicendo: "Sapete cosa succede se date del viagra ad un politico? Diventa più alto!".
In conclusione, quindi, circa 105 coinvolgenti ed irresistibili minuti, tra scazzottate alla Bud Spencer e Terence Hill, inseguimenti eseguiti di retromarcia e la mitica Lynda Carter di Wonder woman nei panni di Pauline, che rischiano soltanto, in alcuni momenti, di risultare un po' troppo fracassoni; ma, nonostante siano trascorsi più di venticinque anni, sui sedili della veloce Dodge Charger arancione con 01 scritto sulle fiancate ed il disegno della bandiera sudista sul tettino, il divertimento è ancora oggi assicurato!
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Cult Movie Sci-fi
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Scritto da Paolo Fabbri
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domenica 14 gennaio 2007 |
Halloween DVD
Halloween
USA: 1978. Regia di: John Carpenter Genere: Horror Durata: 93'
Interpreti: Jamie Lee Curtis, Donald Pleasence, Nancy Loomis, Tony Moran,
Charles Cyphers
Recensione di: Paolo Fabbri
Haddonfiled, Illinois,
1963, durante la notte di Halloween il bambino
Michael Myers uccide la sorella maggiore Judith dopo che questa ha avuto un
rapporto con il suo fidanzato.
Smith’s Grove. 1978, la notte della vigilia
della festa di Halloween, esattamente quindici anni dopo, Michael riesce a
fuggire dal manicomio nel quale era stato rinchiuso.
Sulle sue tracce si mette
il dottor Sam Loomis, colui che per tutto il periodo della detenzione si era
curato della sua malattia. Con molta probabilità il ragazzo, ormai cresciuto e
molto forte fisicamente, avrà fatto ritorno nella sua vecchia casa.
Giunto in
città, infatti, Michael incomincia a pedinare Laurie, una ragazza simile a sua
sorella, ma molto timida, nel frattempo il dottor Loomis cerca Michael nel suo
passato: prima passa dal cimitero e trova che la lapide di Judith è stata
sottratta, poi una volta raggiunta la vecchia e disabitata casa dei Myers, vi
trova un cane sbranato da poco tempo. Laurie intanto, per la notte di
Halloween, ha accettato di fare la baby sitter, così come una sua amica, anch’ella
pedinata di Michael. Sarà proprio quest’ultima la prima vittima, una volta
che si sarà ritrovata sola dopo aver piazzato la bambina che doveva
controllare a Laurie. Una coppia di amici intanto, raggiunge la casa dove la
ragazza è stata uccisa ed anche loro diventano vittime.
Laurie, spaventata e
preoccupata a causa di una serie di segnali (la telefonata di una vittima
mentre stava morendo) decide di farsi coraggio e va a dare un’occhiata nella
casa dell’amica. Qui rinviene i tre cadaveri e, dopo essere stata aggredita
di Michael, riesce a fuggire ed a tornare nella casa dove stava lavorando come
baby sitter. Michael riesce ad entrare nella villa e dopo diverse
colluttazioni, nelle quali rimane ferito più volte, è infine colpito da
diversi proiettili esplosi dal dottor Loomis, in perlustrazione in quella ed
attirato dalle grida dei bambini. Poco dopo, il corpo di Michael non si
troverà più.
Capolavoro del cinema horror, più che un classico, una pietra miliare del
genere (poi diventato horror urbano). L’uomo senza volto, che non ha
immagine, è il serial killer, la cui natura folle è rappresentata proprio da
questo topos.
Il prologo che introduce il trauma del maniaco, è semplicemente
perfetto: la sequenza dell’omicidio di Judith si apre e si chiude con un’inquadratura
frontale della casa (con la quale per altro si chiude tutto il film) e tutto
avviene con quella che sembra un’unica sequenza.
Il personaggio principale,
Michael (interpretato sotto la maschera da Tony Moran), è costruito oltre che
naturalmente da una forte preferenza per la soggettiva, attraverso le indagini
del dottore che, ripercorrendone i luoghi del passato ne descrive il carattere
presente (nel dialogo con il poliziotto ad esempio, dopo aver ritrovato il
cadavere del cane “Un uomo non sbrana” “Lui non è un uomo”).
Per
mantenere questa distanza nel racconto, per quanto riguarda la scelta delle
inquadrature, Carpenter preferisce campi medi e campi lunghi, arricchiti da
pregevoli carrelli e dall’uso della steadycam, all’interno dei quali la
soggettiva di Michael o l’ingresso del suo corpo nell’immagine, appare
anche come un’intrusione del folle nella quotidianità di Haddonfiled, e non
permette allo spettatore di avere un altro punto di vista se non quello dell’assassino.
Il regista si curò anche di comporre la musica, diventata ovviamente un cult,
e che mostra una capacità di adattarsi alle immagini tanto da rendersi
necessaria quanto queste nel creare autentica suspence nello spettatore.
Molto
pulito anche il lavoro dell’operatore alla m.d.p. Ray Stella. I titoli di
testa (nei quali il regista ci tiene a mostrare la paternità del lavoro sin
dal titolo, lasciando che appaia John Carpenter’s Halloween) scorrono mentre
una zucca invade lo schermo, proponendo da subito quello stato d’angoscia dal
quale lo spettatore non potrà che rimanerne affascinato.
Scritto in soli dieci
giorni con Debra Hill, anche coproduttrice, e girato in tre settimane, costò
trecentomila dollari e fu il primo grosso successo di pubblico di Carpenter
(Morandini 2003) con in incasso di sessanta milioni (Di Giammatteo –
Dizionario del cinema americano).
Esordio al cinema per l’appena ventenne
Jamie Lee Curtis, figlia di Tony Curtis e Janet Leigh, da quel giorno una delle
icone degli anni ottanta delle scream girls.
Sarà l’unica ragazza a
salvarsi, perché meno frivola delle sue amiche.
Seguito da oltre sei
pellicole, tutte prodotte sul personaggio di Michael Myers, e da un’infinità
di cloni, mai all’altezza di questo capolavoro del genere.
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Fantascienza
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Scritto da Elisa Giulidori
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domenica 14 gennaio 2007 |
Guida galattica per autostoppisti
USA: 2005. Regia di: Garth Jennings Genere: Fantascienza Durata: 110'
Interpreti: Martin Freeman, Sam Rockwell
Recensione di: Elisa Giulidori
Una mattina Arthur Dent scopre che la sua casa sta per essere abbattuta da un bulldozer, che il suo miglior amico in realtà è un extraterrestre in missione sulla terra e che il Pianeta Terra sta per essere distrutto...
La sua unica speranza è fuggire prima che sia troppo tardi.
La guida galattica per autostoppisti del titolo altro non è che un libro per orientarsi nel pazzesco universo creato da Douglas Adams, autore del romanzo da cui è tratto questo film.
E una guida onestamente sarebbe utile anche per seguire l’evolversi delle vicende di questa pellicola che tende molto al demenziale proponendoci uno stile che ricorda il famoso "Balle spaziale".
La storia è certamente originale con alcune simpatiche trovate ma il tutto risulta eccessivamente fracassone e sciocco.
Le risate alla fine risultano poche anche per colpa degli interpreti, sia quelli in carne ed ossa che non esprimano nessuna simpatia, sia per quelli alieni che risultano lontani parenti degli extraterresti di "Men in Black".
Mi dispiace dirlo ma molti milioni di dollari con questo film sono stati gettati dalla finestra.
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Commedia
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Scritto da Luca Calamai
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domenica 14 gennaio 2007 |
Giù
per il tubo
USA - Gran Bretagna: 2006. Regia di: David Bowers, Sam Fell Genere: Animazione Durata:
86'
Interpreti: (voci) Kate Winslet, Hugh Jackman, Ian McKellen, Andy Serkis, Bill
Nighy, Shane Richie, Susan Duerden, Jean Reno, Douglas Weston
Recensione di: Luca Calamai
Ci
sono topi e "topi", come del resto ci sono esseri umani e
"esseri umani": una divisione dovuta a tanti fattori
"attendibili" come la classe sociale, il reddito finanziario, la
cultura, le origini famigliari...
La nuova creazione dai realizzatori della
serie "Wallace e Gromit" prende spunti classisti per raccontare il
viaggio nei bassifondi di Roddy, aristocratico ratto di Kensington che,
ritrovatosi da solo a difendere la villa in cui vive con i suoi
"padroncini" umani da un topo di fogna di nome Sid, finisce lui
stesso per cadere nella trappola che aveva predisposto per il suo invadente
avversario: lo scarico del water!
Attraverso le tubature e giù per i numerosi scarichi fognari di Londra, Roddy
si ritrova nella città di Rattopolis dove conosce la bella Rita, topolina
fuorilegge con conti in sospeso nella malavita.
Nel tentativo di salvarsi la
propria pelle prima, e aiutare la giovane Rita poi, l'aristocratico ratto si
ritrova immischiato in un complotto, programmato dalle mira diaboliche di un
malvagio Rospo mafioso, per distruggere la città dei topi.
Spetterà proprio a
Roddy risolvere la faccenda!
Dalla Dreamworks e dalla Aardman Features arriva una ventata d'aria fresca nel
panorama sempre più ampio, e più intasato, del cinema d'animazione.
"Giù per il tubo" è una commedia divertente e spigliata con piccoli
colpi di genio registici e una sceneggiatura matura, insolente, ma mai
stancante diretta da Sam Fell e David Bowers. Prendendo spunto da pellicole
famose come "Mamma ho perso l'aereo!", "All'inseguimento della
pietra verde" o ancora la saga di 007, la pellicola animata con il
connubio di Computer Grafica e l'utilizzo di plastilina e pongo avvince con
trovate azzeccate e un umorismo mai noioso o "facile".
Quello che
colpisce maggiormente lo spettatore è un generale senso di ispirazione che si
avverte guardando il film, intuizioni che spesso fanno il verso a dinamiche
culturali dei nostri tempi.
La ricostruzione della Londra a misura di topo ad
esempio è un piccolo gioiello di irriverenza nei confronti della metropoli
inglese, con il Tower Bridge ricostruito utilizzando una cabina telefonica e un
bagno pubblico; oppure passando a vere situazioni comiche come il momento della
videochiamata al cellulare, tra una rana-mimo e il cattivo del film: un vero
spasso.
I particolari visivi e narrativi sono talmente tanti che alla fine del
film si esce dalla sala commentando, bonariamente divertiti, le numerose gag
viste sullo schermo. Davvero piacevole.
A dare le voci inglesi ci sono grandi nomi: Hugh Jackman, Kate Winslet e Jean
Reno solo per citare i più noti al pubblico, ma anche Ian McKellen e il resto
del cast non è meno ispirato.
Così come è davvero buona la colonna sonora, con temi sempre in sintonia con
le situazioni del film e ritmi incalzanti e ben inseriti nei vari contesti.
Un
film completo anche sotto questo aspetto.
"Giù per il tubo" è un film divertente, ironico, sfrontato, ma che
riesce a mantenere quel suo "aplomb" inglese tipico della cultura
britannica.
Una pellicola da consigliare senza remore, anche in virtù di una
certa monotonia che ha investito, tranne pochi esempi, i film di animazione
negli ultimi tempi.
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Commedia
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Scritto da Luca Orsatti
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domenica 14 gennaio 2007 |
Garfield 2
USA: 2006. Regia di: Tim Hill Genere: Commedia Durata: 78'
Interpreti: Bill Murray (voce), Breckin Meyer, Jennifer Love Hewitt, Lucy Davis, Ian Abercrombie
Recensione di: Luca Orsatti
Torna sui grandi schermi il gatto arancione, beniamino di molti lettori di fumetti e non solo.
Stavolta le avventure di Garfield si svolgono in Inghilterra, paese in cui si reca il suo padrone Jon (Beckin Meyer), per chiedere la mano della ormai storica fidanzata Liz (Jennifer Love Hewitt).
Qui vive un altro gattone dal pancione prominente, sosia del nostro eroe, che non è un lazzarone come lui ma addirittura un principe "ereditario", con tanto di possedimenti in campagna e sudditi devoti. Purtroppo il cattivone di turno lord Dargis (Billy Connolly) vuole mettere le mani sul patrimonio di Principe per ereditare a sua volta le ricchezze, tentando in ogni modo di farlo fuori.
Per un caso fortuito i due gatti si scambiano i ruoli e grazie ad una coalizione di animali sventeranno gli attentati di Dargis accompagnandoci all'immancabile lieto fine.
Il film, usando le idee più antiche e sfruttate della storia del cinema, come lo scambio tra il ricco e il povero e l'inerme animaletto che eredita le ricchezze del padrone in balia degli invidiosi (Duchessa e i suoi micini e il perfido Edgard degli "Aristogatti" insegnano) risulta essere davvero prevedibile e scontato.
Sebbene il gattone sia sempre simpatico e accattivante, la sceneggiatura è davvero povera di originalità e priva dell'humor nero che contraddistingue il fumetto di Garfield.
Le gags sono spesso scontate e le battute simpatiche si contano sulle dita di una mano.
Come si poteva immaginare, gli elementi che hanno funzionato nella prima pellicola, che già non era campione di originalità e genio, sono sfruttate nella seconda al massimo, come le ripetute danze panciute del protagonista, l'interazione con animali veri, gli inseguimenti rocamboleschi e la "vendetta animale" sul cattivo.
Fiorello se la cava egregiamente nel doppiaggio di Garfield e Principe riuscendo a dare sfumature diverse alla sua voce per caratterizzare le due differenti nature dei protagonisti.
Risulta migliorata la qualità dell'animazione al computer: l'immagine di Garfield si amalgama meglio con lo sfondo e ha un'aria maggiormente "verosimile".
Forse il film potrà essere apprezzato dai bambini ma non è detto che lo sarà anche dagli adulti, decisamente per i fans accaniti.
La curiosità: mentre nella versione italiana è sempre Fiorello a doppiare i due gattoni, nella versione originale Garfield è doppiato, come nel primo film, da Bill Murray e Principe è doppiato da Tim
Curry.
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