Fantascienza
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Scritto da Federico Albani
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domenica 14 gennaio 2007 |
Fantasmi da Marte
Ghost of Mars
durata: 110'
video: 2,35:1 formato widescreen anamorfico 16/9
audio: Italiano, Inglese, Spagnolo (Dolby Digital 5.1)
sottotitoli: Italiano, Inglese, Spagnolo
extra [*sottotitolati in italiano] : Menù interattivi, Accesso diretto alle scene, Videodiario*, Commento del regista John Carpenter in compagnia di Natasha Henstridge*, Girando Fantasmi da marte*, Effetti speciali*, Trailer, Filmografie
custodia: amaray
produzione: Sony
Buona la resa visiva di questo film che, bisogna dirlo subito, non è molto facile per l'encoding, in quanto molto cupo e con scene sempre illuminate in maniera non molto elevata.
Detto ciò, si apprezza ancor di più il lavoro della Columbia.
Efficaci i livelli di luminosità e contrasto, che permettono di apprezzare il croma e delineano molto bene le tonalità scure. Stabile l'immagine anche per effetto di una definizione quasi sempre adeguata, ma limitata in taluni frangenti da flessioni che riguardano in particolare gli elementi in secondo piano.
La compressione per fortuna non crea particolari distorsioni.
Entusiasmante l'ascolto di questa traccia in Dolby 5.1, dal suono potente e direzionale che sfrutta tutti i canali a disposizione grazie ad una separazione convincente.
Stabile e brillante il segnale del fronte anteriore, sempre egregio nel proporre i dialoghi. Ogni tanto si avverte un leggero "schiacciamento" del parlato rispetto alle musiche ed effetti dei canali sx/dx.
Grande divertimento viene fornito dai canali surround, briosi e separati ottimamente, corredati inoltre da una spazialità che amplifica l'effetto delle scene d'azione. Apprezzabile il contributo del subwoofer, discreto e potente all'occorrenza.
Corposa la quantità dei contenuti speciali. Si parte con il commento del film, che è in linea con tutti gli altri fatti da Carpenter assieme ai suoi attori: infatti tende spesso e volentieri a perdersi in chiacchiere e a divertirsi con Natasha Enstridge. La cosa non è una pecca, anzi è simpatica.
Sono due i documentari sulla lavorazione, mentre il Video-diario altro non è che un backstage senza commento, ma con i suoi di presa diretta presi dal set.
Per completare il tutto non mancano materiale testuale da leggere con calma e i trailer promozionali.
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Avventura
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Scritto da Diego Altobelli
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sabato 13 gennaio 2007 |
Eragon
Titolo originale: Eragon
USA: 2006. Regia di: Stefen Fangmeier Genere: Avventura Durata: 128'
Interpreti: Jeremy Irons, John Malkovich, Edward Speleers, Djimon Hounsou, Robert Carlyle, Alun Armstrong
Sito web: www.eragonmovie.com
Voto: 5
Recensione di: Diego Altobelli
Dopo il flop colossale di "Dungeons and Dragons", pellicola fantasy del 2000 ispirata ai giochi di ruolo più famosi al Mondo, Jeremy Irons ci riprova con lo stesso fascinoso genere narrativo: in "Eragon", questa volta, veste i panni del buon mentore Brom che deve istruire il giovane Eragon alle arti mistiche dei Cavalieri dei Draghi. Sul cammino del giovane però si frappone John Malkovich nelle vesti del cattivissimo Re Galbatorix, e il suo braccio destro Durza, Maestro delle Arti Oscure. A Eragon e al suo drago Saphira spetta così il difficile compito di riportare la pace nelle terre di Alagaesia... Tratta dai best sellers della saga fantasy di Christopher Paolini, che comprende l'omonimo "Eragon" e il seguito "Eldest", la pellicola girata da Stefen Fangmeier, qui al suo primo vero debutto come regista, tenta di imporsi nel panorama natalizio di commedie e cartoni animati con un film che vuole rendere giustizia a uno dei personaggi letterari più apprezzati degli ultimi anni. "Eragon" è un film fantasy dal gusto un pò retrò: in lui non vanno ricercati particolari vezzi originali o innovativi, ma solo l'intenzione di raccontare una nuova mitologia di eroi, molto più simili ai supereroi dei fumetti che ai cavalieri classici delle leggende. Eragon somiglia più ad un Superman con cappa e spada che ad un guerriero fantasy: è capace di vedere oltre la materia solida e a lunghe distanze, ha poteri curativi di varia natura, spara raggi energetici, e ha una simbiosi telepatica con il suo drago, Saphira, lo stesso che gli conferisce i poteri. Inoltre, proprio come i supereroi dei comics americani, si carica del peso del Mondo "suo malgrado", prendendo coscienza di sé lentamente, proprio come un neo-Uomoragno. Ma a parte la natura intima del personaggio principale, in "Eragon" le innovazioni e le idee originali si fermano lì, proponendo una storia che, a ben vedere, non va molto oltre il: "Salviamo la principessa; uccidiamo il cattivo; ripopoliamo il Mondo". Alla pellicola quindi viene a mancare un pò di quella profondità che invece è necessaria al genere fantasy proprio per risultare il più possibile credibile e avvincente. Dal punto di vista registico quindi il film pare muoversi troppo in fretta, con stacchi brevi e solo insinuanti, mai davvero esplicativi sulla trama in corso; in più, pur essendo accademicamente corretta, la regia pare perdersi troppo in carrellate e panoramiche più intente a descrivere i bellissimi paesaggi che a comunicare effettivamente qualcosa allo spettatore. Forgiato male.
Alla guida del drago Saphira, doppiato (senza pathos) da Ilaria D'Amico, troviamo il diciottenne Ed Speelers, al suo debutto davanti una cinepresa. Ragazzino che, pur non avendo un viso propriamente interessante, si dà fare come può e alla fine riesce pure ad affezionare il pubblico generalmente perplesso in sala. La sua interpretazione, lungi dall'essere convincente, lascia comunque ben sperare nel possibile seguito che sarà realizzato presto.
Il film infatti non finisce, lasciando un finale molto aperto.
Ridateci Frodo e il suo anello...
Insomma "Eragon" ci prova con dignità e orgoglio ad elevarsi a nuovo paradigma fantasy, lungi dal riuscirci però, il film rimane un tentativo di genere a metà strada tra gli anni Ottanta di "Krull" e gli anni Novanta di "Harry Potter". In assenza di vera profondità narrativa, ad onor del giusto presente nei libri di Paolini, alle terre di Alagaesia rimane la speranza di migliorare il proprio futuro cinematografico. E chissà che ad Eragon non riesca anche questo miracolo...
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Cult Movie Sci-fi
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Scritto da Maurizio Carità
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sabato 13 gennaio 2007 |
Cittadino dello spazio
This island Earth
USA: 1955. Regia di: Joseph Newmann Genere: Fantascienza Durata: 86'
Interpreti: J. Morrow, F. Domergue, R. Reason
Recensione di: Maurizio Carità
Di ritorno da una conferenza sull'energia atomica, lo scienziato Cal Meacham viene salvato da un fascio di luce verde che sostiene in quota l'aereo su cui viaggia, in avaria. Più tardi, raggiunto il laboratorio, sfoglia un misterioso catalogo di componenti elettronici che offre elementi dalle caratteristiche straordinariamente avanzate. Basandosi esclusivamente sulle immagini e i progetti di massima raffigurati sul catalogo e utilizzando gli strani componenti inviati dalla ditta misteriosa, Meacham costruisce un 'interocitore', una sorta di visore a forma di piramide rovesciata. Il volto che vi appare si congratula per il superamento della prova, distrugge il visore e comunica allo scienziato che il mattino seguente un aereo atterrerà davanti al laboratorio per condurlo al suo nuovo incarico. Spinto dalla curiosità scientifica, Meacham sale sull'aereo che lo porta in Georgia, dove si unisce a un gruppo di eminenti scienziati impegnati in un progetto di ricerca impiegando strumenti avanzatissimi. Ben presto scopre che i suoi 'esaminatori' sono in realtà alieni incaricati di trovare un mezzo per salvare il loro pianeta dalla distruzione. Metaluna, questo il nome del loro mondo, è infatti prossimo a soccombere sotto gli attacchi di un nemico implacabile.
Meacham e una giovane collega tentano di fuggire a bordo di un aereo, ma vengono trasferiti su un'astronave guidata da Exeter, lo scienziato responsabile della missione sulla Terra. L'astronave fa ritorno a una Metaluna devastata dai bombardamenti e ormai destinata a soccombere. Gli scienziati vengono portati al cospetto del Monitore, la massima autorità del pianeta, il quale ordina di sottoporli a lobotomia. I terrestri fuggono verso l'astronave che li ha portati sul pianeta ma vengono contrastati da un mutante, una sorta di uomo-insetto dal cervello ipersviluppato. Exeter interviene per aiutarli e sconfigge la creatura, ma esce gravemente ferito dallo scontro. L'astronave decolla subito prima che gli scudi difensivi di Metaluna cedano del tutto e il pianeta venga annientato. Tornati sulla Terra, gli scienziati terrestri si salvano a bordo dell'aereo, mentre un Exeter ormai solo nella fredda immensità dell'universo precipita la nave e se stesso nelle acque del Pacifico.
Per la prima volta una pellicola di fantascienza presenta un alieno visto non sotto una luce di santità o di malvagità, ma come un essere umano che, perduti il proprio mondo e la propria cultura, si batte per la salvaguardia dei propri ideali.
Exeter è un uomo di scienza che antepone il progresso dello spirito a quello tecnologico, consapevole dell'inestimabile valore della vita nell'universo e per questo addolorato di fronte allo spreco causato dalle guerre. "Un pianeta morto" dice, davanti allo spettacolo della trasformazione di Metaluna in una supernova, "eppure servirà ancora ad uno scopo utile, spero... Un sole che riscalderà la superficie di un altro mondo, dando luce a chi ne ha bisogno..."
Dal punto di vista della realizzazione, Cittadino dello spazio segna un traguardo importante per la storia del genere: girato in technicolor con abbondanza di mezzi e investimenti, il film offre ai nostri sensi la prima raffigurazione realistica di una guerra interplanetaria in un periodo in cui gli studi cinematografici preferivano evitare l'argomento, considerato troppo dispendioso e difficile da realizzare.
La figura del mutante, una delle più originali ed efficaci dell'epoca, non era prevista nella sceneggiatura iniziale: fu espressamente richiesta dalla casa di produzione che, investita una somma assai ingente, voleva assicurarsi l'interesse del pubblico con un mostro da esibire sui manifesti.
Segnaliamo ancora la presenza di Jack Arnold, chiamato dalla Universal a ridirigere alcune sequenze ambientate su Metaluna, giudicate piatte e monotone.
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Cult Movie Sci-fi
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Scritto da Maurizio Carità
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sabato 13 gennaio 2007 |
La cosa da un altro mondo DVD
The thing another world
USA: 1951. Regia di: JChristian Nyby-Howard Hawks Genere: Fantascienza Durata: 86'
Interpreti: K. Tobey, M. Sheridan, J. Arness
Recensione di: Maurizio Carità
Un velivolo di provenienza sconosciuta cade nei pressi di una base scientifica americana localizzata in prossimità del Polo Nord. Sorvolando la zona, i militari di stanza nella base ne individuano le tracce sulla neve e scoprono che l'elevata temperatura dell'aereo ha sciolto il ghiaccio, facendolo affondare. Per determinare la grandezza e la forma dell'oggetto, gli uomini si dispongono lungo il suo perimetro e, in un momento di grande suggestione, formano un cerchio, realizzando immediatamente di essere in presenza di un disco volante. Il comandante della base decide di liberare dai ghiacci l'astronave mediante l'utilizzo di bombe termiche: una scelta malaugurata, dal momento che la nave si incendia ed esplode. Riescono, però, a salvare il corpo del pilota e a riportarlo alla base ancora congelato in un blocco di ghiaccio. Sistemato in un deposito, il ghiaccio viene sciolto accidentalmente da una termocoperta e l'alieno torna in vita.
Isolati nella base da una tormenta di neve, gli uomini devono difendersi dagli attacchi dell'alieno che, come scopriranno, e' una forma di vita vegetale iperevoluta, bramosa di sangue animale... o umano con cui nutrire la propria prole. A peggiorare la situazione, la creatura sembra in grado di rigenerarsi autonomamente. Quando ogni tentativo di distruggere l'alieno sembra ormai vano, un arco voltaico riduce in polvere la creatura. Il messaggio lanciato via radio alla fine del film, però, non lascia molto margine alla speranza: 'Attenzione al cielo... ovunque, scrutate il cielo'...
Capostipite delle invasioni aliene, il film e' un perfetto esempio di economia dell'immagine: il regista (Nyby come da cartellone o, più probabilmente, lo stesso Hawks) ha saputo dosare le apparizioni della 'cosa' con raffinata precisione, sacrificando in fase di montaggio alcune scene in cui essa appariva distintamente. Gli ambienti in costante penombra, l'azione concitata e, all'esterno, la tormenta di neve, nascondono le fattezze della creatura, un umanoide di statura gigantesca (lo stesso attore misurava 2 metri e 26 centimetri), con fronte ampia e vene sporgenti. In questo modo il terrore è più implicito che manifesto, col risultato di fornire al pubblico un'icona piuttosto che una figura definita.
La paranoia del contatore geiger in grado di segnalare l'avvicinarsi della creatura (uno stratagemma più tardi utilizzato da Cameron nel suo Aliens), il senso di claustrofobia provocato dall'impossibilità di uscire all'aperto, sono i veri protagonisti di un film che coniuga, per la prima volta, elementi fantascientifici a quelli del cinema di orrore. Non per niente il regista del successivo quasi-remake, John Carpenter, ha dichiarato: 'La cosa da un altro mondo è stato il primo film a farmi letteralmente sobbalzare sulla poltrona'...
Con questa pellicola l'industria cinematografica si abbandona definitivamente al fascino e alla seduzione dell'alieno. Il successo ottenuto dal film spinge le case di produzione a considerare il genere fantascientifico una carta vincente, scelta che peraltro le ripagherà di misura.
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Fantascienza
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Scritto da Andrea D'Addio
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giovedì 11 gennaio 2007 |
Dejàvu
USA: 2005. Regia di: Tony Scott Genere: Fantascienza Durata: 126'
Interpreti: Denzel Washington, James Caviezel, Val Kilmer, J.W. Williams, Adam Goldberg, Ritchie Montgomery, Enrique Castillo
Sito web: www.dejavu.movies.go.com
Voto: 6,5
Recensione di: Andrea D'Addio
Chissà se lo psicologo Arnauld nel 1896 si sarebbe mai immaginato che introducendo il termine "Dejàvu" avrebbe dato vita centodieci anni dopo ad un film di Tony Scott. Lui voleva giusto indicare il fenomeno per cui un soggetto ha la sensazione di aver già vissuto un certo evento anche se sa bene che non è vero, non certo dare il via ad una fantascientifica lotta del presente contro il passato. E' infatti su questo che si basa "Dejàvu" - Corsa contro il tempo". Protagonista il mille volte poliziotto Denzel Washington. Il suo obiettivo è capire chi ha fatto esplodere causando centinaia di vittime un battello a New Orleans, e semmai si potesse, evitare proprio che accada.
Di ritorni al futuro, time machine e roba simile se ne sono visti tanti al cinema, tanto da averci reso tutti esperti sulle possibili conseguenze per ogni modifica che tornando indietro si prova a fare di un evento già avvenuto ("la distruzione potrebbe essere molto circoscritta e limitata alla nostra galassia" diceva Doc a Micheal J.Fox e Claudia Wells).
Tony Scott gioca quindi su un terreno abbastanza conosciuto dallo spettatore, in cui si può chiudere un occhio alle logiche incongruenze narrative (come si può cambiare un passato quando anche il nostro presente è già passato?) visto che lo si è già fatto tante volte per altri film.
La sua abilità sta quindi quella di riuscire a confezionare un prodotto carico di adrenalina, con scene d'azione tirate al massimo e un generale senso d'ansia dall'inizio alla fine. Certo, la virata sul "fantastico" fa rientrare "Dejàvu" nell'ambito dei thriller di fantascienza (fino a quel momento nonostante tutto fosse alquanto inverosimile, poteva esserci un perchè) e a quel punto, saputo che tutto è possibile, l'attenzione potrebbe un attimo allentarsi, ma non c'è tutto questo tempo per pensarci (a fine proiezione si, ma stiamo parlando di un film di puro intrattenimento).
Stona invece la motivazione del "cattivo", davvero puerile, quasi che non si volesse calcare troppo la mano con gli aspetti politici che fanno da sfondo alla narrazione.
Al di la di tutto, si potrebbe azzardare un parallelo tra la storia raccontata e la situazione di quella New Orleans cui il film è dedicato.
La tragedia dell'uragano Kathrina come evento che non potrà essere cancellato, ma che si tratta senza dubbio di un errore "divino".
l senso del sacrificio, e la speranza che tutto prima o poi, tornerà come prima.
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