Horror 1
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Scritto da Mirko Trincato
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martedì 25 agosto 2020 |
La casa dalle finestre che ridono (La casa dalle finestre che ridono) Italia 1976 Regia di: Pupi Avati Genere: Horror Durata: 110' Cast: Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Giulio Pizzirani, Francesca Marciano, Bob Tonelli.
Nelle sale dal: 30/01/2014
Recensione di: Mirko Trincato Voto: 7
L'aggettivo ideale: Cult...
In un paesino sperduto, arriva un restauratore, per sistemare un affresco ( orrido) all'interno di una chiesa, dove viene raffigurato un uomo sacrificato e ucciso da un coltello.
Misteri e ombre, fanno parte di un passato, che si ripercuote sempre di più nel luogo e allora Stefano, comincerà ad indagare....
Colui che aveva disegnato l'affresco; personaggio particolare, non proprio distinto .
Ogni popolano dava una visione diversa e nessuno ci vedeva molto chiaro.
Aveva due sorelle che abitavano in Brasile e il Legnani era una persona disturbata mentalmente, dove si rispecchiava la sua "affezione", all'interno delle sue opere molto disturbanti.
Arriva qualcosa di strano; ripulendo l'affresco, scopre che oltre all'uomo sacrificato, ci sono due donne; ritornando la mattina, non le trova più.
Il film narra le vicende del restauratore Stefano che si troverà a combattere le sue paure e cercherà a tutti i costi di vederci chiaro.
Dove non c'è ombra, il tetro mondo che lo circonda non fa da riparo, anzi questa reticenza lo fa confondere.
Le sorelle del pittore, vengono raffigurate con "onore", come una tipologia "politica", simile ai membri di cosa nostra; aiutate dalle radici rurali, che con l'omerta', fanno da scudo alla veridicità dei fatti.
La pellicola si presenta come un soft-horror con un'elevata presenza gotica e con una radice popolare emiliana.
La difficoltà nel percepire e nel valutare l'ignoto, fa paura, più dei mostri con i trucchi prostetrici.
Per molti tratti del film, questa rincorsa verso il macabro, rende inquieto Stefano; si trasforma in un "giallo" dalle atmosfere noir.
Le sorelle del Legnani vivono grazie alle morti degli abitanti, dove rimangono impietriti e soli.
Nella pellicola non troviamo giovani, e sopratutto non troviamo bambini.
Un territorio recluso da anziani dove non c'è crescita, ma troviamo un distacco, che porta soltanto alla reclusione.
Il regista emiliano confeziona un horror di stampo made in italy, con naturalezza, passando da una visione politica, fino ad un viaggio interiore delle nostre paure e del male che ci circonda.
Il padre dell'horror gotico italiano, tira fuori una storia di spessore, ove il terrore fortunatamente precede l'orrore; solo Pupi li sa fare; poi a distanza di anni tornerà nel campo "horror" con il Signor Diavolo nel 2019.
Tra il cast oltre la regia di Pupi Avati, abbiamo Lino Capolicchio,Francesca Marciano, Gianni Cavina.
La pellicola si trova su YouTube in buona qualità e se si ricerca il primo Pupi Avati thriller/horror, si possono trovare molte sue pellicole su Prime Video.
Possiamo identificare senza problemi questa pellicola del 1976, come un "cult" del cinema horror italiano.
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Commedia1
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Scritto da Ciro Andreotti
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martedì 04 agosto 2020 |
È per il tuo bene (È per il tuo bene) Italia 2020 Regia di: Rolando Ravello Genere: Commedia Durata: 94' Cast: Vincenzo Salemme, Velentina Lodovini, Claudia Pandolfi, Marco Giallini, Isabella Ferrari, Giuseppe Battiston, Matilde Gioli, Simone Baldasseroni.
Nelle sale dal: 02/07/2020
Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 5,5
L'aggettivo ideale: Stanco...
È per il tuo bene?
La solidità di tre famiglie viene messa a dura prova quando le tre figlie di Arturo, Sergio e Antonio, amici e ancor prima cognati, si fidanzano con tre persone a loro sgradite. I tre, per il bene delle loro figlie e dell’armonia famigliare, decidono quindi di coalizzarsi per far sì che i tre fidanzati le lascino. Il tutto sotto lo sguardo vigile delle loro mogli.
Cosa c’è di peggio di una famiglia disgregata? Forse una felice ma per i motivi sbagliati? Tre amici e cognati, impersonati rispettivamente da Marco Giallini, avvocato di prestigio con una figlia che lavora presso il suo studio.
Giuseppe Battiston, vittima di crisi d’ira procurategli dalla figlia invaghitasi di un suo vecchio amico e Vincenzo Salemme, poliziotto con una figlia che per lui stravede esattamente come per un rapper giovane e forse pericoloso, vedono nei sogni di felicità della loro prole una fonte di precarietà famigliare venendo prima istigati dalle rispettive mogli, impersonate da Isabella Ferrari, Claudia Pandolfi e Valentina Lodovini, a vanificare i nuovi legami affettivi delle figlie e poi da loro marcati in maniera molto stretta fino al pericolo di mettere a repentaglio addirittura le loro vite coniugali.
Rolando Ravello mette mano al soggetto di Carlos Therón, trasformato in pellicola appena tre anni or sono, per rivisitare un genere che tanto ha avuto successo in passato soprattutto nel cinema d’oltralpe, ovvero la commedia degli equivoci che in tal caso è declinata come equivoco dei padri nei confronti di relazioni affettive ingiustamente ostracizzate, mentre le madri, che inizialmente parevano l’ala più dura e oltranzista, riusciranno a immedesimarsi e capire a fondo le scelte delle rispettive figlie.
Il film però, al contrario del suo omologo iberico, non decolla non riuscendo ad andare oltre un finale scontato e scene comiche fini a sé stesse e demandate alla parte maschile delle tre famiglie.
Tutto questo pur avendo tutti gli elementi al giusto posto, ovvero un cast di primissimo piano, in cui il vero mattatore e a suo modo sorpresa è un Vincenzo Salemme in stato di vera grazia recitativa, e un regista che anche se solo alla quarta pellicola mastica ormai cinema da quasi trent’anni. Occasione perduta e cast che avrebbe meritato di essere impiegato con maggior fortuna e profitto non perdendosi in una narrazione da “vorrei ma non ho tempo a sufficienza”.
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Commedia1
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Scritto da Ciro Andreotti
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giovedì 16 luglio 2020 |
La gente che sta bene (La gente che sta bene) Italia 2014 Regia di: Francesco Patierno Genere: Commedia Durata: 105' Cast: Claudio Bisio, Diego Abatantuono, Margherita Buy, Jennipher Rodriguez, Emanuela Grimaldi, Carlo Buccirosso, Raul Cremona, Claudio Bigagli, Federico Basso.
Nelle sale dal: 30/01/2014
Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 7,5
L'aggettivo ideale: Arguto...
Umberto Dorloni, avvocato Milanese di successo e con una vita professionale piena di soddisfazioni, ha anche una bella famiglia composta dalla moglie Carla e dai due figli Giacomo e Martina.
Quando però anche su di lui s’avventa la crisi l’occasione per evitarla è affidarsi a Patrizio Azzesi, il più famoso avvocato d’Italia che gli chiederà di collaborare con il suo studio.
Federico Baccomo, avvocato Milanese proprio come Umberto Dorloni, alias Claudio Bisio, dona modificandolo a uso e consumo della settima arte, il suo secondo romanzo e permettendo al regista Napoletano Francesco Patierno di tramutarlo nella sua quarta pellicola piena di colpi di scena e pathos, nel corso della quale il protagonista diventa prima carnefice e in seguito vittima degli eventi che lo colpiranno.
Bisio riesce a catturare le due anime del film in perenne bilico, fra commedia e dramma, alternando battute e uscite infelici e incarnando sia l’anima della classe legale, ma anche quella dei liberi professionisti, veri avventurieri dei nostri giorni in grado di muoversi dalla sconfitta alla vittoria nell’arco di una sola giornata.
A fargli da alter ego Diego Abatantuono nel ruolo di un collega famoso e altrettanto gradasso che in Umberto vede un possibile socio ed erede.
La trama si dipana quindi su due livelli narrativi che entro la fine diverranno ben quattro. Le vite private e professionali di Umberto, con una famiglia trascurata e le certezze di benessere che diventeranno via via sempre più evanescenti.
E dall’altro lato il suo essere sprezzante che si modificherà con il trascorrere della narrazione. Entro la fine ogni tassello si posizionerà senza sbavature esattamente dov’è più opportuno che fosse permettendo a Federico Baccomo di ripresentarsi sul grande schermo, a due anni di distanza dal precedente Studio Illegale, in uno stile ancor più impeccabile.
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Drammatico1
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Scritto da Ciro Andreotti
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lunedì 13 luglio 2020 |
Festival (Festival) Italia 2020 Regia di: Pupi Avate Genere: Drammatico Durata: 93' Cast: Massimo Boldi, Gianni Cavina, Massimo Bonetti, Irene Grazioli, Paola Quattrini, Cinzia Monreale, Lorenzo Flaherty, Margaret Mazzantini, Elide Melli, Totò Cascio, Claudio G. Fava, Vincenzo Mollica, Gianluigi Rondi.
Nelle sale dal: 27/09/1996
Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 7
L'aggettivo ideale: Intenso...
Nei primi anni ‘80 Franco Melis è un comico di successo che non ha mai pensato al domani se non come a una giornata successiva all’oggi.
Dieci anni dopo il suo successo se n’è andato esattamente come la fama, il denaro e la sua famiglia. Inaspettatamente però un film drammatico di un regista esordiente, per il quale Franco ha fatto da protagonista, viene selezionato per la cinquantaduesima mostra del cinema di Venezia e per lui s’inizia a parlare di un’interpretazione degna della coppa Volpi.
C’è molto, anzi tanto Franco Melis nella figura di Massimo Boldi, prestato per una volta al cinema drammatico in una catarsi che lo issa a protagonista di una pellicola dedicata a un mondo effimero che i fratelli Avati conoscono bene. Il Melis tratteggiato da Boldi è vittima di una comicità che per alcuni istanti s’intravede e che si rifà fin troppo chiaramente alla sua, dall’altro lato, rispetto a Boldi, Melis ha avuto tutto dalla carriera ovvero molta fama, denaro, la trascuratezza per gli affetti e i classici capricci delle star.
Difficile tifare per lui, perché Melis non è di certo un personaggio positivo al quale ispirarsi, sempre pronto, esattamente come chi lo snobba, a girare le spalle a chiunque, in lui però si possono comunque intravedere la caduta e la risalita dopo un periodo segnato da gravi problemi personali sfociati nell’abuso di stupefacenti.
Una risalita favorita dagli strani meccanismi che offre il cinema dei festival il quale per una volta gli consentirà curiosamente di ambire al titolo di miglior attore protagonista di una pellicola drammatica e d’autore.
Come spesso capita Avati completa la pellicola con dettagli che fra le sue mani diventano imprescindibili come una fotografia quasi sempre declinata in chiaro scuro. Musiche, firmate da Pino Donaggio, capaci di sottolineare ogni momento del film e comprimari altrettanto essenziali come Gianni Cavina, nel ruolo di un agente tuttofare e amico del protagonista, di Isabelle Pasco, in quello della nuova fidanzata di Melis e da mostrare a uso e consumo della stampa, e di Margaret Mazzantini nella parte dell’ex moglie Carla dalla quale Franco vorrebbe tornare.
A pellicola ultimata il solo difetto che vi si può trovare è, da parte di Avati, l’aver scelto di fare, a distanza di poco più di dieci anni, una sorta di seguito ideale o di una copia di Regalo di Natale.
Un seguito ben lontano dal mondo delle carte, ma altrettanto legato a quello delle finte amicizie e di un passato pronto a ritornare a bussare alla porta del protagonista.
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Thriller
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Scritto da Luca Orsatti
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domenica 12 luglio 2020 |
Titolo: Kill Chain - Uccisioni a catena
Titolo originale: Kill Chain
Caratteristiche del dvd in vendita dal 25 Giugno 2020.
Film
Ormai da anni Nicolas Cage è diventato frequentatore assiduo del mondo dei Direct to video, spesso con alterne fortune che gli hanno consentito di lavorare a discrete bombe come Mandy così come a progetti meno riusciti come quello di cui vi parlo oggi , Kill Chain – Uccisioni a catena, diretto da Ken Sanzel e disponibile su Amazon Prime Video e nel catalogo home-video di Koch Media.
Cage torna nei panni del gestore di hotel (come in looking glass) per fare da anfitrione in una serie di storie che si snodano attorno a lui, in una strana notte che vede coinvolti poliziotti, femme fatale e mercenari.
Quasi fosse un film antologico il buon Nic in un prologo lancia circa 40 min di flashback dove lui non appare mai, che aprono una serie di sotto-trame dedicate ad altri personaggi e che sembrano quasi scollegate.
Ovviamente queste storyline sono destinate a convergere e quale modo migliore per farlo se non la ricomparsa di Cage con relativo spiegone per riprendere le fila e districare la matassa? le pedine del puzzle di Kill Chain – Uccisioni a catena vanno al loro posto, con qualche martellata di troppo, frutto di forzature evidenti che mettono moltissimi dubbi sulla credibilità finale della trama....
Al netto delle forzature evidenti di trama e forse qualche movimento fastidioso di camera di troppo in alcune scene, del film di Sanzel si può salvare in larga parte la scelta estetica visto che l’hotel che fa da background agli eventi e alla scazzottata finale è adattissimo a quello che il film vuole mettere in scena.
Nicolas Cage convince nel suo ruolo, alla guida di un cast che a differenza sua non sembra proprio aver tanta voglia.
Peccato solo che la confusione dello script sia troppa per dare un buon giudizio a Kill Chain – Uccisioni a catena, ma pazienza Cage avrà di sicuro un altro titolo in arrivo con cui rifarsi.
Video
Il film prodotto e distribuito da Koch Media, viene presentato nel formato cinematografico di 1,77:1 anamorfico.
La confezione presa in esame è una semplice Amaray, bella graficamente e provvista di gradevole Artwork interno dove troviamo Nicolas Cage dietro il bancone del bar. Il dvd gode di un quadro video ottimo, se pensiamo al tipo di supporto e, grazie ad un Bitrate medio corposo, le immagini risultano gradevoli, sufficientemente luminose e abbastanza dettagliate. Naturali i colori dai toni caldi.
Le riprese con scarsa luminosità risultano leggermente impastate, ma nel complesso riscono a regalarci un quadro video dignitoso. Buoni gli incarnati resi sempre in modo naturale.
Audio
Comparto audio molto buono.Troviamo due traccie per la lingua italiana in Dolby Digital 5.1. e DTS 5.1 di pregevole fattura. Analizzando la pista sonora in DTS constatiamo un'ottima dinamicità e una ricchezza di dettagli adeguata al tipo di film. Campo sonoro pulito che ci permette di immergersi nelle scene d'azione con grande impatto e di ascoltare dialoghi sempre chiari per tutta la durata del film. Notevole la riproduzione della colonna sonora.
Extra
Comparto extra purtroppo inesistente.
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