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Animali notturni (Nocturnal Animals) USA 2015 Regia di: Tom Ford Genere: Thriller/Drammatico Durata: 117' Cast: Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Aaron Taylor-Johnson, Armie Hammer, Isla Fisher, Michael Shannon, Kristin Bauer van Straten, Karl Glusman, Ellie Bamber, Lee Benton.
Nelle sale dal: 17/11/2016 Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 7 L'aggettivo ideale:Corposo...
Esperienza noir e altrettanto metafisica, a un passo dal miglior David Lynch, ma declinata in maniera ben più comprensibile per una storia della quale non se ne ha mai abbastanza.
Susan, medio borghese, gallerista di successo, sposata in seconde nozze con un marito del quale si è stancata troppo presto, si appresta a trascorrere il fine settimana da sola, mentre questi è in viaggio per lavoro. A intrattenerla, in attesa del suo ritorno, un romanzo scritto da Edward, il suo primo marito, che le è stato recapitato a casa a mezzo posta.
Il titolo del romanzo - Animali Notturni – è a lei dedicato ed è un thriller carico di violenza, inoltre è accompagnato dalla richiesta da parte di Edward di leggere il manoscritto e contattarlo non appena sarà in città.
Dato questo incipit il seguito è una perfetta costruzione a scatole cinesi, in una sorta di Sliding Doors nel quale Edward e il protagonista del romanzo a tinte thriller hanno il volto di Jake Gyllenhaal, mai troppo appariscente ma di certo fra i migliori interpreti della sua generazione, capace indifferentemente di passare dai film d’azione a quelli con profonde esplorazioni personali.
La sua contraltare è invece una Amy Adams forse arrivata tardi a essere protagonista delle grandi produzioni Hollywoodiane ma che ormai ha ampiamente saldato il conto con la propria fortuna professionale, sapendo scegliere pellicole non semplici ma di sicuro effetto e alle quali va aggiunta questa seconda prova alla regia di Tom Ford che dopo A Single Man, con Colin Firth come protagonista, ha saputo mettere mano ancora una volta a un romanzo, in tal caso thriller, trasformandolo nuovamente in una resa dei conti con il proprio passato.
Se nel caso del protagonista precedente la domanda era se portare a compimento una scelta suicida, questa volta sono gli interrogativi sul senso delle proprie scelte alle quali non è facile dare risposte univoche ma che affiorano alla lettura di un avvincente romanzo dedicato alla ex moglie.
Ford, sempre in bilico fra la sua carriera nel mondo della moda e in quella del cinema, crea un prodotto che è una perfetta commistione di due generi difficilmente compatibili, thriller e sentimenti, li mixa riuscendo a ottenere una pellicola piena di silenzi e spazi vuoti, ma che rappresenta un unicum nel genere e che consigliamo vivamente.
Menzione particolare oltre che per i due protagonisti anche per Michael Shannon, nel ruolo di un tutore dell’ordine sbrigativo e tabagista, e per una fotografia capace di incorniciare le notti e gli ambienti in maniera perfetta.
Rosso mille miglia (Rosso mille miglia) Italia, Russia 2015 Regia di: Claudio Uberti Genere: Drammatico Durata: 94' Cast: Martina Stella, Fabio Troiano, Francesca Rettondini, Remo Girone.
Nelle sale dal: 15/10/2015 Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 5,5 L'aggettivo ideale:Banale...
La corsa più celebrata della penisola
Vicino Brescia risiede la madre di Maria Esse, giornalista di origini tedesche tornata a casa dopo molti anni passati a lavorare all’estero; scopo della visita della giornalista è un pezzo dedicato alla ‘Mille Miglia’. A causa di un guasto alla propria auto la ragazza incontra Marco, un meccanico del luogo, appassionato d’auto e che da sempre sogna di partecipare proprio alla gara; grazie al suo aiuto Maria inizia a prendere in considerazione l’ipotesi di poter riparare l’auto d’epoca di suo nonno, partecipare alla Mille Miglia, e infine scriverne un pezzo di grande effetto.
Una gara come metafora di conoscenze, luoghi, affetti e di esperienze di vita vissuta. Una gara come unioni di più cuori, di speranze trasmesse di generazione in generazione; questo lo scopo, non raggiunto, dal Bresciano Uberti.
Regista quarantenne alla sua opera prima, oltre che ideatore e sceneggiatore di una pellicola che ha potuto avvalersi di un budget di tutto rilievo, di un cast di primo livello, impreziosito dal terzetto costituito da Martina Stella, Fabio Troiano e Remo Girone e di una corsa da promuovere, ovvero quella ‘Mille Miglia’ che per tutto il corso della narrazione pare sorvegliare i protagonisti impegnati nel cercare di parteciparvi sospinti dalle più differenti ragioni, a partire da un meccanico che desidera da sempre sedersi su una monoposto, fino a una giornalista zelante e desiderosa di uno scoop.
Il difetto di Uberti è però l’aver fatto diventare la corsa il pretesto per altro; trasformando un’idea, che potrebbe risultare accattivante, in una sorta di puntata estesa di una fiction, nel corso della quale le capacità recitative degli attori giungono ai minimi storici e certamente non al meglio delle loro rispettive possibilità: Traiano in particolare pare un pesce fuor d’acqua mentre Girone, è invece relegato a una parte minima.
Alla fine il prodotti finito risulta ben distante dalle ambizioni iniziali, trasformando una bella idea in una semplice accozzaglia di eventi raffazzonati e in un lungo e semplice spot.
Gioco d'amore (For love of the game) USA 1999 Regia di: Sam Raimi Genere: Commedia Durata: 137' Cast: Kevin Costner, Kelly Preston, Johm C.Reilly, Jena Malone, Brian Cox, J.K.Simmons.
Nelle sale dal: 2000 Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 7 L'aggettivo ideale:Intenso...
Billy Chapel , lanciatore dei Detroit Tigers, è a un bivio della propria carriera: la squadra nella quale gioca è a un passo dall’essere ceduta a una nuova proprietà, lui, dopo diciannove stagioni, dall’essere spedito ai Boston Red Sox e la donna che da cinque anni ama sta per recarsi definitivamente a Londra; Nel mezzo di tutto questo i Tigers stanno per scendere in campo contro i New York Yankees, per una delle ultime gare della stagione regolare.
Lo sport preferito da Kevin Costner lo vede per la terza volta nel ruolo di protagonista dopo le precedenti discese in campo in occasione di Bull Dhuram e per il pluri-osannato L’uomo dei sogni.
In questa nuova pellicola il premio oscar di Balla coi Lupi dipinge un giocatore sempre innamoratissimo del passatempo ‘made in USA’ per antonomasia, in grado di creare miti, leggende da narrare ai ragazzini, oltre a molti chili di Pop corn e Hot dog da sbranare nel corso di gare fiume.
Nel mezzo si dipana una storia di amore e di vita privata narrata sotto forma di un analessi che si srotola nel corso della possibile ‘partita perfetta’ di Billy, al quale si aggiunge un cast ben assimilato dove l’amico fraterno di Billy è interpretato da John C.Reilly e Jane, la sua fiamma prossima alla partenza direzione Regno Unito, è invece interpretata da Kelly Preston Travolta.
Il baseball viene quindi impiegato quale pretesto per raccontare la vita normale di un campione sul viale del tramonto e per spiegare anche a chi non è avvezzo al ‘batti e corri’ cosa significhi sacrificarsi per qualche cosa che si ama, che si tratti di una donna o del proprio mestiere. Dirige Sam Raimi, prima, ma non troppo, di essere travolto dal successo di Spiderman.
All eyez on me (All eyez on me) USA 2017 Regia di: Benny Boom Genere: Drammatico Durata: 137' Cast: Demetrius Shipp Jr., Danai Gurira, Kat Graham, Hill Harper, Annie Ilonzeh, Lauren Cohan, Keith Robinson, Jamal Woolard, Dominic L. Santana.
Nelle sale dal: 07/09/2017 Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 6 L'aggettivo ideale:Superficiale...
Agiografia con qualche licenza narrativa necessaria per raccontare la breve e intensa carriera di Tupac Shakur, icona hip hop con una vita bruciata rapidamente come una candela dotata di un duplice stoppino. Nato in una delle numerose periferie - ghetto della grande mela, trasferitosi ancora adolescente a Baltimora ed esploso definitivamente sulla West Coast, fra incomprensioni con la madre e la sorella, le risse di strada, l’odio di media e colleghi, una carriera cinematografica nella quale interpretava sempre personaggi a lui affini e una morte piena di contraddizioni e per la quale non si sono mai trovati colpevoli e mandanti.
Demetrius Shipp Jr. grazie a una somiglianza incredibile porta in scena la fisicità e il talento musicale di un’artista cresciuto con il desiderio di diventare prima di tutto guida ed esempio per i membri della comunità afroamericana, capace di unire alle proprie abilità musicali, raffinate da ore di sfide sui palchi della scena rap, a strofe piene di concetti marxisti impartitigli da un genitore attivista delle black panther e aneddoti del ghetto; in un eterno scioglilingua con il quale schiaffeggiare avversari e istituzioni come in un incontro di boxe dal quale non amava sottrarsi.
La pellicola di Benny Boome, autore di video musicali per star hip-hop del calibro di 50cent e quindi profondo conoscitore dell’ambiente, cerca di sondare anche la vita privata del giovane uomo, dividendo le amicizie fra coloro che desideravano approfittarsene e chi gli seppe dare una mano o al quale 2pac non negò mai un aiuto disinteressato, il tutto sempre senza cercarne una riabilitazione postuma o giustificazioni.
Quello che balza all’occhio è il desiderio di onestà intellettuale per un film che fallisce proprio perché declinato come una narrazione nota ai più e che, come spesso accade nei biopic, non riesce ad andare oltre la semplice superficie di una serie di eventi narrati semplicemente come un susseguirsi di date e null’alltro.
Era già accaduto dieci anni or sono per la vita del mastodontico Notorious B.I.G. nemmeno in questo caso si è purtroppo riuscito a fare di meglio.
Gli anni più belli (Gli anni più belli) Italia 2020 Regia di: Gabriele Muccino Genere: Commedia Durata: 129' Cast: Claudio Santamaria, Kim Rossi Stuart, Piefrancesco Favino, Nicoletta Romanoff, Micaela Ramazzotti, Francesco Acquaroli, Emma Marrone.
Nelle sale dal: 13/02/2020 Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 5 L'aggettivo ideale:Semplice...
Paolo, Riccardo, Giulio e Gemma sono quattro ragazzi cresciuti nella Roma dei primi anni ’80. La loro amicizia, dopo periodi d’incomprensione e di allontanamento, proseguirà inalterata fino ai giorni nostri.
Gabriele Muccino scrive e dirige una nuova “Meglio gioventù” con un manipolo di attori che fanno parte della ex meglio gioventù del cinema di casa nostra, per un paio di loro ci si affaccia già sulla soglia dei cinquanta, usando nuovamente parte del cast dei suoi film storici, da “l’ultimo bacio” a “Ricordati di me” passando per “Baciami ancora”, e cercando di raccontare come gli anni più belli siano quelli delle frequentazioni nate sui banchi di scuola o fra semplici vicini di casa, non necessariamente appartenenti al medesimo ceto sociale.
Amicizie che si accompagneranno per sempre, fra infortuni personali, famiglie che si sfaldano, dove gli aerei collidono con le Torri Gemelle, il Muro di Berlino crolla, i litigi sembrano irreparabili e gli ideali giovanili sono accantonati per fare posto al pragmatismo dell’età adulta.
Nonostante tutto questo i quattro protagonisti, ai quali aggiungere Francesco Acquaroli nel ruolo di un politico vittima di Mani Pulite e la figlia Margherita, stereotipo di donna arricchita e con tempo libero da dedicare alla beneficenza, non si perderanno mai veramente di vista.
Il dodicesimo lungometraggio di Muccino fallisce proprio negli eccessivi stereotipi che definiscono i protagonisti. Dall’avvocato carico d’ideali di gioventù, impersonato da Favino, ma che decide di passare al ‘lato oscuro’ per riscattare una vita fatta di stenti, a Kim rossi Stuart, professore di lettere e greco ed eterno precario, oltre che altrettanto idealista e da sempre perso nei propri pensieri, all’appassionato di giornalismo e critica cinematografica, portato in scena da Santamaria, che vive con l’aiuto della moglie, per finire con Micaela Ramazzotti, che grazie ad un’eccellente prova ha per l’ennesima volta dimostrato di non essere solamente la compagna di Paolo Virzì.
Centoventinove minuti al termine dei quali si giunge ad un epilogo carico di buoni sentimenti.
Da un cast così ben assortito, e da un regista che in passato aveva saputo esplorare con profondità rapporti di famiglia e interpersonali, ci aspettavamo però decisamente di più.
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