Trilogia della Vendetta di Chan-Wook Park
Sympahy for Mister Vengeance
Old Boy
Sympathy for Lady Vengeance
Chan Wook-Park è un regista coreano della generazione dei film action con una caratteristica assai peculiare: il suo cinema è influenzato in maniera predominante dal tema della vendetta. Non tutto, ovviamente, ma quello per cui lo ricordiamo è un cinema che ruota attorno al concetto di vendetta del più debole nei confronti dello strapotere dei forti.
Il suo primo grosso successo internazionale Symphaty for mr. Vengeance, uscito da noi con titolo di Mr.Vendetta ha una trama semplice ma a pensarci agghiacciante. Ryu è un sordomuto che ha una sorella che necessita di un operazione costosa. La sua unica risorsa è vendere un rene e metterci pure i soldi che ha da parte per far si che la sorella abbia l’operazione in tempi brevi. Ovviamente si sveglierà senza rene né soldi. Nel frattempo l’ospedale lo contatta per l’operazione di sua sorella, ma i soldi che gli occorrono sono andati col suo rene.
Lungi dall’arrendersi Ryu insieme con la fidanzata decide di rapire la figlia di un facoltoso imprenditore. E da questo punto in poi il film si fa da action ad incredibile, tutto quello che succede sembra davvero troppo, ma noi non ne abbiamo abbastanza e lasciamo che il regista ci porti sull’ottovolante delle sue fantasie con spensierata ingenuità, motivo per cui ogni pugno nello stomaco che prenderemo ce lo saremo cercato. Sebbene immaturo rispetto ai successivi, questo lavoro spicca per dinamismo e per originalità.
Chan-Wook Park ha comunque una capacità tecnica assolutamente superiore e la sua regia, anche agli albori della sua carriera, penso a JSA e anche ad If You Were Me, è assai raffinata. Mr Vengeance ha dalla sua una grossa spontaneità che nelle successive opere verrà stemperata a favore di una regia più pulita e quindi in alcuni casi superlativa.
I suoi attori hanno una maschera espressiva e nel contempo anonima che li rende pericolosissimi. Nessuno ha paura del proprio tranquillo vicino ma, nel mondo di Chan Wook-Park questa è una leggerezza che può costare cara. Concetto questo che viene portato all’estremo nel successivo Old Boy. Oh Dae-Su, un uomo qualunque con una vita molto anonima, viene rapito e rinchiuso per un certo numero di anni, senza avere la più pallida idea del perché e di chi abbia deciso una simile operazione ai suoi danni. La moglie intanto viene uccisa e lui ricercato per il crimine che non ha mai commesso.
A questo punto la vendetta sembra essere l’unica ragione di vita e fine ultimo del malcapitato. Infatti appena si trova fuori, con una rabbia accumulata che ha avuto quindici anni per lievitare, si scatena in una tale sarabanda di avventure da far temere per la sua incolumità.
Famosissima la scena del corridoio e del martello, una scena da annali del cinema action, con un sottotesto ironico che affiora solo alla fine e ridefinisce il tutto a favore di una celebrazione dell’ironia come superamento della violenza inspiegabile ed immotivata che la società ci costringe a subire.
Molte anche le polemiche intorno alla famosa scena del polipo, che ha sguinzagliato gli animalisti di tutto il mondo in una ridicola caccia alle streghe ai danni del regista.
Old Boy è un’opera assai più matura, rispetto a Mr. Vengeance e il racconto serrato ci fa dimenticare alcune piccole ingenuità nel plot, che comunque resta un gioiello in fatto di contorsioni mentali e il finale rimane quanto di più incredibile ed assolutamente asiatico si possa concepire.
A questo punto della sua carriera Chan-Wook Park partecipa al progetto corale Three Estreme con un cortometraggio dal titolo Cut, che rientra ampiamente nella saga della vendetta.
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