Bug
Titolo originale: Bug
USA: 2006. Regia di: William Friedkin Genere: Thriller Durata: 111'
Interpreti: Lynn Collins, Harry Connick jr., Ashley Judd, Brian F. O'Byrne, Michael Shannon
Sito web: www.bugthemovie.com
Nelle sale dal: In dvd - Inedito
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Denis Zordan
Se Bug sia davvero il film più intenso e disturbante che ha mai girato, come sostiene il regista, è difficile dirlo, soprattutto trattandosi di un grande come William Friedkin, che in oltre quarant’anni di eccezionale carriera ha messo in fila capolavori quali L’Esorcista, Cruising, il sottovalutato Assassino senza Colpa?, Vivere e Morire a Los Angeles. È invece un fatto che, a distanza di oltre due anni dalla presentazione nella Quinzaine des Réalisateurs cannense, il film è l’unico dell’autore a non aver trovato la via della distribuzione nel nostro paese (magari finirà prima o poi nel tritatutto dell’home video, che di recente ha accolto l’opera seconda di quel Richard Kelly che colpì molti all’esordio con il controverso cult movie Donnie Darko).
A dispetto della sua invisibilità, tuttavia, Bug offre numerosi motivi d’interesse allo spettatore. Agnes White (Ashley Judd) è una donna distrutta: smarrito il figlioletto dieci anni prima in circostanze misteriose e naufragato il matrimonio con un marito violento che ancora la perseguita ed è il probabile autore di telefonate silenziose ed insinuanti, Agnes sopravvive facendo la cameriera e tentando di vincere il terribile senso di colpa che prova. L’incontro con Peter Evans (Michael Shannon), un reduce della Guerra del Golfo ossessionato dalla paura di essere controllato dalle autorità militari e di essere letteralmente infestato da minuscoli insetti da laboratorio che ne abitano il sangue e mordono le carni, sarà devastante: l’uomo la coinvolge nella sua paranoia e, dopo una notte trascorsa in un motel, precipiteranno insieme nel baratro della follia.
Concepito come un dramma da camera e tratto da un testo teatrale sceneggiato dallo stesso autore Tracy Letts, Bug è apparentemente lineare, ingombrante nella sua tematica, prevedibile negli esiti drammaturgici. Ma, escludendo la semplice considerazione che il film appare comunque perfettamente inserito nella carriera del regista, attento indagatore delle paure americane più striscianti e sottili almeno dai tempi del pinteriano Festa di Compleanno (The Birthday Party, 1968), la visione di Bug è così urtante da mettere lo spettatore con le spalle al muro.
In primo luogo, l’oggetto del titolo: il bug (baco) che tormenta Peter e Agnes rimane invisibile, inafferrabile alla vista e si presenta solo come il simbolo di un’angoscia mai completamente sviscerata, se non nei deliri di Peter. Friedkin non concede nulla né allo sguardo voyeuristico né al senso estetico, bandisce il glamour - la splendida Ashley Judd ha lo stesso sex appeal di una serva disfatta e scarmigliata -, toglie ogni abito melodrammatico ai protagonisti e, anziché raccontare con partecipazione due vittime del disadattamento, lascia che, quasi fossimo in un film di Cronenberg, il décor li avvolga letteralmente colorando di cupe dominanti verdi e azzurre il progressivo disfacimento della mente e dei corpi (che come in un contagio psicosomatico si segnano sempre più di piaghe sanguinolente).
In tal modo, la regia si concentra sì su una storia d’amore, ma allucinata e ossessiva, gravata di ricatti emotivi ed esistenziali che comportano il progressivo ottundimento fino al sacrificio finale.
Nello sgradevole lirismo della relazione tra i due protagonisti, del resto adattato ai tempi, Bug pare raccontare una fase della civiltà (e dell’America, un paese ormai sprofondato dentro le sue nevrosi) che finisce per omologare e rendere inestricabili affetti e angosce.
Basti vedere, per analogia, il gelido clima di dissoluzione familiare di film quali Onora il Padre e la Madre di Lumet, o l’ultimo Woody Allen di Sogni e Delitti. Come questi, il film di Friedkin non offre alcuna catarsi né tenerezza o scappatoie di sorta, fa emergere il lato ridicolo tanto delle teorie complottistiche (ridotte ad un cumulo di vaneggiamenti del protagonista) quanto delle posizioni ortodosse e conservatrici, ma soprattutto mostra il limite oltre cui le più basilari relazioni umane rivelano la loro carica di energia distruttiva.
Spiace vedere che, nonostante l’entusiasmo di buona parte della critica americana, questo film non abbia trovato l’attenzione che meriterebbe.
Pur non essendo necessariamente tra i migliori del suo regista, Bug dice cose importanti sul presente, e le dice senza cincischiamenti.
Ottimo il dvd (zona 1) della Lionsgate, che comprende il commento audio di Friedkin, interviste al regista e al cast.
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