Echelon Conspiracy
Titolo originale: Echelon Conspiracy
USA: 2009. Regia di: Greg Marcks
Genere: Thriller
Durata: 105'
Interpreti: Shane West, Edward Burns, Ving Rhames, Jonathan Pryce, Martin Sheen
Sito web ufficiale: www.echelonconspiracy.com
Sito web italiano:
Nelle sale
dal: Inedito in dvd
Voto: 5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Disarmante
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Quando nel 1975 Sydney Pollack dirigeva "I tre giorni del Condor",l'ombra del Watergate sintetizzava nella pellicola la condizione politica di un'epoca che vedeva l'America percossa dai fremiti di una paranoia antigovernativa,una eccellenza profetica raccolta e sviluppata da un'industria attenta a spettacolarizzare i fermenti che agitano la società nei capitoli della storia che l'attraversa.
Oggi la tecnologia incarna le deferenze e i timori di una collettività in ossequio di una realtà tanto forte quanto sfuggevole e poco soggetta al controllo di chi l'ha creata.
In "Eagle Eye",del 2008,DJ Caruso immagina una perdita d'identità del complesso umano vittima dell'onniscenza tecnologica,elemento sinistro e detentore di un potere conferitogli dal suo stesso artefice. Il fascino del dominio della creatura,la nuova caduta nel peccato originale dell'orgoglio umano,è nel cinema di oggi la fucina dove si forgiano gli elementi dei quali è imbastita la paura dell'individuo messo di fronte alla perdita del proprio arbitrio.
Cospirazioni e trame trasversali fluttuano nell'immaginario attraverso un ciberspazio incontrollabile eletto coordinatore assoluto delle azioni dell'uomo che se ne è fatto autore. L'ombra sulla specie umana assume sugli schermi di oggi la forma della minaccia invisibile che 50 anni fa figurava come il nemico oltre cortina di una nazione coinvolta in una guerra fredda contro un avversario che premeva ai confini dell'occidente,il mondo conosciuto oltre il quale si agitava l'incognito,come alieni nello spazio,proiezioni immaginifiche della situazione politica di quel tempo.
Allora lo stato di controllo delle macchine sull'uomo generano in queste i conflitti interiori in una configurazione antropomorfa da cui scaturisce il conflitto fra due intelligenze (HAL,"2001 Odissea nello spazio","Io Robot","War Games,Il codice della paura").
In Echelon Conspiracy,il regista Greg Marcks ("Ore 11.14 destino fatale"),raccoglie questi spunti ed imbastisce una storia ambiziosa ma di deprimente fragilità.
Il film,a stento riconducibile al prodotto televisivo serale,è un goffo abbozzo di un Hi-Tech thriller sfacciatamente ammicante a Bourne o Bond,ma assolutamente privo del minimo fascino o della grazia necessaria per essere oggetto della più pallida attenzione.
Max Peterson (Shane West),analista programmatore,riceve in dono un cellulare da un anonimo che con precise istruzioni inviate via SMS,indirizza all'uomo i consigli per vincere e riscuotere grosse somme di denaro ai casinò.
L'eccessiva e sospetta fortuna ai tavoli da gioco attira l'attenzione del capo della sicurezza John Reed (Ed Burns),dell'agente federale Dave Grant (Ving Rhames) e di una misteriosa e bellissima donna (Tamara Feldman),nelle cui grazie presto l'uomo cade irretito.
Subito però la buona sorte muta in minaccia,quando Max si trova coinvolto in un complotto internazionale.
Echelon Conspiracy è un prodotto povero e senza sostanza,passato sul grande schermo negli USA per pochi giorni e per ragioni non comprensibili.
Film-copertina da destinarsi al consumo casalingo,Echelon non ha nulla da offrire fuori da una sgraziata storiella ai margini del grottesco e bizzarramente assettata nella parvenza di un thriller tecnologico privo della minima eleganza.
Le sequenze,cucite in un organico narrativo soporifero e posticcio,si succedono tessendo un racconto di poco spessore e costrutto inesistente,lasciando i protagonisti privi di ogni personalità.
Apparente film d'azione a tratti commediato in sprazzi di deludenti e patetici tentativi di ironia,Echelon non regala nessuna emozione cospirativa.
I commenti e le sottotrame,casomai se ne possa parlare,sono deboli sussurri su intrighi politici e governativi timidamente ventilati nelle scialbe pagine di uno script senza nerbo.
Se qualcosa merita al film una nota di accredito,è semmai il ritratto di Bush alle pareti dell'ufficio di Martin Sheen,spunto di riflessione su dove questi abbia invece appeso il suo impegno liberal.
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