Titolo: Gangster Squad
Titolo originale: Gangster Squad
USA: 2013. Regia di: Ruben Fleischer Genere: Thriller Durata: 114'
Interpreti: Ryan Gosling, Emma Stone, Sean Penn, Anthony Mackie, Josh Brolin, Giovanni Ribisi, Robert Patrick, Michael Peña, Sullivan Stapleton, Nick Nolte, Frank Grillo, Mireille Enos, James Carpinello, Ron Pucillo, Ambyr Childers, Derek Mears, Troy Garity, Josh Pence, Jon Polito, Brandon Molale, James Hébert, Holt McCallany, Jack McGee
Sito web ufficiale: www.gangstersquad.warnerbros.com
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 21/02/2013
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Lontano da De Palma
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Nella tavola conclusiva della storia di Dick Tracy "La voce dell'amore",del 1949,Chester Gould commentava la vignetta che ritraeva il cadavere di Wormy Marrons sdraiato sulla barella del coroner con la scritta "They Can't Win".
Che il delitto non possa avere l'ultima parola,il cinema e la letteratura hard boiled lo predicano da sempre nel loro vocabolario fitto di storie di violenza,alcool,corruzioni,doppi giochi,intrighi,sesso e commistioni fra Ordine e delitto,passate su schermo o narrate in pagine di romanzi.
In "Gangster Squad" il regista Ruben Fleischer (dietro le macchine del satirico "Zombieland" del 2009),scatta una tiepida fotografia di quell'underworld urbano e procura un modesto viaggio in una cronaca criminale sospesa fra stanca fantasia e parsimoniosa realtà.
Nato su una sceneggiatura di Will Beall,a sua volta derivata da una raccolta di cronache di nera del Los Angeles Times tradotte in romanzo da Paul Lieberman,"Gangster Squad" è un segno della mediocrità di uno spettacolo senza guizzi e ingegno,nonostante lo staff di stelle filanti su un palcoscenico di cinema senza smalto speciale.
"Gangster Squad" è un gangster movie nella carne,ma non nello spirito,arido del fiato aspro delle pagine di Ellroy o di Hammett,cui il film volge solo un timido sguardo opaco e assente.
Los Angeles,1949.La mano nera di Mickey Cohen (Sean Penn) sta allargando la mafia ebraica da New York a Chicago,fino a Los Angeles,dove cerca di monopolizzare il mercato di droga e gioco d'azzardo,mettendo fuori gioco con ogni mezzo i capi delle altre organizzazioni.
Parker,(Nick Nolte),ferreo e determinato capo del dipartimento di polizia di L.A.,nel tentativo di arginare l'ondata di criminalità proveniente dalla East Coast e dal Midwest,dà carta bianca al sergente irlandese John O'Mara (Josh Brolin) per organizzare un gruppo di volontari e fare piazza pulita nelle strade della Città degli Angeli ("Drive the bastards out of the city"),intendendo con questo che gli era permesso di utilizzare ogni mezzo per togliere Cohen dalla faccia della Terra.
L'incarico è ufficioso e comporta tutti i rischi di un caso senza alcuna protezione da parte dell'ordine costituito,ma O'Mara recluta subito il sergente Jerry Wooters ( Ryan Gosling),cinico playboy,l'ufficiale Max Kennard (Robert Patrick),rustico e leggendario cecchino dalle maniere spicce,il suo partner Navidad Ramirez (Michael Pena) e Convay Keller (Giovanni Ribisi),tecnocrate della sorveglianza.
Dapprima Wooters esita,deluso dalla politica e dalla guerra,e ficca il naso negli affari privati di Cohen,imbastendo una relazione con la sua donna,l'affascinante Grace (Emma Stone),ma quando un ragazzo innocente viene fatto fuori,il sergente si unisce al gruppo per procedere al lavoro di pulizia.
Le immagini in apertura presentano le credenziali di un lavoro ambizioso e senza scrupoli,teatrale ed eccessivo nel reclamare da subito un'identità boiled che gli sta troppo stretta.
Il territorio esplorato spazia da Spillane a Hammett,da Chandler fino all'oggi di Connelly,ma senza l'ironia tagliente del primo o la suggestiva visione del crimine americano di una nazione in passaggio fra due epoche.
"Gangster Squad" ha i lineamenti di un film noir d'ordinanza,con un linguaggio di cinema crudo per copione,ma con poche novità in carniere e avaro di guizzi nel racconto,seppure generoso nelle ambientazioni,nei colori,nei costumi,nel palcoscenico,nell'architettura,nei dettagli e nei trucchi di luci ed ombre giocati in strade ed interni.
Richiami al cinema originale sono sparsi qua e là in libagione a curiosi e cinefili,come le note di "Amado mio",da Gilda,lasciate nell'aria di un club,le grazie brasiliane alla Carmen Miranda che danzano sui palchi dei locali notturni,la villa di Elisabeth Shue,la Black Dahlia,eletta a location,o la scena della piscina,dove il riferimento è a "Il viale del tramonto" di Wilder.
Rasenta l'ovvietà il ricorso a "Gli Intoccabili" di De Palma,preso in prestito un po' dovunque senza la pretesa di volerlo nascondere,dai personaggi - Keeler è una trasposizione del contabile Charles Martin Smith del lavoro di De Palma - agli spunti in scena - nello scontro nel quartier generale di Cohen solo un caricatore sostituisce la pistola lanciata ad Andy Garcia nello showdown alla stazione.
Sean Penn,magro e rugoso,ha una mimica malata e sadica che ricorda le movenze e il respiro dei villains di De Niro,e con un volto privato di ogni luce interiore,fa brillare una stella professionale di magnitudine alfa
Brolin ruba più dal Tracy delle pagine di Chester Gould che da Warren Beatty,il che non guasterebbe affatto,ma il tessuto è leggero e il carattere non conquista.
Splendida uscita di scena nei titoli di coda,rassegna suggestiva di cartoline d'annata di una città che non fu mai degli angeli ma è sempre stata protagonista nell'immaginario dei sogni,chiusura in gloria a ritmo di swing di un film dall'dentità che non ha pretese.
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