House of 9
Titolo originale: House of 9
Germania, Francia, Gran Bretagna, Romania: 2005 Regia di: Steven R. Monroe Genere: Thriller Durata: 86'
Interpreti: Dennis Hopper, Kelly Brook, Hippolyte Girardot, Peter Capaldi, Susie Amy, Raffaello Degruttola, Ashley Walters, Morven Christie, Julienne Davis, Jim Carter
Sito web:
Nelle sale dal: In dvd inedito
Voto: 5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Annebbiato
Nove sconosciuti vengono rapiti a caso da un maniaco e rinchiusi in una casa,senza vie d'uscita.
Il gruppo viene messo sotto sorveglianza di 75 telecamere distribuite in tutta la dimora e l'Organizzatore avverte i nove personaggi che sono stati portati lì per un gioco di sopravvivenza.
La persona che sopravviverà,alla fine del gioco riceverà in premio 5 milioni di dollari.
Ogni tentativo di fuga da parte dei prigionieri è destinato a fallire e presto il gioco si trasformerà in un festino di morte.
Chi nutre una particolare predilezione per le pellicole dei cataloghi gore,non avrà difficoltà nel riscontrare nelle scene iniziali di "House of 9" fitti richiami alla saga dei "Saw".
Il gioco crudele imbastito sul destino di vittime chiuse in trappola e messe una di fronte all'altra in un confronto di sopravvivenza estrema non è certamente un tema inesplorato nel cinema di questi anni e non crea sorpresa verificare che a pochi attimi dallo scorrere dei titoli di testa le allusioni e i riferimenti al genere più gettonato del momento saltano all'occhio con evidente chiarezza.
Ma contrariamente alla più popolare serie,di cui si paventa un sesto episodio,a "House" non va certo destinato un plauso per la originalità delle trovate. Il silenzioso Burattinaio osserva da dietro le telecamere il logorroico gruppo sciogliersi in noioso brodo colloquiale, a metà strada fra un teatrino di dilettanti e un film che non ha nulla da raccontare,salvo la sua mediocre ordinarietà.
Il guaio è che allo spettatore spetta lo stesso destino dello Watcher,trovandosi ad assistere ad ogni piega delle reazioni umane dei malcapitati,mandate noiosamente a memoria negli episodi di "Saw",ove,per contro, rabbia e panico sono abbondantemente aspersi di sangue e l'ambientazione raccoglie una serie di trovate machiavelliche mirate all'annientamento delle vittime.
"House" non esplora nuovi territori e scivola maldestralmente in un monotono resoconto dei risvolti caratteriali dei singoli personaggi,che restano intrappolati come in un incubo,delle proprie realtà esistenziali,costretti a condividerle con il proprio compagno di prigionia.
Forse l'intento del regista Steven R: Monroe era di far udire il grido di angoscia che sgorga dalla disperazione di uomini fatti prigionieri senza un perchè e messi alla prova per poter sopravvivere,per il puro diletto dell'organizzatore della messinscena.
Forse Monroe voleva fare leva sulla condizione umana,messa di fronte all'inaspettato ed allo sconvolgimento delle certezze.
Ma ogni ricerca psicologica o introspettiva si annulla in un enorme lavoro di macchina e di vorticose inquadrature in rapida successione e in unica ripresa,con il risultato di creare un evidente scompenso visivo e ondate di vertigini.
Il film procede a tentoni,arrancando e senza fiato e l'attenzione dello spettatore viene dirottata sull'interazione fra i personaggi,ora visti come un coacervo di elementi inseriti in un ambiente coatto,come molecole impazzite.
Nel suo splendido "La Cosa" John Carpenter disegnò perfettamente lo scenario di diffidenza reciproca ove si muovevano i protagonisti,sospettosi l'uno dell'altro,come portatori del male oscuro che li minacciava ed il pericolo incombeva all'ombra delle manifestazioni di follia dei superstiti,creando un reale e tangibile senso di inquietudine e tremore.
Quello che non succede in "House of 9",ove ogni situazione si aggira senza corpo in un ripetersi di eventi vaghi e polverosi.
I personaggi restano senza identità,come vacue ombre fluttuanti nei loro limbi senza vita.
Dennis Hopper come prete è altrettanto credibile quanto lo sarebbe Stallone nella parte di un cattedratico in un ateneo di lingue antiche ed è drammatico osservare con quale convinzione ripete i segni di croce e le benedizioni.
Arida pellicola,con promisque affinità ai peggiori aspetti del "Grande Fratello",ove si assiste ad una miserevole commistione di miserie umane malamente sofferte e a banali trovate da TV pomeridiana,travestite da grotteschi simulacri di situazioni da Overlook Hotel.
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