Titolo: I bambini di Cold Rock
Titolo originale: The Tall Man
USA, Canada: 2011. Regia di: Pascal Laugier Genere: Thriller Durata: 100'
Interpreti: Jessica Biel, Jodelle Ferland, Stephen McHattie, William B. Davis, Samantha Ferris, Katherine Ramdeen, Kyle Harrison Breitkopf, Jakob Davies, Teach Grant, Alicia Gray
Sito web ufficiale: www.watchimage.com
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 21/09/2012
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Ambiguo
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Pennello speciale,quello del regista Pascal Laugier,che dopo gli eccessi escatologici e paramistici di "Martyrs",torna a dipingere il suo cinema con i colori scelti di una creatività geniale e provocatoria,a volte scomoda ma certamente sincera e di spicco nel piatto anonimato delle offerte per le sale di questa epoca.
In "The Tall Man" il regista imposta il gioco dell'equivoco,elemento incarnato in ogni fotogramma del lavoro,non escluso il titolo,fuordeviante annuncio dell'identità del film.
Privo di forme horror,in "The Tall Man" vibra l'energia di un thriller-mystery movie,dove il respiro della paura si alimenta del processo narrativo di situazioni ambigue e contradditorie in un racconto che trasuda in continuazione di illusioni,fantasia e realtà.
A Cold Rock,cittadina nella stato di Washington,avvengono misteriose sparizioni di bambini,che svaniscono senza lasciare traccia di sè.
In paese si parla di una figura oscura,una forza maligna in ombra fra leggenda e verità,un uomo di alta statura che viene notato aggirarsi fra le case nelle tenebre della notte,una voce di popolo,una paura che alberga negli animi e dilaga fra i cittadini come un virus.
Quando a Julia (Jessica Biel),rimasta vedova del marito,dottore di Cold Rock,viene rapito il figlio David,questa,presente al sequestro,si lancia all'inseguimento della figura che le ha portato via il figliolo,ma,pèrsone le tracce,si ritrova di notte in un ristorante dove vede appese ad un muro le foto dei bimbi rapiti,fra i quali c'è anche David.
Successivamente e gradualmente viene spiegato che in realtà Julia non è la madre distrutta cui è stato sottratto il figlio,ma la persona che il paese teme e diffida e che chi le ha rapito David è in realtà la vera madre del bambino,una senza tetto priva dei mezzi necessari per una dignitosa esistenza,che,scoperto chi fosse Julia,aveva deciso di riprendersi il bambino senza ricorrere alla polizia,temendo che la sua indigente condizione sociale non le permettesse alcun credito.
Il paese ha sconfitto il mostro e Julia viene arrestata,accusata di rapimento e pluriomicidio,rea confessa.
Ma non tutto è come Julia afferma e la verità venuta alla luce sembra avere origini e radici in ombre più inquietanti.
Il film si apre con la voce fuori campo di una ragazza muta,Jenny (Jodelle Ferland),introversa ragazza con le ferite di una famiglia disfunzionale,che annota ossessivamente sensazioni ed immagini sul suo block notes.
E Jenny chiuderà il film,rivelando come paure e inquietudini possano passare attraverso gli schemi di menzogne e verità,per sfociare in situazioni dove è impensabile sottrarsi ad una riflessione morale.
Laugier è tessitore di un racconto fra fiaba dark e fantasia di provincia e permea la narrazione di quel respiro che ruba alle pagine dell'America di paese,nella contraddizione fra l'apertura di boschi e coltivazioni e l'ermetismo delle relazioni sociali fuori della comunità cittadina.
Cold Rock è chiusa nella depressione della propria ignoranza e il segreto oscuro che custodisce è il prodotto di una suggestione che si nutre di sè stessa.
Il grip di Laugier su questo aspetto espositivo è fermo e discriminante.
Il film è formulato su queste valenze narrative e visive e il mistero e l'immagine si armonizzano in una tensione genuina che si rifà alle forme di Stephen King.
La splendida fotografia fa teatro ai pochi protagonisti del film,messi in scena con una naturalezza sconcertante e la cui performance di tutto rispetto è l'effetto risultante dell'indagine interiore e della ricerca dei tratti veri che vengono espressi in soluzioni visive di grande efficacia,come i volti che si spartiscono luci ed ombre e i giochi di chiaro scuro che accompagnano i suoni del dubbio che imbeve il racconto.
Il regista non si sofferma sul fiato dell'horror o del paranormale e privilegia la timbrica di un ritmo ambiguo e semifantastico,fatto di simbolismi ancestrali,paure antiche,incertezze,rivelazioni,situazioni sfuggenti e suggestioni popolari.
Tutto questo si muove su un palcoscenico in continuo divenire,mutevoli apparenze e svolte intrecciate senza soluzione di continuità tessute nella trama di un film che declina mistero e dramma e dove l'angoscia psicologica armonizza il bisogno di una valutazione di natura morale sui confini dove la liceità perde la sua identità.
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