Il colore del crimine
USA: 2006. Regia di: Joe Roth Genere: Thriller Durata: 116'
Interpreti: Samuel L. Jackson, Julianne Moore, Edie Falco, Ron Eldard, William Forsythe, Aunjanue Ellis
Recensione di: Mario Corso
Tratto dal romanzo "Freedomland" di Richard Price, che lo ha anche
sceneggiato, arriva nelle sale italiane "Il Colore del Crimine" diretto
da Joe Roth produttore e regista di parecchi film d'incasso americani.
Un caso di cronaca nera si intreccia tragicamente con le vicende di una
cittadina del New Jersey.
Brenda Moore arriva sotto shock all'ospedale di Dempsy denunciando il furto
della sua auto, nella quale era addormentato il figlioletto di quattro
anni, Cody. Inizia la forsennata ricerca del colpevole prima che sia
troppo tardi, ma il pregiudizio porta la polizia ad assediare il
complesso di case popolari Armstrong abitato per lo più da persone di
colore, scatta la rivolta dei cittadini angariati dal razzismo. Ma
l'ispettore della polizia della città, Lorenzo Council (Samuel
L.Jackson), non sembra affatto convinto del racconto di Brenda,
comincia così le indagini tra i tafferugli cittadini.
Questo film si avvale di un cast tecnico di tutto rispetto, solo per
citarne alcuni elementi: David Wasco, che ha collaborato a tutti i film
di Tarantino, cura la scenografia, le musiche sono di James Newton
Howard che ha scritto le colonne sonore per "The Sixt Sense" e "Signs",
il montatore è Nick Moore che ha lavorato con importanti nomi del
cinema mondiale tra i quali Spielberg, De Palma e Bertolucci.
Anche il cast artistico non è da meno: l'interpretazione di Julianne
Moore, che dopo "Safe" e "The Hours" sembra essersi specializzata
nell'espressione della malattia mentale, convince appieno nella parte
della madre sotto shock e con evidenti problemi psicologici. Intenso
anche il personaggio interpretato da Samuel L. Jackson poliziotto di
colore, beniamino dei quartieri poveri che si trova impotente nel mezzo
degli scontri tra la polizia e i suoi amici.
"Il Colore del Crimine" tocca tematiche purtroppo ancora attualissime,
senza esibire violenza gratuita mostra le tensioni razziali e le
dinamiche del pregiudizio che scattano nei momenti di difficoltà.
Per lo più nella seconda parte, si impone in questo clima rovente, la
vicenda del rapimento del bambino: gli interrogativi sulla sua sorte e
le indagini cambiano il tono del film che da giallo/poliziesco tende al
mistery.
Sebbene gli elementi positivi siano parecchi e il film scorra via
linearmente, le scelte registiche fin troppo classiche rendono la
pellicola, da un punto di vista tecnico, poco originale, fa forse
eccezione la sequenza tra le rovine di un antico orfanotrofio,
Freedomland per l'appunto, chiuso a causa dei maltrattamenti sui
bambini, in cui dei volontari cercano il piccolo Cody.
Curiosa la scelta del titolo italiano, che stranamente pare più
azzeccato di quello originale e sembra voler suggerire una riflessione
intrinseca sul crimine e sul razzismo, piuttosto che sulla vicenda
della donna e il suo bambino, al contrario di quello americano che come
il libro si intitola Freedomland, luogo in cui cominciano a svelarsi
tutti i misteri della vicenda.
Con un finale che si trascina un pò e qualche difetto, "Il Colore del
Crimine" è una pellicola non indimenticabile ma che risulta comunque un
piacevole passatempo.
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