La legge del crimine
Titolo originale: Le premier cercle
Francia: 2009 Regia di: Laurent Tuel Genere: Thriller Durata: 95'
Interpreti: Jean Reno, Gaspard Ulliel, Sami Bouajila, Alberto Gimignani, Vahina Giocante, Isaac Sharry, Franco Trevisi, Julian Negulesco, Mirza Halilovic, Eric Challier, Albert Goldberg, Vladimir Milivojevic, Nicolas Bridet, Tony Gaultier, JeanPaul Zehnacker
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Nelle sale dal: Inedito in dvd
Voto: 5,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Introspettivo
Milo Malakian (Jean Reno),boss di una organizzazione criminale,ha lo stampo del fermo patriarca che crede nell’onore della sua famiglia,che per lui è tutto.
Suo figlio Anton (Gaspard Ulliel),è destinato a diventare l’erede e Milo lo protegge e lo educa nel rispetto che un padre si aspetta debba perpetrarsi nel suo ragazzo.
Questi però non ha le stesse ambizioni del padre,preferendo al crimine e ai colpi la compagnia dell’infermiera della nonna inferma.
Milo ne soffre come genitore e come capo di un’onorata famiglia che corre il rischio di non rispettare una celebrata successione.
Chi si lasciasse affascinare dall’accattivante titolo italiano del film,farebbe buona cosa dirigere la propria attenzione al titolo originale francese,”Le Premier Cercle” e perdere così l’illusione di assistere ad un poliziesco o un noir.
Di fatto,la pellicola parla del difficile rapporto fra un padre e un figlio in un contesto di attività criminali del sottobosco malavitoso francese,ma si tiene ben lontana dai connotati tradizionali di un thriller d’effetto.
“Le Premier Cercle” perpetua l’eco ossessiva di storie d’immigrazione e crimine organizzato,racconti che il giornalista Jean-Christophe Grangè ha romanzato in titoli di forte attualità (“L’impero dei lupi”,”Il concilio di pietra”,”I fiumi di porpora”).
Qui,una famiglia scampata all’olocausto Armeno e rifugiatasi in Turchia durante la seconda guerra mondiale,viene a trovarsi coinvolta in un giro illegale di armi all’estero,fissando in Francia la sede delle proprie attività.
Milo Malakian è di stampo antico e crede con fermezza nella solidità del clan.
Affronta con dolore la resistenza del figlio ed il film veicola l’attenzione su un rapporto difficile tra genitore e figlio,ponendo l’accento sulla sofferta posizione di Milo come padre e capo clan.
Si assiste ad un viaggio introspettivo e a un’esplorazione delle parti nascoste e forse oscure dell’animo umano.
Dunque “La legge del crimine” non è affatto un film noir,ma prende la forma di un confronto umano filtrato nell’analisi di due protagonisti che si confrontano in due posizioni esistenziali opposte,pur in seno alla stessa famiglia sulla quale incombe il peso della figura del fratello defunto di Anton,guardiano fantasma di un equilibrio precario di un nucleo sconvolto dalla tragedia.
Il dramma vero del film si concretizza nell’aspirazione di Anton a realizzare la propria vita,indipendentemente dai progetti maturati dal padre nei suoi confronti.
Jean Reno resta monocorde per tutta la durata della vicenda e se la sua immobile mimica non manca mai di fascino,qui è occasione di noia ed indifferenza.
Gaspard Ulliel si ritrova sulle spalle l’onere e l’onore di riassumere nel suo personaggio un carisma espressivo latente in tutto il film,che si svolge silenzioso e quieto senza alcuna malia e preda di una imbarazzante tedio.
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