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Scritto da Dario Carta   
martedì 30 settembre 2008

Nemico Pubblico
Titolo originale: Public Enemies
USA: 2009. Regia di: Michael Mann Genere: Thriller Durata: 140'
Interpreti: Johnny Depp, Christian Bale, Giovanni Ribisi, Marion Cotillard, Leelee Sobieski, Billy Crudup, Channing Tatum, Emilie de Ravin, David Wenham, Stephen Dorff
Sito web: www.publicenemies.net
Nelle sale dal: 06/11/2009
Voto: 7,5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Armonico

nemicopubblicousa_leggero.jpgLa Grande Depressione che seguì il crollo della borsa di Wall Street a New York nell’ottobre del ’29,colpì violentemente l’America,mettendola in ginocchio sotto il peso di una grave crisi economica mondiale,che si protrasse per tutto il decennio successivo.
La brusca caduta delle quote azionarie,che coinvolse soprattutto il ceto medio della borghesia,che aveva investito i propri risparmi nei titoli in Borsa,provocò un effetto domino nel sistema finanziario e produttivo.
L’uscita di scena di coloro che avevano affidato il proprio futuro alle banche e le azioni a Wall Street,portò ad un collasso delle industrie produttrici di quei beni che,dopo il primo conflitto mondiale,avevano portato negli Stati Uniti un vento di rinnovo e prosperità,come il settore automobilistico.

Queste industrie si videro costrette a limitare le commissioni nei confronti dei settori operativi che,a loro volta,dovettero ridurre salari e personale,con la conseguente contrazione del settore di beni di largo consumo,come quello agricolo. Le banche cominciarono ad esigere la restituzione dei prestiti ed i clienti,sgomenti,ritirarono i loro risparmi da molti istituti di credito,contribuendo ad un collasso del sistema bancario. Ciò che conseguì fu un grave dilagare del fenomeno della disoccupazione e l’America attraversò una grave crisi che trascinò la società in un serio peggioramento del tenore di vita.
Travolta dalla crisi e privata di sogni e speranze,la gente di ogni livello sociale cercò un’immagine simbolo nella quale trovare il conforto e la distrazione dalla condizione di stenti e privazioni in cui si trovò costretta a vivere e la trovò nella figura dell’eroe fuorilegge che rapinava le banche,riscattandola dai furti che queste stesse banche avevano perpetrato nei loro confronti.
John Dillinger affascinò un’intera nazione che,per i pochi mesi che videro la parabola del fuorilegge,seguì le incredibili gesta dell’uomo-mito inseguito e braccato,ma sempre super partes rispetto al sistema poliziesco del quale arrivò perfino a farsi beffe.

Mann fornisce il racconto dell’ultima parte della vita di questo affascinante criminale e lo fa scavando nella controversa personalità dell’uomo divenuto ideale popolare che mise in scacco la polizia e la nascente struttura del Bureau ad opera di Hoover.
Secondo l’assetto filmico del regista,in Dillinger confluiscono le componenti fondamentali che costituirono la struttura di quel periodo di storia americana.
Mann mette molto seriamente a fuoco il rapporto fra il fuorilegge e la sua nemesi,Melvin Purvis (Christian Bale),l’agente del Bureau incaricato da J. Edgar Hoover (Billy Crudup)di perseguire il criminale.
Hoover,uomo discusso,avrebbe in seguito riassunto in sé degli aspetti fondamentali dell’atteggiamento politico del Paese,identificando il suo lavoro sulla scena mondiale,con le contraddizioni della Nazione,allora in una evoluzione sociologica ed idealistica non sempre allineata alla morale internazionale,mescolando la sua guerra al gangsterismo,portata avanti con i metodi rigidissimi dell’Organizzazione Federale indebolita dalle beghe e dagli inciucci governativi e restaurata in un clima di ferrea disciplina,con le indagini tese ad individuare le opinioni politiche di personalità governative e civili sospettate di connivenza con le ideologie comuniste.

Nel film di Mann Dillinger si muove nello scenario sociale di una Nazione indebolita da una grave crisi ed il regista chiama come protagonisti le interrelazioni fra questi tre personaggi chiave che,interagendo fra loro,imbastiscono la trama di una vicenda che non porterebbe che ad un superficiale interesse storico,se non vista attraverso questa prospettiva.
L’agente Purvis aveva ricevuto l’incarico da Hoover di braccare Dillinger e la sua figura appare dapprima in stridente contrasto con quella del fuorilegge.
Il freddo profilo dell’agente è accuratamente disegnato fin dalle prime immagini che lo ritraggono mentre insegue e giustizia con calma glaciale Pretty Boy Floyd (Channing Tatum),malvivente in fuga tra i campi dell’Ohio.
La sua è una freddezza che lo accompagnerà per la durata di tutto il racconto,mettendolo anche antagonista caratteriale con la spregiudicata ostentazione di Dillinger,uomo apparentemente libero da qualsiasi vincolo morale e coinvolto dalle sue sole aspirazioni di una gloria derivante dalla sua fama di rapinatore ed inafferrabile evaso.

Dillinger appare come una sorta di eroe cavalleresco capace di restituire il denaro rubato nelle banche ai cittadini,vere vittime di un sistema violento ed ingrato che Dillinger vedeva operare sia ai danni del popolo che della sua persona.
L’ira di Hoover nel constatare che Dillinger stesse assurgendo ad eroe per i cittadini americani è strettamente intrecciata alla determinazione del suo incaricato all’inseguimento,Purvis che,dal canto suo,non ha altro interesse che perseguire il suo scopo,cosa che quando avvenne nell’agguato finale davanti al cinema Biograph di Chicago,lo portò al vertice della fama,fin mettendo in ombra lo stesso Hoover.
Ciononostante Purvis covava in sé un conflitto interiore che la maschera di Bale ha saputo esprimere con efficacia.
Purvis appare come in contrasto con le decisioni e il modo di operare del Bureau,i metodi spietati e le visioni distorte delle situazioni che riguardavano Dillinger e l’uomo si accorge di essere rimasto vittima di un compromesso morale con sé stesso e le sue azioni,al punto di non avere più la certezza della lecità etica del suo operato,se paragonato a quello di Dillinger.
Dillinger era un delinquente esibizionista, libero da ogni legame morale e preda solo del suo istinto,trascinato dal suo ego smisurato a riconoscersi vivo tra le acclamazioni della gente che lo osannava eleggendolo figura eroica (si notino le sequenze che lo ritraggono durante il trasferimento nel carcere dell’Indiana,il suo sorriso al passare in mezzo alla gente stipata sui marciapiede che lo acclama e lo saluta applaudendolo).
Ma Purvis,nondimeno,appare imploso in sé stesso e nel suo cieco affanno da cacciatore,lacerato dalla contraddizione di un dissenso verso la struttura per cui lavora e l’azione persecutoria che sta portando avanti in forma di esecuzioni e massacri.
Il contrasto Legge/Crimine si incarna in un solo elemento,nel film di Mann,mutandosi in una fusione di due valori di segno opposto in un’unica realtà che vede i due uomini sovrapporsi in una stessa dimensione esistenziale,facendone una sola identificazione.

La corsa dei due uomini verso un destino che li farà incontrare (solo alla fine),li accomunerà in una condizione esistenziale che avrà le fattezze di una innocenza perduta,un valore nostalgico abbandonato dietro le spalle,come la melodia di una canzone che lambisce tutta la narrazione ed il canto di un blackbird che sussurra un morente addio alla propria amata.
Mann mette in scena nella forma di un melodramma,una analisi sulla complessità di un uomo che si compiacque delle proprie azioni fino alla fine,scendendo nell’intimo di una persona che non voleva vedere altro davanti a sé che
la libertà dell’orizzonte e che ebbe la possibilità di identificarsi con il periodo che lo accolse come protagonista,cui egli stesso sentì il dovere di rendere omaggio,tributandolo,seppur nel brevissimo lasso di tempo di 13 mesi,dell’aura di leggenda di cui si seppe circondare.
Amore,sparatorie,inseguimenti,odio e tradimenti intrecciano una trama complessa ma armonica dove Mann ha animato storia e protagonisti ricchi di pathos e fascino,formando un affresco narrativo epocale di ampio respiro.

 
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