Nemico Pubblico
Titolo originale: Public Enemies
USA: 2009. Regia di: Michael Mann Genere: Thriller Durata: 140'
Interpreti: Johnny Depp, Christian Bale, Giovanni Ribisi, Marion Cotillard, Leelee Sobieski, Billy Crudup, Channing Tatum, Emilie de Ravin, David Wenham, Stephen Dorff
Sito web: www.publicenemies.net
Nelle sale dal: 06/11/2009
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Anna Maria Pelella
L'aggettivo ideale: Propagandistico
La storia di John Dillinger rapinatore di banche e criminale ricercato dal Federal Bureau of Investigation, che negli anni trenta mise a segno numerose rapine e dopo lunga caccia all'uomo fu assassinato grazie alla complicità di un'immigrata clandestina che ne vendette la vita in cambio di un permesso di soggiorno definitivo.
L'America di Obama, momentaneamente a corto di eroi, e con una visione trasversale del concetto di eroismo, rispolvera Dillinger. Anacronistico, anche per l'epoca, rapinatore di banche, che mai avrebbe derubato le persone, ma che con un certo gusto strappava qua e là gli elenchi di poveracci strozzati dai debiti. Oggi probabilmente sarebbe impegnato a far saltare le banche dati delle vittime dei tassi di interesse di mutui secolari.
Ma di certo non è a quello che pensava Mann quando ha messo in scena l'ennesima storia americana, di interesse ormai sono per loro, che da anni si ripiegano con un certo onanismo sui fasti passati di una nazione non più tanto amata. Mann, col suo stile preciso e a tratti magniloquente aveva senz'altro in mente di evocare un passato ambiguo, zeppo di eroi di frontiera, che spesso erano solo un po' meno buoni dei loro antagonisti, i quali li mettevano al tappeto soltanto grazie al lavoro di una vita, e a un'ossessione pari al feticismo che gli faceva dedicare alla caccia al cattivo tutto il tempo a disposizione, anche fuori da quello retribuito dallo stato.
Mann usa tutta la sua abilità per tessere un racconto pulito e senza neanche troppo sangue, e per regalare ancora una volta un'emozione allo spettatore, reso complice della fascinazione verso un rapinatore gentiluomo, che finisce ammazzato dal suo amore per il cinema. Metacitazione di un senso altro da attribuire all'amore tout court che induce registi dotati a prendere scivoloni autocelebrativi, in nome dell'amore per il mezzo e per i riferimenti storici di una nazione in leggero declino dal punto di vista mediatico.
Ma tralasciando per un attimo la noia per le sorti di un altro americano famoso del passato, grazie al talento indiscusso di Mann si può qua e là ravvisare un certo grado, se non di coinvolgimento, almeno di sano interesse umano per una storia che lascia ben sperare dal punto di vista dello sdoganamento dei comportamenti devianti.
Dillinger entra ed esce dalle prigioni con la stessa faciltà con la quale rapina banche, e intanto trova pure il tempo di innamorarsi di una bella ragazza e rovinarle la vita con due sole occhiate.
L'agente speciale Purvis ha la stessa passione e monomania del suo capo, J.Edgar Hoover e con quella combatte il crimine, anche quando ha le sembianze fascinose e ambigue di un Robin Hood fuori tempo massimo.
La storia si svolge lentissima e sgranata davanti agli occhi un po' sonnacchiosi dello spettatore, che viene svegliato di tanto in tanto dai colpi di arma da fuoco generosamente offerti dai contendenti. Mann riesce miracolosamente ad ammantare di fascino una storia in sè poco incisiva e nello stesso momento si avvale di tutto il suo talento visivo per rendere patinata anche l'America dei primi anni trenta.
Un Johnny Depp, bravo certo, ma leggermente invasato delinea con passione un pò grossolana il rapinatore di banche e di cuori, che trascina con sè nel baratro dell'avventura fuorilegge una bella e convincente Marion Cotillard.
La sua nemesi è l'agente speciale Purvis, un Christian Bale leggermente granitico, ma comunque efficace.
L'effetto è maestoso e leggermente soporifero, la parte che riguarda le rapine è coinvolgente quanto basta, ma l'aspetto della caccia ha in sè un elemento stantio, come un inutile ripetizione di mille altri film sul tema.
Tutto qua. Inutile cercare altro. Il massimo consentito dalle capacità di Mann e dalla ottima prova di tutto il cast non riesce del tutto a mascherare la sensazione di essere di fronte a un prodotto di grossa propaganda, sia per i valori un po' sbiaditi che per l'interesse generale del mondo esterno circa la storia e il passato di una nazione che contiene in sè un alto tasso di violenza, allora come oggi.
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