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Scritto da Biagio Giordano   
martedì 29 dicembre 2009

Passengers - Mistero ad alta quota
Titolo originale: Passengers
USA: 2008. Regia di: Rodrigo García Genere: Thriller Durata: 96'
Interpreti: Anne Hathaway, Patrick Wilson, David Morse, Clea DuVall, Dianne Wiest, Chelah Horsdal, William B. Davis, Ryan Robbins, Andrew Wheeler
Sito web: www.thepassengersmovie.com
Nelle sale dal: 05/12/2008
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Biagio Giordano

passengers_leggero.jpeg Il film inizia con delle brevi riprese dell’interno di un aereo, un 737; la macchina da presa si sofferma sugli sguardi di diversi passeggeri, taluni sereni altri nervosi, tutti assorti  nei loro pensieri, alcuni di essi  diventeranno presto protagonisti del film. Un’improvvisa e forte rollata dell’aereo mette fine alla scena  preannunciando l’arrivo di qualcosa di  terrorizzante che coinvolgerà  tutti i 109 passeggeri a bordo.

Si saprà in seguito che il forte rollio era dovuto a un guasto nel motore dell’ala destra dell’aereo, che sviluppava in breve tempo un forte incendio non più neutralizzabile, costringendo il pilota a un’impossibile manovra di emergenza.
Dopo la dissolvenza segue la scena del disastro dell’aereo, in tutta la sua tragicità, la sciagura avviene durante il tentativo disperato del pilota di far atterrare l’aereo su una lunga spiaggia delle coste degli Stati Uniti. 

Le immagini sono agghiaccianti, l’aereo è spezzato in più punti, il fuoco distrugge senza incontrare resistenza  tutto ciò che rimane degli interni, estendendosi  anche ad alcuni alberi della costa. I pochi passeggeri scampati alla morte si muovono traumatizzati tra i rottami, vagando increduli, quasi smarriti,  alla ricerca di un segno familiare in grado di ricondurli a una speranza, a un affetto concreto, a un ricordo d’amore.
Tra i sopravissuti c’è anche Eric (Patrick Wilson), uno dei protagonisti del film, inquadrato a lungo in primo piano mentre assiste impotente a due  gigantesche esplosioni dei due corpi centrali dell’aereo.
Si passa poi a una scena girata in una notte piovosa,  le riprese avvengono nella camera da letto di Claire Summers (Anne Hatthaway), psicoterapeuta, protagonista del film che viene inquadrata proprio nel momento in cui si sveglia e  risponde a una chiamata telefonica del suo mentore di colore Perry (Andre Braugher), che vuole affidargli a tutti i costi un incarico  da psicologa, come previsto dalle istituzioni mediche a sostegno degli scampati ai disastri aerei.
La donna, al suo primo incarico, accetta, ma  decide di impostare la psicoterapia di gruppo in modo originale, psicanalitico, basandola prevalentemente sulla ricerca dettagliata della verità, in particolare per quanto riguarda di essa l’accaduto in volo. Claire invita  i pazienti  a ricordare come hanno vissuto gli attimi di terrore e a ricostruire ciò che  si è presentato ai loro occhi  prima e durante l’incidente. La psicoterapeuta  è convinta che solo in questo modo  si  possono  ottenere dei  miglioramenti psicologici  e  andare a un chiarimento delle cause del disastro.

Qualcuno della compagnia aerea però non è d’accordo sui suoi metodi, e non vuole che questo tipo di terapia vada avanti, è Arkin ( David Morse), responsabile primo del gruppo dirigenziale, che in un certo senso teme la guarigione psichica degli scampati al disastro, l’uomo pensa  che, riacquistata la memoria di quanto accaduto, i passeggeri potrebbero poi testimoniare contro la compagnia.
Dopo che la dottoressa Claire scioglie alcune contraddizioni emerse nella discussione di gruppo, dagli scampati sorgono verità molto precise e diverse da quelle  ufficialmente fornite dalla compagnia aerea. Quest’ultima sostiene la tesi dell’errore umano del pilota, ritenendo che nel momento dell’incidente egli fosse assente dai comandi, e turbato da una causa di divorzio in corso; i testimoni sopravvissuti invece sostengono la tesi del guasto tecnico.  
Eric, lo scampato più stravagante, che avrà anche una relazione intima con Claire,  ha visto un motore dell’aereo in fiamme, e subito dopo uno  scoppio che ha divelto una parete dell’aereo. Claire scoprirà poi  da altre testimonianze, che quella compagnia aerea, tempo prima, aveva  avuto su un altro suo aereo un serio incidente tecnico, e leggerà poi in un noto giornale che la stessa compagnia è nota per la trascuratezza della manutenzione dei propri veivoli.

Alcuni scampati al disastro dopo qualche seduta di terapia di gruppo scompaiono misteriosamente, e curiosamente diversi personaggi, come il pilota dell’aereo, intravisto dagli spettatori dai numerosi flash back del film e anche interprete della parte di Arkin il responsabile della compagnia, assumono una doppia identità.
Nel frattempo Eric e Claire iniziano una appassionata e tormentata relazione d’amore che non interrompe la faticosa ricerca della verità decisa da Claire, ma la porta anzi ad accettare con maggiore serenità una scoperta sconvolgente che la riguarderà da vicino.
Consultando la lista dei passeggeri dell’aereo precipitato, consegnatagli a suo tempo per distinguere i nomi degli scampati dai deceduti, Claire scopre che nell’aereo c’era anche lei, seduta al fianco di Eric; la donna all’improvviso ricorda tutto, il motore in fiamme ben visibile dal finestrino, l’esplosione che divelte un pannello dell’aereo, la caduta a precipizio dell’aereo aggrappandosi a Eric.
La donna rimane del tutto sconvolta dalla verità appena appresa, chiede, per tranquillizzarsi, ulteriori notizie a Eric, ma viene a sapere che i passeggeri dell’aereo sono effettivamente morti tutti, compresi loro due; che la loro vita di coppia e di gruppo è apparente, perché si sta svolgendo in uno scenario assurdo, in mezzo agli altri passeggeri deceduti,  nell’intento di calmare reciprocamente l’inquietudine procurata dalle  morti  violente  e  prepararsi a un al di là misterioso, tutto da scoprire, forse anche gioioso.
Rodrigo Garcia (9 vite da donna, In treatment) con il coraggio che lo contraddistingue fa un film bello e tutto sommato originale, seppur criticato aspramente per i suoi eccessi fantastici.
Ma in questo film l’intreccio tra il fantastico e il reale non è leggibile in modo univoco, anche se tutti i critici si sono lasciati prendere dalle convenzionali e logore formule legate al  paranormale che sembra stare alla base del film, forse perché  esse vanno ancora molto di moda e sono tra le più facili da immettere in un testo critico essendo già confezionate e slegate da ogni impegnativo pensiero critico.
Dai più il film è stato bocciato con un giudizio poco argomentato o mal sostenuto che nasce da una  prospettiva analitica povera perché si sofferma solo sull’aspetto più affabulante del film rinunciando a calarsi nelle pieghe più riposte e complesse della sua narrazione.
In realtà studiando accuratamente la pellicola trova sempre più campo l’idea che il senso principale del racconto sia racchiuso nel sogno dei due protagonisti.
L’idea del sogno anziché quella del paranormale è certamente più fertile da un punto di vista letterario, lascia più spazio alla ricomposizione del vero contenuto nel racconto. Il sogno va inteso come risorsa psichica finale prima della tragedia, una calzante e appassionante attività onirica dei due protagonisti Eric e Claire che interviene proprio nel momento freudianamente più opportuno, quando la prospettiva della morte si fa più vicina, quando cioè la caduta dell’aereo pare inarrestabile e ai due, per non pensare alla morte reale, non resta che  rifugiarsi nell’immaginario supportato dall’inconscio che crea scene ed emozioni ricche di logiche, in parte consolatorie in parte incoraggianti, simili alla vita.

L’inizio e buona parte del film appartengono quindi a un sogno, all’ultima visione onirica dei due protagonisti che stanno per  sfracellarsi al suolo.
Questa formula del sogno sembra gettare anche un salvagente al cinema hollywoodiano di oggi, per certi versi troppo legato a un fantastico sempre più distaccato dalla realtà, farraginoso e materno, bellicoso e privo di ironia,  incapace di mantenere  qualche rapporto vero con le questioni di oggi.
Interpretare questo film dando credito a un fantastico tutto sommato oggettivabile, tangibile,  come suggerisce il sogno dei protagonisti, potrebbe riabilitare agli occhi dei critici l’opera di Rodrigo Garcia, autore e regista di razza, avvezzo allo spettacolo intelligente,  quello riconoscibile a tratti anche nella realtà, percepibile dal senso artistico degli spettatori.

Rodrigo rimane  l’artista cinematografico del documentabile, creatore di un’estetica che si coglie giornalmente nel battito della vita quotidiana,  pur calandosi alcune  sue opere nell’excursus del fantastico senza limiti, quello appartenente alle infinite sfere oniriche dell’uomo, interne però a una psicologia dell’immaginario,  sempre ricche quindi di un significato perduto, ma ancora vero, in qualche modo esistente, ritrovabile, in un certo senso concreto che rimane appeso alla leggerezza dell’esistenza.

 
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