Piano... piano, dolce Carlotta
Titolo
originale: Hush... Hush, Sweet Charlotte
Usa: 1965 Regia di: Robert Aldrich Genere: Thriller
Durata:135'
Interpreti: Bette Davis, Olivia De Havilland, Joseph Cotten, Agnes Moorehead
Sito web:
Nelle sale dal: 1965
Voto: 7
Trailer
Recensione di: Roberto Fedeli
A soli due anni di distanza dal claustrofobico “Che fine ha fatto Baby Jane”, Robert Aldrich ripropone con successo il thriller psicologico.
Il regista americano usa il leitmotiv di angoscia e pazzia, per creare una sinfonia dai toni cruenti e profondi.
Bette Davis, la tremenda protagonista della precedente pellicola, veste qui i panni della vittima impotente, dinanzi all’emersione di un passato terrificante. La prima sequenza del film ci presenta un legame esasperante tra un padre nobile e la protagonista, costretta da si tale attaccamento, a meditare la fuga con un uomo sposato.
Nella fatidica sera della festa l’uomo viene però cruentamente mutilato, sotto l’arguto occhio del regista, che lascia fuoricampo l’autore dell’efferato delitto. Tutto quello che ci resta è la figura della protagonista ricoperta di sangue ed il suo viso avvolto nell’oscurità.
Il preludio annuncia una focalizzazione esterna, che lungo tutta l’opera, ci relegherà al ruolo di spettatori eternamente ingannati. Infatti tutto fa presumere che l’assassina sia la protagonista e la sua follia in età avanzata (il regista fa un’ellissi temporale di diversi decenni) ne appare come la conseguenza innegabile. L’ignara Bette Davis viene ostracizzata dalla società, ridicolizzata dai bambini ed ossessionata da lettere minatorie.
L’unico scoglio al quale aggrapparsi, sembra essere la cugina, che non rivede da molti anni. Ma quando la splendida Olivia De Havilland e l’amico medico si istallano nella sua villa, cercano solo di portarla alla pazzia, per impossessarsi dei suoi averi.
Le continue allucinazioni che Charlotte(la protagonista) vive nelle sue lunghe notti, sono solo il frutto dell’immane strategia ordita dai due inquilini.
Nel film l’attaccamento ossessivo tra padre e figlia, porta quest’ultima ad accusare inconsciamente il padre dell’uccisione dell’amato. Il presunto assassino viene però giustificato dalla figlia, per via della sua eccessiva possessività.
Nella pellicola di Aldrich dominano incontrastate le figure della scala(luogo della pazzia di Bette Davis e della morte della sua fida badante) e quella della casa(ultimo oggetto posseduto dal corpo e dalla mente della protagonista).
Le continue variazioni musicali caratterizzano le medesime mutazioni tonali, usate dal regista per delineare i diversi registri narrativi. I primi piani scarseggiano, a causa della nostra posizione passiva che non ci permette mai di avvicinarci totalmente alla verità.
Nell’opera domina il tema del ricordo e dell’emersione del rimosso. La protagonista riuscirà a sciogliere l’intricata matassa dell’inganno?
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