Prey
Titolo originale: Prey
USA, Sudafrica: 2006. Regia di: Darrell Roodt Genere: Thriller Durata: 92'
Interpreti: Jamie Bartlett, Conner Dowds, Bridget Moynahan, Marius Roberts, Carly Schroeder, Peter Weller
Sito web: www.prey.co.za
Voto: 6,5
Recensione di: Francesco Lomuscio
E' proprio uno strano regista questo Darrell Roodt, sudafricano classe
1963: in un solo anno, il 2004, ti propone prima l'inguardabile "Van
Helsing-Dracula's revenge" (2004), con il succhiasangue più famoso
dell'universo catapultato nello spazio, poi "Yesterday" (2004), vicenda
drammatica che ottiene perfino una candidatura all'Oscar nella
categoria relativa al miglior film straniero.
Ora si presenta con un eco-vengeance (termine usato per definire i film
riguardanti gli animali assassini) che si riallaccia al poco sfruttato
filone dei leoni sbrana-uomini, il quale, al di là di "Spiriti nelle
tenebre" (1996) di Stephen Hopkins, si costituisce di un ristretto
numero di pellicole decisamente sconosciute dalle nostre parti, da
"Curse of Simba" (1965) di Lindsay Shonteff a "Savage harvest" (1981)
di Robert E. Collins.
E "Prey-La caccia è aperta", che le locandine vogliono ispirato ad una
storia vera, sembra essere quasi un rifacimento di quest'ultimo,
partendo da una situazione che, in un certo senso, riporta alla memoria
una delle shockanti sequenze del famigerato mondo-movie "Ultime grida
dalla savana" (1974), diretto da Antonio Climati e Mario Morra. Abbiamo infatti Amy (Bridget Moynahan), nuova moglie di Tom Newman
(Peter Weller), che, in vacanza in Sudafrica con il compagno ed i due
figli di lui, la quattordicenne Jessica (Carly Schroeder) ed il piccolo
David (Conner Dowds), si avventura insieme a loro in un safari nella
fitta vegetazione, mentre l'uomo è impegnato altrove per motivi di
lavoro.
Improvvisamente, però, si ritrovano circondati da leoni, i quali, dopo
aver sbranano Brian (Marius Roberts), la guida che li aveva
accompagnati, mettono in atto uno stato d'assedio che farebbe invidia
al Cujo kinghiano, trasportando la dimensione narrativa in una sorta di
"Open water" (2003) su terraferma, con i feroci felini al posto degli
squali.
Tra telefoni cellulari privi di campo ed il veicolo zebrato con i tre a
bordo che, al centro delle immense distese d'erba soleggiata, non
assume altro che le fattezze di un minuscolo oggetto, Roodt enfatizza
quindi con realismo un efficace e soffocante senso d'isolamento,
cercando di sviluppare, contemporaneamente, la tematica dell'unione
familiare, tanto cara al referente indiretto (???) Steven Spielberg.
E, se al fine di generare tensione sfrutta abilmente minacciose
soggettive accompagnate da altrettanto minacciosi ruggiti, non
risparmia cruenza e notevoli spargimenti di sangue nei momenti in cui
deve terrorizzare lo spettatore, opportunamente spaventato anche
dall'immancabile alternanza dei piani sonori.
Per un'avventura a tinte horror che, senza spingere a gridare al
capolavoro, risulta avvincente quanto basta e confezionata con
professionalità, grazie anche ad un buon ritmo garantito da una
evidente conoscenza dei meccanismi dell'action-movie, con ralenti mai
usati a sproposito.
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