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Titolo: Regression
Titolo originale: Regression
Spagna 2015 Regia di: Alejandro Amenábar Genere: Thriller Durata: 106'
Interpreti: Emma Watson, Ethan Hawke, David Thewlis, Devon Bostick, Dale Dickey, Aaron Ashmore, Adam Butcher, David Dencik, Aaron Abrams, Lothaire Bluteau, Kristian Bruun, Peter MacNeill, Goran Stjepanovic, Maura Grierson, Jacob Neayem, Danielle Bourgon, Alli McLaren, Janet Porter
Sito web ufficiale:
Sito web italiano: www.regressionfilm.it
Nelle sale dal: 03/12/2015
Voto: 6,5
Recensione di: Luca Orsatti
L'aggettivo ideale: Gelido
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Tutto ciò che fa Alejandro Amenábar si trasforma in oro: i suoi film fanno sempre centro, come ha dimostrato con Ágora, The Others e Mare dentro, vincitore dell’Oscar al miglior film in lingua non inglese nel 2005.
Il cineasta tornerà a volare alto al botteghino di tutto il mondo con questo nuovo lavoro?
Regresison è un film che punta molto sul terrore, su quella distillata suspense psicologica che tanto affascina il regista di "Apri gli occhi", che si è sempre dichiarato fan di titoli come Rosemary’s Baby, L’esorcista o The Changeling. Di tutti questi si alimenta questo suo nuovo lavoro e da essi trae spunto. Girato totalmente in Canada il film è costato 20 milioni di dollari.
In quelle fredde latitudini sono stati ricreati gli scenari del Minnesota dove si svolge l’azione: un uomo viene arrestato, accusato di aver abusato di sua figlia minorenne.
L’indagine che avvia il detective Bruce Kenner (Ethan Hawke) lo porterà a scendere in un oscuro mondo sotterraneo dove la psicologia, il fanatismo e la paura collettiva avranno un ruolo determinante, per svelare, come succedeva alla fine di The Others, che niente è come sembra e che le bugie si propagano con la rapidità e la facilità di un virus contagioso.
Amenábar ha realizzato ancora una volta un prodotto di fattura impeccabile che, sebbene recuperi lo spirito intrigante dei suoi primi titoli, pecca in alcuni punti di una certa freddezza. La narrazione è fluida e intuitiva anche se in alcune occasioni potrebbe premere maggiormente l'acceleratore sulle emozioni creando una tensione maggiore. La trama stratificata di Regression non richiede sensazionalismo, ma visceralità. Il distacco che l’autore mantiene dalla sua storia si inocula nella messa in scena, perfetta ed efficace.
Naturalmente c’è da applaudire il lavoro degli attori, l’ambientazione, una fotografía bluastra che crea un’atmosfera gelida e una produzione perfetta, così come una colonna sonora inquietante e subdola, basata su archi e pianoforte, che descrive e accompagna una comunità in cui ogni barbaria è possibile.
Regression si ispira al fenomeno degli abusi rituali satanici. Amenábar già aveva attinto agli inganni della mente in The Others e aveva fatto uso di leggende metropolitane nella sua opera prima, Tesis: ora si rifà a queste ultime per creare un racconto-incubo attorno alla memoria repressa e alla personalità multipla, un trompe l’oeil che camuffa una realtà più perversa in cui l’intolleranza radicata, l’ignoranza ostinata e l’ottusità mentale alimentano il mostro della paura collettiva, che si materializza in riti satanici e sette diaboliche, tanto celebri tra gli anni ’80 e 90 negli Stati Uniti da dar vita non solo a un sottogenere cinematografico, ma anche letterario e giornalistico.
Paura, colpa ed errore sono la santissima trinità di questo film che intriga e fa pensare, ma non riesce a emozionare, come succedeva in Ágora. Ma questo non impedirà, ancora una volta, ad Amenábar si sbancare il botteghino spagnolo
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