The Alphabet Killer
Titolo originale: The Alphabet Killer
USA: 2007 Regia di: Rob Schmidt Genere: Thriller Durata: 105'
Interpreti: Eliza Dushku, Cary Elwes, Bill Moseley, Timothy Hutton, Michael Ironside, Martin Donovan, Tom Malloy, Melissa Leo, Tom Noonan
Sito web: www.alphabetkiller.com
Nelle sale dal: Inedito in dvd
Voto: 5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Blando
Dal 1970 al 1973,tre ragazzine delle cittadine dei dintorni di Rochester,Stato di New York,furono brutalmente stuprate e strangolate e i loro corpi abbandonati nei villaggi vicini.
I nomi e cognomi delle tre vittime avevano la stessa iniziale,così come le città dove vivevano.
”The Alphabet Killer” ,è liberamente ispirato agli omicidi di Rochester , i cosiddetti “delitti dell’alfabeto”,pur discostandosi sensibilmente dagli eventi realmente accaduti.
La detective Megan Paige (Eliza Dushku),della polizia di Rochester,è incaricata di indagare sulla morte di Carla Castillo,una ragazzina trovata assassinata nei pressi di Churchville.
Ben presto la donna,convinta che si tratti dell’opera di un serial killer,cade in preda di un’ossessione che la porta a subire allucinazioni e visioni dei corpi delle vittime che le si presentano per chiederle aiuto. Trascorsi due anni ed un fallito tentativo di suicidio dovuto ad un esaurimento nervoso,la detective,tornata al dipartimento di polizia per svolgere lavori di ufficio,si trova coinvolta in altri omicidi che presentano le medesime caratteristiche. Due ragazzine vengono trovate morte nei pressi delle città dove vivevano i cui nomihanno le stesse iniziali dei nomi e cognomi delle vittime.
La donna riprende attivamente le indagini cadendo ancora vittima di uno stato paranoico ossessivo e di visioni.
Pur riferendosi a fatti realmente accaduti,il regista Rob Schmidt (“Wrong Turn”) e lo sceneggiatore Tom Malloy (anche nel ruolo del partner di Megan),confezionano un thriller psicologico la cui trama differisce sostanzialmente dalle vicende dell’epoca,ed il film tende a focalizzare la figura della protagonista piuttosto che descrivere una procedura investigativa relativa ad un caso di omicidi seriali.
Pur ventilando uno spirito intrigante tipico del noir poliziesco,la pellicola tende ad assumere,col procedere delle immagini,una posizione rilassata,piuttosto che regalare tensione e si disperde in un verboso e prolisso snocciolarsi di situazioni descrittive dello stato di acuta psicosi della protagonista,al limite del noioso.
Difficile non ricondurre il pensiero alla vacua presenza di Bruce Willis nel suo fantasma del “Sesto senso”,ogniqualvolta i fatti di un film parlano di apparizioni di persone non più in vita (“Secret Window”,”Identity”,”The Others”,”The Shining”),ma questa pellicola destinata fin da subito ai lettori DVD non gode delle proprietà fascinose di un thriller esoterico.
L’incipit del film mostra quanto profonda sia l’ossessione di Megan nel suo rapporto conflittuale con il suo mestiere,che la fa affermare che la maggior parte del lavoro consiste nel fare domande,ma la parte più frustrante è che le persone con cui vuoi parlare sono morte.
La sua è una indagine che coinvolge gli aspetti emotivi più profondi e reconditi del suo essere,una ricerca del lato nascosto delle vittime,che la protagonista vive come una analisi introspettiva,un riflesso di un’ostinata ricerca di un io perduto.
Quello che lei stessa chiama l’ossessione del modo di procedere,è una rivelazione degli aspetti insoluti delle sue paure esistenziali,una manifestazione sofferta dei tormenti vitali e delle sue psicosi irrisolte.
Il sentire incarnare in sé stessa le pene delle vittime ,il suo naufragare nelle implorazioni di aiuto delle visioni delle bambine è un effetto dell’esasperato bisogno di soccorso di un io spaccato da una colpa che pulsa nel profondo della protagonista.
Nel dramma di Megan di non essere riuscita a sciogliere il mistero della morte di Carla Castillo echeggia il disperato bisogno di riscatto per non perdere anche sé stessa e la consapevolezza della propria umanità.
Il processo maniacale delle sue indagini,la conduce – lei stessa afferma – ad acute intuizioni,ma il loro fallimento la trascina a stati di intima desolazione e alle allucinazioni che la portano a contatto con le vittime che non riesce a salvare.
Il film convince poco.
Nonostante la sottile ed intrigante percezione di un riferimento ad una serie di crimini irrisolti realmente accaduti,alla lunga la trama si adagia su un blando resoconto di una indagine introspettiva e non seriale.
In primo piano resta l’analisi di un percorso emotivo della dolorosa figura di una protagonista che resta anonima ed incapace di trasmettere un senso di tensione per tutta la durata della pellicola,fino ad un epilogo inesaustivo e sollevato.
Non aiutano la regia distratta del film,una sceneggiatura approssimata e scollata,un montaggio fratturato e noiosamente meccanico.
Il film finisce senza sapore,nonostante uno staff di tutto rispetto (Timothy Hutton,Melissa Leo) ed un tema intrigante che peraltro resta trascurato da Schmidt,a beneficio di un viaggio psico-intellettuale che spiazza chi si lasciasse affascinare da un titolo che resta senza garanzia.
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