The Horsemen
Titolo originale: The Horsemen
USA: 2008. Regia di: Jonas Åkerlund Genere: Thriller Durata: 110'
Interpreti: Dennis Quaid, Zhang Ziyi, Peter Stormare, Patrick Fugit,
Neal McDonough, Eric Balfour, Clifton Collins Jr., Liam James, Deborah
Odell, Aaron Hughes
Sito web: www.teamworld.it/thehorsemen
Nelle sale dal: 06/02/2009
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Dario Carta
Aidan Breslin (Dennis Quaid) è un detective di polizia,incaricato di indagare su una serie di orribili omicidi che terrorizzano New York.
Purtroppo il suo mestiere lo allontana sempre più ai due giovani figli,rimasti senza madre,dopo la morte della donna.
Breslin soffre di questa condizione famigliare agitata,ma si trova sempre più profondamente coinvolto nell'indagine sui perversi omicidi,seguendo le tracce lasciate dall'assassino,tracce che riportano al Libro dell'Apocalisse,nella figura dei Quattro Cavalieri con i relativi significati.
La ricerca dell'uomo lo porterà a scoprire uno straziante lagame fra la sua realtà e quella che lo porta a perseguire il male che lo circonda.
Come accade sovente nelle pellicole che trattano casi di omicidi seriali,le immagini in apertura offrono subito lo spunto per delineare le caratteristiche del film.
In contrastanti inquadrature,bagnate da colori lividi e nello stesso tempo immerse nella luce di un ampio paesaggio innevato,viene presentato il primo omicidio,non nella forma diretta del ritrovamento di un cadavere,ma in una rappresentazione trasversale ma non senza effetto.
L'indizio rinvenuto è una parte del corpo umano,non un arto o il capo spiccato dal tronco,ma una componente insolita nella lista dei reperti che seguono una necrotomìa.
Ciò che resta della vittima ,o presunta tale,dal momento che ancora non si presentano prove sulla realtà di un omicidio,è una serie di denti staccati a forza dalla loro sede.
Al ritrovamento si è condotti da una scritta essenziale,formata dai due verbi "Vieni e vedi",che riportano agli evangelici "...Vide e credette",(Gv 20,8) e "...Venite e vedrete", (Gv 1,39).
Breslin è lacerato dalle inquietudini che si dibattono nel suo animo e manifesta la sua angustia esistenziale di fronte ad un caso di morte violenta,con sentimenti sofferti per la sua famiglia che,anch'essa conobbe la perdita.
In queste immagini il thriller si fonde con un dramma famigliare,dai toni altamente emotivi su uno sfondo che si rivelerà imbevuto di uno spirito morale e religioso fuori controllo.
Breslin incarna il dualismo oppressivo fra il senso del dovere che ossessiona il detective,devastato dall'orrore che circonda la sua quotidianità e che egli cerca di esorcizzare e soffocare (si leggano le analogìe con Harry Bosch di Michael Connelly e Charlie "Bird" Parker di John Connolly) ed il sentimento di colpa provato per aver trascurato i propri figli,restati senza madre dopo un incidente.
La morte è per Breslin una compagna sempre presente;gli ha portato via la moglie che amava,la incontra nel suo lavoro e la vede disintegrare la realtà che lo circonda al punto di portarlo ad allentare i legami con quanto resta della sua vera vita,i due figli che lo cercano senza trovarlo.
La sequenza che descrive l'annuncio del secondo omicidio riporta anch'esso ad un tema biblico:la banconota lasciata in grembo al figlio durante la funzione domenicale,quando il detective viene avvertito dell'omicidio,è una specie di tradimento,un atto di compre/vendita,uno scambio fra sacro e profano per essere trovato giustificato per l'ennesimo abbandono dei ragazzi e quindi della famiglia,per seguire una chiamata che egli sente discriminante.
Anche il terzo omicidio è segnato da una mancanza promessa del padre,che non mantiene l'impegno di portare il figlio maggiore alla partita.
Si nota qui il graduale compromettersi del rapporto fra i due membri della famiglia,che si allontanano frustrati per motivazioni che li vedono contrappostil'uno all'altro,senza apparente possibilità di ritorno.
La normalità di una vita immersa in un dramma che vede padre e figlio dibattersi in difficoltà di relazionarsi,impatta con delle situazioni fuori controllo,una serie di brutali omicidi,messi in relazione con una profezia che cerca nella Bibbia la sua attuazione e nei quattro Cavalieri dell'Apocalisse la sua farneticante spiegazione.
Il film è ricco di dialoghi e confronti,che costituiscono l'anima del dramma vissuto da Breslin,uomo,padre e professionista,protagonista di una vicenda dai tratti estremi,condizioni esasperate dal rischio di un fallimento esistenziale e dallo smarrimento della propria umanità di fronte all'annichilimento cui la sua professione lo conduce ogni giorno.
"Horsemen" è legato a queste due dure realtà che interpolano le tematiche di altre pellicole di grande spessore cui il regista sembra ispirarsi,citando per certi versi "Seven","Il collezionista di ossa" ed in altre situazioni "Kramer contro Kramer" e "Il silenzio degli innocenti".
Tutto il film è disseminato di contrasti,concettuali,cromatici e paesaggistici.
Si passa in continuazione dalle scene ad ampio respiro ambientale,i vasti spazi innevati battuti dal vento gelido che può raffigurare morte e solitudine,alle claustrofobiche stanze degli interrogatori,negli uffici della polizia,dalle riprese lunghe ai primissimi piani,ove ogni particolare della pelle dei personaggi risulta evidenziata,dai colori chiari ed abbaglianti di spazi immensi,ai toni saturati che riportano all'ansia di una condizione di minaccia.
Il contrasto è il vero protagonista della storia, nelle sembianze della divisione e della divergenza,come contrario di armonia e legame,la frattura di una condizione esistenziale di un uomo che barcolla sotto il peso della responsabilità e dei suoi fantasmi.
Il dramma del detective si spalanca sulla sua incapacità di conciliare l'indagine su efferati delitti,con la realtà di padre.
Non viene spiegato il motivo della perdita della moglie,ma quanto ne consegue e viene sempre messo in evidenza,è un'eredità di sofferenza e disperazione per una perdita che ha condotto l'uomo al disconoscimento della propria capacità di riconoscersi padre dei propri figli fino in fondo.
Il senso di lutto ed angustia che pulsa nella storia non va spiegato nella sola dimensione della morte in quanto privazione in forma violenta della vita,ma va qui identificato con il tormento di un'esistenza privata dei valori fondamentali che cementano un nucleo famigliare.
Quello che "The Horsemen" propone con intensità è questa proposta ambivalente del senso della privazione,la tematica oscura del senso della morte e la situazione di una vita che non si apre al valore di una virtù.
Infatti più volte viene ribadito nel film che "la morte è fisica e la guerra è una condizione mentale",come dire che la morte è quello che ti capita alla fine,come evento ultimo e definitivo,a chiusura della storia di un uomo,che è guerra e sofferenza.
"The Horsemen" inviluppa elementi del classico thriller con argomenti teologici,crimine,psicologia e gli aspetti interiori di un dramma che trova spiegazione nell'oscura condizione della violenza e della morte.
Ma il vero malvagio della vicenda è l'abbandono,che trasfigura ogni rapporto presente nella storia,quello tra padre e figli,assassini e vittime,legge e disordine,in qualche cosa di irrimediabilmente perduto,causando la perdita di vita e di speranza e provocando sentimenti di colpa e vendetta.
Gli omicidi riferiti ai Cavalieri dell'Apocalisse non sono che una configurazione di questa forma di male che si manifesta con le sembianze dell'incuria e della trascuratezza.
La mancanza di amore porta al buio dell'indifferenza,cui consegue la morte dell'uomo,nella forma fisica,(gli omicidi seriali) e nel suo valore più profondo(il legame d'affetto in un nucleo famigliare).
Il film sembra porre l'accento sulla sofferenza che affligge chi si macchia della colpa di omicidio,la pena di sentirsi reietti e rifiutati in una società che non regala amore.
La reazione crudele esprime la ferocia repressa per un sentimento di affetto mai ricevuto e l'ispirazione alla religione è la distorta giustificazione per un delitto commesso per quello che la Fede promette come dono e diritto cui ogni uomo aspira ma che gli viene negato.
I colori dei Cavalieri,i riferimenti biblici e le modalità di omicidio sono solo di contorno al tema centrale del film,che è la ricerca del riscatto.
Le vittime si presentano appese in diverse posizioni,ma tutte accomunate dalla caratteristica di essere trovate agganciate per la pelle,secondo una tecnica chiamata "sospensione",un rito praticato dalle tribù dei nativi americani,tra i quali i più ricordati furono i Lacota,in quella che fu chiamata "la Danza del Sole",un cerimoniale,in seguito vietato dal Governo degli Stati Uniti,eseguito allo scopo purificatorio e alla cui base sta il concetto di donazione di sè (cfr. "Un uomo chiamato cavallo").
In "Horsemen" il motivo ricorrente è la purificazione,la brama di emendarsi e trovare il riscatto per le mancanze e sentirsi purificato e perdonato per un peccato che non ha fine.
"The Horsemen" prende ispirazione da numerosi titoli di ben altra profondità per raccontare una storia che si contorna delle tematiche inflazionate della religione come impulso deviato da cui l'assassino trae suggerimento per commettere le proprie nefandezze.
Il film non lascia impronte fresche e la vicenda narrata non è certo nuova,ma il tono e il ritmo sostenuto del racconto sono più dovuti ad un discreto montaggio,che al lavoro delle inquadrature.
Seppur a tratti inquietante,il film manca dell'energia necessaria per far tenere il fiato sospeso e la tensione si allenta per una suspence discontinua.
L'elemento che offre alla pellicola una nota di riscatto è la denuncia di un aspetto che oggi appartiene più che mai al sociale e che qui si traduce nella sofferta controversia fra padre e figlio,una condizione che si dilata fino a toccare i lembi di una dolorosa tragedia che vede un uomo ed un ragazzo cercarsi e non trovarsi,perdendosi nello squallore dell'abbandono e dell'oblìo.
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