The Sentinel
Titolo originale: The Sentinel
USA: 2006. Regia di:Clark Johnson Genere: Thriller Durata:
108'
Interpreti: Michael Douglas, Kiefer Sutherland, Eva Longoria, Martin Donovan, Kim Basinger, Ritchie Coster, Simon Reynolds
Sito web: www.foxstore.com
Nelle sale dal: 23/06/2006
Voto: 6,5
Trailer
Recensione di: Samuele Pasquino
Nel 1981 Pete Garrison (Michael Douglas) salvò la vita al presidente Ronald Reagan in qualità di addetto alla sicurezza. Dopo vent’anni svolge ancora il suo lavoro per il nuovo capo del governo statunitense, tenendo segreta la sua relazione con la First Lady (Kim Basinger).
Quando uno dei suoi colleghi viene assassinato davanti alla porta di casa, le minacce al presidente diventano concrete e si presume che ci sia un complotto in atto per ucciderlo. L’agente dei servizi segreti David Breckinridge (Kiefer Sutherland) sospetta che Garrison sia una talpa, additandolo come principale indiziato. Pete fugge cercando di trovare il vero colpevole per scagionarsi.
La Casa Bianca, in quanto centro nevralgico del potere governativo, attira da sempre registi e produttori inclini al thriller politico. Clark Johnson segue questa tendenza, ma costruisce complotto e relativi intrecci fondendo sapientemente azione, psicologia e politica, senza appesantire il tutto con eccessiva retorica nazionalista.
Evitando con furbizia funanbolismo fuori luogo e ironia spiccia, il regista fa il suo personale cinema con uno stile sobrio ma efficace, tenendo alti i ritmi fino alla fine, ricercando una formula idonea al tema trattato. Il bello è che ci riesce, avvalendosi inoltre della freschezza di alcuni attori come Kiefer Sutherland ed Eva Longoria, nonchè dell’esperienza di Kim Basinger e Michael Douglas, il quale per ironia della sorte torna alla Casa Bianca dopo “Il presidente una storia d’amore”, dove impersonava proprio la massima autorità americana. Johnson ripercorre, poi, il clichè narrativo de “Nel centro del mirino”, in cui era Eastwood a far da guardia del corpo.
La similitudine riguarda la prima parte, più precisamente l’incipit, che vede in una sequenza in bianco e nero Ronald Reagan scampare ad un attentato grazie all’intervento del protagonista, ripreso prima a terra ferito e poi, a distanza di anni, appena sveglio sul suo letto in una posizione identica. L’accostamento non è preciso ma rimane comunque sostanziale nella trama, ciò non toglie che l’originalità possa derivare da validi esempi riusciti e Johnson ha saputo mettere in atto questo principio con notevole disinvoltura. Chiariti anche i rapporti che legano in modi diversi tutti i personaggi, il regista lavora sui metodi d’indagine e gli intrecci all’interno dei servizi segreti, sostenendo la tesi secondo la quale a far da padrona ad ogni dinamica è sempre e comunque la tensione, che porta al sospetto e talvolta all’errore. Johnson si permette di operare una scelta per molti discutibile, quella di relegare il presidente ad un ruolo non solo secondario ma persino insignificante, svincolandolo da quell’immagine potente e carismatica politicamente consolidata per mitizzare uno dei suoi addetti alla sicurezza, premiando quindi una figura destinata nella realtà a rimanere in ombra. Introducendo anche il G8 di Toronto, si vuole parlare di una situazione potenzialmente vera, senza escludere un coinvolgimento delle parti possibile in qualunque momento. Il montaggio esalta le sequenze d’azione e da un punto di vista prettamente cinematografico, anche se non si può propriamente ritenere il film innovativo, sono da elogiare alcune soluzioni visive ricche di spunti discretamente originali.
La vicenda è sostenuta, come detto, da un buon ritmo, e nonostante il fatto che non vi siano pretese da parte del regista, si può a buon diritto affermare che, in quanto appartenente ad un filone di successo, il film funziona.
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