Uomini che odiano le donne
Titolo originale: Frozen River
Svezia, Danimarca: 2009 Regia di: Niels Arden Oplev Genere: Thriller Durata: 152'
Interpreti: Peter Haber, Noomi Rapace, Michael Nyqvist, David Dencik, Georgi Staykov, Tomas Kàhler, Lena Endre, Per Oscarsson, Ingvar Hirdwall, Gunnel Lindblom
Sito web: www.uominicheodianoledonne.it
Nelle sale dal: 29/05/2009
Voto: 5,5
Trailer
Recensione di: Denis Zordan
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Dal primo romanzo della Trilogia Millennium dello scomparso Stieg Larsson.
Il giornalista Mikael Blomkvist viene assoldato dal magnate svedese Henrik Vanger per indagare sulla nipote Harriet, scomparsa misteriosamente molti anni prima, nel 1966: l’uomo ha ragione di credere che possa essere viva in virtù del fiore essiccato che ogni anno, in occasione del suo compleanno, riceve per posta da sconosciuti.
Le ricerche di Blomkvist, il quale accetta perché rischia il carcere dopo un processo seguíto ad una delle sue inchieste sull’alta finanza, si sviluppano grazie all’aiuto di Lisbeth, una giovane hacker che vive ai confini della legalità, incalzata dai servizi sociali e da un tutore che approfitta di lei.
Le indagini lambiscono il passato nazista di alcuni membri della famiglia Vanger, rivelando connessioni nascoste e ferite non rimarginate.
Non avendo letto i libri di Larsson, non sono in grado di dire quale sia il grado di fedeltà alla pagina scritta da parte della regia di Niels Arden Oplev e della sceneggiatura di Nicolaj Arcel e Rasmus Heisterberg.
Ma, a sentire i cultori del libro di Larsson, non sembra che ci siano variazioni di particolare rilevanza nella trama del film in confronto al romanzo: un intreccio complesso e ricco di colpi di scena, che non a caso necessita di due ore e mezza di film per condensare circa 500 pagine di testo.
La sensazione netta che ne ricava lo spettatore è che siano effettivamente troppe le cose da raccontare e le vicende da seguire perché si possa apprezzare altro che una certa atmosfera di fondo.
La detection si mangia in definitiva tutto il film (e non possiamo che credere sulla parola a chi ci dice che il romanzo di Larsson è ricco e denso di approfondimenti sul marcio profondo della società svedese), che di per sé appare piatto, anche piuttosto televisivo, con personaggi monocordi, banalmente appoggiato su citazioni bibliche essenziali per lo sviluppo delle ricerche.
Tutto questo basterebbe per decretare la debolezza del lavoro di Oplev, il quale arriva comunque non senza abilità a districarsi dalla vischiosa ragnatela di fatti e di situazioni spesso e volentieri sensazionalistiche, di modo che alla fine, almeno sul piano dell’intreccio, tutto sembra tornare.
Peraltro, è indiscutibile come molti siano rimasti colpiti dal personaggio di Lisbeth, interpretata dalla cipigliosa attrice Noomi Rapace, che si rivela in grado di dare forma ad una figura molto sfaccettata e, in prospettiva, assai interessante per i successivi film tratti dalla Trilogia.
Resta da vedere quanto di questo fascino sia dovuto alla bravura dell’attrice protagonista e quanto invece debitore della scrittura di Larsson: Lisbeth è scontrosa, bisessuale, vendicativa (la sua rivalsa nei confronti del tutore che l’ha stuprata è durissima, anche se il personaggio del bieco avvocato sembra troppo caratterizzato come malvagio per essere pienamente credibile), ma personalmente non mi tolgo dalla testa che il ruolo interpretato dalla Rapace risulti in fondo una scaltra via di mezzo tra il fascino dark della Trinity della trilogia di Matrix e la rabbia impulsiva della Nikita di Luc Besson (film per il quale non nutro nessun amore, tra parentesi). L’originalità del personaggio cyberpunk di Lisbeth è insomma quantomeno dubbia, almeno fino al prossimo film della serie.
Nell’insieme Uomini che Odiano le Donne è soprattutto quel tipo di film che serve ad ammazzare un paio d’ore (abbondanti…), e nel palinsesto cinematografico desolante di questi ultimi tempi non fa neppure brutta figura.
Ma insomma, è poi possibile che in Italia ci tocchi vedere per forza questi film mediocri e non escano, tanto per dirne qualcuno, Bronson di Nicolas Winding Refn, 35 Rhums di Claire Denis o The Man from London di Bela Tarr?
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