Titolo: I due volti di Gennaio
Titolo originale: The Two Faces of January
U.S.A, Gran Bretagna, Francia.: 2014. Regia di: Hossein Amini Genere: Thriller Durata: 96'
Interpreti: Kirsten Dunst, Viggo Mortensen, Oscar Isaac, Daisy Bevan,
David Warshofsky, Nikos Mavrakis, Prometheus Aleifer, Socrates
Alafouzos, Yigit Özsener, Ozan Tas, Omiros Poulakis, Evgenia
Dimitropoulou, James Sobol Kelly, Özcan Özdemir
Sito web ufficiale: www.thetwofacesofjanuary.com/uk
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 09/10/2014
Voto: 6
Trailer
Recensione di: Domenico Astuti
L'aggettivo ideale: Prevedebile
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I due volti di Gennaio su Facebook
Patricia Highsmith è stata una scrittrice di gran talento di romanzi gialli,
prima che arrivasse la moda del genere e una serie di romanzi e anche di film
se non inutili sicuramente approssimativi e modesti.
Il Cinema ha fatto
incetta dei suoi romanzi a partire dal maestro Hitchcock con L’altro uomo del
1951 fino allo splendido L’Amico Americano di Win Wenders.
Successivamente
registi bravi hanno realizzato dalla Highsmith film anche passabili ma nessuno
è stato memorabile o all’altezza, come lo sfarzoso Il talento di Mr Ripley di
Anthony Minghella ( remake del buon Delitto in pieno sole di René Clement ) o
Il gioco di Ripley della decaduta Liliana Cavani; poi negli ultimi anni i
modesti Il grido della civetta di Jamie Thraves, Deep Water di Mike Nichols.
Il dubbio che ci viene è, la Highsmith è un’autrice troppo legata al suo tempo
o sono i registi di oggi a non essere all’altezza ? Restiamo in attesa dei
prossimi film annunciati Carol di Todd Haynes con la splendida Cate Blanchett e
The Blunderer di Andy Goddard, annunciati in uscita per il 2015.
In questi giorni nelle sale esce I due volti di gennaio, dello sceneggiatore
iraniano Amini ( suoi gli script di Shanghai e di Drive ), alla sua opera prima
come regista. Anche questo film – elegante nella ricostruzione, con un buon
cast e una regia di buona fattura – non può che essere collocato tra quei film
non del tutto riusciti.
Tratto dall'omonimo romanzo del 1964 della Highsmith e
giiudicato dalla critica uno dei libri più oscuri della scrittrice americana (
fu pubblicato nove anni dopo il suo più grande successo, Il talento di Mr.
Ripley, e non fu accolto bene; si racconta che la Highsmith ricevette una
lettera di rifiuto dal suo editore che le diceva " è una storia in grado di
gestire due personaggi nevrotici, ma non tre " ). Ma se pur fosse stata questa
la difficoltà oggettiva drammaturgica per la realizzazione di questa pellicola
possiamo dire che Amini non è riuscito nemmeno a rendere al meglio le nevrosi
di due di essi.
Eppure c’erano tutti i prerequisiti per rendere questi tre
avventurieri dai caratteri diversi ma dallo stesso modo di intendere la vita
dei topos del genere. Amini forse troppo affascinato dall’intreccio e
schiacciato dal confronto con qualche suo collega del passato ( Hitchcock ?
Potremmo azzardare anche l’Antonioni de L’Avventura ) si è lasciato
condizionare dai thriller americani e francesi degli anni sessanta perdendo di
autenticità, dando per scontato alcune profondità psicologiche, senza tuttavia
approfondirle, trattando l’oscurità dei personaggi come fossero solo delle
normalità criminali.
Eppure c’erano tante chiavi da perlustrare in modo più
interessante, il rapporto padre-figlio, quello delle radici, l’idea della fuga
dal passato che li ha visti scacciare, il rapporto tra maschi ( e per la
Highsmith c’era anche l’evidente intenzione di parlare di omossssualità latente
) con una donna al centro del contendere, il rapporto tra realtà e bugia, la
voglia di sopravvivere nonostante tutto. Forse c’era troppa carne a cuocere
per lasciare ad un debuttante con talento di regista ma non di autore un’opera
così piena e oscura allo stesso tempo.
Eppure questo romanzo è stato già
portato sullo schermo nel 1986 dai registi tedeschi Wolfgang Storch e Gabriela
Zerhai e l’opera risultava fiacca e superficiale quindi un buon viatico per non
cadere in errori simili.
Siamo nel 1962 ad Atene, una ricca coppia di turisti americani, il maturo
Chester MacFarland ( Viggo Mortensen ) e la giovane moglie Colette ( Kirsten
Dunst ) stanno facendo un viaggio per l’Europa, ancora un paio di giorni e
partiranno per Roma. Conoscono al Partenone una guida turistica americana,
Rydal ( Oscar Isaac ), un giovane che sembra essersi rifuggiato lì per scappare
dalla figura del padre e da un ambiente intellettual-borghese.
Oltre che guida
turistica, è abile con le lingue e a spennare connazionali che lo pagano per
farsi portare in giro. Ma anche Chester ha un suo lato oscuro e un segreto
che si materializza quasi subito con l’arrivo nella stanza del Gran Hotel di un
detective privato americano che gli chiede con la pistola punata la
restituzione di parecchi soldi persi da investitori malavitosi, scoppia una
colluttazione, l’investigatore sbatte la testa e muore.
Chester vuole
portare il corpo dell’uomo nella sua camera e nel corridoio incontra Rydal che
è tornato per restituire un braccialetto che Colette ha dimenticato in taxi, ma
soprattutto per rivederla. Chester si fa aiutare dal giovane poi con la moglie
e il nuovo amico va via dall’albergo dimenticando i passaporti alla reception.
Devono comprare dei nuovi passaporti per fuggire all’estero e aspettare alcuni
giorni per la consegna e allora per evitare di restare ad Atene ed essere
arrestati vanno a Creta in attesa dei documenti. Da questo momento inizia una
difficile ed equivoca convivenza a tre...
Hossein Amini come abbiamo scritto affronta l'opera della Highsmith con troppo
rispetto scolaresco e senza avere quelle capacità autoriali per rendere una
storia complessa, oscura e forse minore. Realizza un film che tratteggia
soltanto le profondità dell’animo umano e le sue varianti, anche quando
correttamente ci mostra l'accidentalità del delitto e l’apparente
preoccupazione senza pentimento del protagonista non fa che raccontare in modo
convenzionale e orizzontale il solo desiderio di farcela al di là di ogni
eventuale problema morale.
I due uomini rappresentano le facce di una stessa
medaglia, due imbroglioni che ad un certo punto si contendono la donna che a
sua volta vuole far finta di essere ingenua e vorrebbe solo cambiare uomo ma
non vita. Giochi psicologici tratteggiati con attenzione alle sfumature ma
senza andare al nocciolo del lato oscuro. Insomma niente di nuovo, anche
quando le premesse lo consentirebbero.
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